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Il generale Lucio Cornelio Silla (138 a.C. – 78 a.C.) è stato uno dei personaggi più influenti e controversi della storia romana, noto per il suo ruolo nelle guerre civili e per aver guidato la Repubblica romana durante un periodo di grande instabilità politica.

Biografia e Carriera:
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Origini e primi anni: Silla nacque nel 138 a.C. in una famiglia patrizia di modeste possibilità. La sua carriera militare e politica iniziò con il suo impegno nelle campagne militari in Asia Minore e in altre regioni.
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Ascesa politica: Silla salì rapidamente nella gerarchia romana, diventando questore e poi pretore. La sua abilità strategica e il suo carisma gli permisero di ottenere importanti incarichi militari e politici.
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Guerre contro Mitridate: La sua grande occasione arrivò durante le guerre contro il re Mitridate VI del Ponto. Silla si distinse nelle campagne in Asia Minore, ottenendo successi significativi che consolidarono la sua fama.
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Conflitto con Mario: La rivalità con Gaius Marius, uno dei più grandi generali e politici romani, culminò con la guerra civile del 88-87 a.C. quando Silla fu nominato console e, successivamente, si scontrò con le forze di Marius.
La dittatura e le riforme:
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Conquista del potere: Dopo aver vinto le guerre civili, Silla si autoproclamò dittatore nel 82 a.C., instaurando un regime autoritario. La sua dittatura durò fino al 79 a.C.
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Riforme: Durante il suo governo, Silla attuò numerose riforme volte a rafforzare il potere dell’aristocrazia e a ridimensionare l’influenza dei populares. Rafforzò il Senato e limitò i poteri dei tribuni della plebe.
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Repressioni: Il suo regime fu caratterizzato da repressioni contro i suoi avversari politici, con proscrizioni e confiscazioni di beni. Le liste di proscrizione tendevano a colpire gli avversari e tutti i loro parenti per fare piazza pulita. Fu colpito anche Giulio Cesare a cui Silla aveva chiesto di ripudiare la moglie Cornelia strettamente imparentata con Mario capo avverso dei populares. Per evitare di essere perseguitato Cesare fuggi per combattere in Oriente presso un generale Sillano.
Fine della vita:
- Nel 79 a.C., Silla abdicò volontariamente e si ritirò dalla vita pubblica, lasciando il potere nelle mani di altri. Morì nel 78 a.C., lasciando un’eredità complessa fatta di riforme e di un esempio di leadership autoritaria.
Eredità:
Silla rappresenta una figura di grande importanza nel passaggio dalla Repubblica al Principato. La sua volontà di concentrare il potere e le sue riforme influenzarono le successive trasformazioni politiche di Roma. La sua figura è spesso discussa come esempio di leadership forte in tempi di crisi, ma anche come simbolo di abuso di potere.
Giuseppe
Storico
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Il Codice Napoleonico, anche noto come Codice Civile Francese, è un insieme di leggi che ha rivoluzionato il sistema giuridico in Francia e ha avuto un'importante influenza in molti altri paesi. È stato promulgato nel 1804 sotto la leadership di Napoleone Bonaparte, da cui prende il nome.

Caratteristiche principali del Codice Napoleonico:
- Unificazione del diritto: Ha unificato e semplificato le norme civili, sostituendo le molteplici leggi e consuetudini locali presenti in Francia prima della Rivoluzione Francese.
- Principi fondamentali:
- Uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.
- Libertà contrattuale: le parti possono stipulare accordi secondo la loro volontà.
- Proprietà privata tutelata e riconosciuta come diritto fondamentale.
- Famiglia come nucleo centrale della società, con norme chiare sulla successione e sul matrimonio.
- Influenza: Ha ispirato molti altri codici civili nel mondo, contribuendo alla diffusione del diritto civile di derivazione napoleonica.
Contenuto:
Il codice si compone di tre parti principali:
- Delle persone (stato civile, capacità giuridica)
- Dei beni e delle obbligazioni (proprietà, contratti)
- Delle modalità di acquisto e perdita della proprietà
Importanza storica:
Il Codice Napoleonico rappresenta una svolta nel diritto civile, abolendo molte norme obsolete e introducendo principi di equità e razionalità. La sua influenza si è estesa oltre i confini francesi, contribuendo alla diffusione del diritto civile moderno. Nel codice napoleonico fu escluso il diritto di voto alle donne che dovevano stare in casa e dopo molte lotte sociali poterono votare in francia nel 1944 e in Italia dopo la seconda guerra mondiale con il passaggio dalla monarchia alla repubblica nel 1946.
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La battaglia di Crécy fu uno degli scontri più importanti della Guerra dei Cent'anni, combattuta il 26 agosto 1346 vicino al villaggio di Crécy, nel Nord della Francia. Questa battaglia rappresentò una vittoria decisiva per le forze inglesi, guidate dal re Edoardo III, contro l'esercito francese.
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Contesto storico:
La Guerra dei Cent'anni (1337-1453) fu un conflitto tra Inghilterra e Francia per il controllo di territori e questioni dinastiche. Nel 1346, Edoardo III decise di invadere la Francia, sperando di reclamare il trono francese.
Fatti principali:
- Gli inglesi, meno numerosi, si posizionarono su un terreno aperto, preparandosi alla battaglia.
- Gli inglesi adottarono una strategia difensiva, sfruttando i loro lunghi archi e le tattiche di combattimento a distanza.
- La cavalleria francese, composta principalmente da nobili e cavalieri, attaccò con l'intento di sfondare le linee inglesi.
- I lunghi archi inglesi, molto più potenti di quelle francesi, inflissero ingenti perdite ai cavalieri francesi, causando il caos e la confusione tra le truppe nemiche grazie all'impiego dei cannoni che con il rumore causarono la fuga dei balestrieri genovesi, soldati mercenari, travolti dai cavalieri francesi.
Esito:
La vittoria inglese fu schiacciante: molti nobili francesi furono uccisi o catturati, e la battaglia segnò un punto di svolta nella guerra, dimostrando l'efficacia delle tattiche difensive e delle armi a distanza.
Importanza:
La battaglia di Crécy rappresentò un momento cruciale nella storia militare, evidenziando il declino della cavalleria pesante e l'importanza delle armi da fuoco e delle tattiche di fanteria armata. Inoltre, consolidò la supremazia inglese in alcune fasi del conflitto e influenzò le strategie militari future. La Francia si riorganizzò con la pulzella do Orleans che finì sul rogo.
Giuseppe
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Sacco e Vanzetti sono due anarchici italiani che sono diventati simboli della lotta contro l'ingiustizia e il pregiudizio negli Stati Uniti durante gli anni '20. La loro storia è complessa e controversa, e rappresenta un capitolo importante della storia del movimento anarchico e dei diritti civili.
Chi erano Sacco e Vanzetti
- Bartolomeo Vanzetti (1884–1927): nato a Villafalletto, in Piemonte, emigrò negli Stati Uniti nel 1908. Era un anarchico convinto, impegnato nella lotta contro il capitalismo e l'autoritarismo.
- Nicola Sacco (1891–1927): originario di Torremaggiore, in Puglia, emigrò negli Stati Uniti nel 1908. Era un lavoratore e anarchico, attivo nel movimento operaio.
Il contesto storico
Negli anni '20, gli Stati Uniti attraversavano un periodo di tensioni sociali e politiche. L'immigrazione italiana e di altri paesi europei aumentava, e spesso si verificavano episodi di discriminazione e pregiudizio. Inoltre, il paese era attraversato dal timore di rivoluzioni comuniste e anarchiche, alimentato anche dal successo della Rivoluzione russa del 1917.
Il caso Sacco e Vanzetti
Il 15 maggio 1920, un fornaio di Braintree, Massachusetts, venne rapinato e ucciso. Sacco e Vanzetti furono arrestati poco dopo, accusati di aver commesso il crimine. La loro condanna fu basata su elementi che molti considerano insufficienti, e la loro colpevolezza non fu mai dimostrata in modo definitivo.
Il processo contro di loro si svolse in un clima di forte pregiudizio anti-italiano e anti-anarchico. La loro difesa sostenne che il processo era stato influenzato dall'odio verso gli immigrati e gli anarchici. Nonostante le controversie, Sacco e Vanzetti furono condannati a morte nel 1927.
L'esecuzione e il dibattito
Nonostante le numerose proteste e richieste di clemenza da parte di personalità di tutto il mondo, Sacco e Vanzetti furono giustiziati nel gennaio 1927. La loro morte suscitò un'ondata di indignazione internazionale, e il caso divenne simbolo delle ingiustizie commesse nei confronti degli immigrati e degli anarchici.
L'eredità
Negli anni successivi, si scatenò un dibattito sulla legittimità del loro processo e sulla giustizia della condanna. Molti storici e attivisti hanno sostenuto che Sacco e Vanzetti furono vittime di un processo ingiusto, influenzato dal pregiudizio e dalla paura sociale.
Nel 1977, il governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, emise una dichiarazione ufficiale che riconosceva che Sacco e Vanzetti avevano ricevuto un processo ingiusto e che la loro condanna era stata influenzata da pregiudizi.
Conclusione
La storia di Sacco e Vanzetti è ancora oggi un potente simbolo di lotta contro l'ingiustizia, il pregiudizio e le discriminazioni politiche. Il loro caso mette in evidenza l'importanza di un sistema giudiziario equo e imparziale e continua a ispirare movimenti per i diritti civili e la giustizia sociale.
Oggi poi con Trump sembra che pure gli Usa tendono verso l'autocrazia con la politica sbagliata dei dazi che non porterà a nulla di buono. Poi c'è la Russia che sembra minacciosa verso l'occidente. Occorre fare tesoro del terzo segreto di Fatima in cui la Madonna indicava la Russia come causa di disagi per l'umanità e che potrebbe portare a una guerra nucleare anche se non si può rimanere insensibili ai soprusi di un paese oppressore!
Giuseppe
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