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  Giuseppe Pignatale  Presenta:
   Archeostoria:
Maometto, l'Islam e i califfati.

 Maometto, Messia dell'Islam, riuscì a unificare la penisola arabica e a infondere negli Arabi uno spirito
 guerriero che poi porterà alll'espansione araba in particolare in Nord Africa e nella penisola Iberica, in
 parte in Italia (vedere figura giù) per poi raggiungere l'India.
 
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GLI ARABI: breve storia.- Nell'Alto Medio Evo, viveva nell'Arabia Centrale un popolo semita: gli Arabi. Questi vivevano in un paese sterile, e tagliato via dalle linee di comunicazione. Occorre ricordare che in precedenza gli Arabi del Nord avevano partecipato al regno di Palmira mentre quelli del Sud al regno di Saba: ora questi erano in decadenza. Gli Arabi dell'Arabia centrale, invece erano rimasti sempre allo stato di semplici tribù emigranti e bellicose, dedite in particolare alla pastorizia e in particolare al furto di bestiame. La loro città principale era la Mecca, un insieme di tende e di baracche con qualche edificio in muratura: qui poi c'era una grande pietra nera, la Caba,(forse un meteorite), adorato dalla moltitudine senza che nessuno sapesse il perchè.

Questi predoni però avevano un cuore. Infatti un poeta arabo del 500 cantava questo pensando alla sua donna in particolare nelle notti del deserto: " Ella è candida e delicata, candida e gentile: come nella perla, in lei il bianco e il fulvo si frammischiano. Nel curvarsi lascia vedere i suoi occhi, simili a quelli di un cervo che ha vicino il suo nato. Quando si solle- va, i suoi capelli sembravano grappoli di datteri attorno a un tronco di una palma."
Gli Arabi poi, era anche un popolo fiero. Basta acoltare i versi di un altro poeta dello stesso periodo: " "Io inganno ostinatamente la fame fino a ucciderla, e la ignoro fino a non pensarci più. Arrivo a mangiare il limo della terra, affinchè il ricco non debba disprezzarmi per la mia fame."
In pratica tra il 500 e il 600 la vita dei predoni del deserto era molto dura, ma ben presto questi daranno origine a una nuova e improvvisa civiltà quando ancora l'Europa non si risollevava dalle invasioni barbariche.
Infatti, un giorno accadde che un figlio di un piccolo mercante della Mecca, pieno di ingegno e di iniziativa e di amore verso il suo popolo. Questi nacque nel 570 d.C. si chiamava Muhammad, che divenne poi in Europa Maometto.

VITA DI MAOMETTO.- Da giovane aveva fatto il cammelliere subendo quindi la faticosa vita del nomade. Poi sposò una ricca vedova di cui divenne amministratore. Col matrimonio divenne ricco. Conobbe le progredite civiltà degli Arabi del Nord e del Sud e credette che anche gli Arabi delle regioni centrali non dovevano rimanere semplici pastori o piccoli trafficanti.
Alla Mecca poi c'erano molti mercanti Ebrei, che come tutti gli Ebrei aspettavano ancora il Messia che avrebbe dovuto dare nuovo impulso alla  
 Sopra: Maometto da giovane aveva fatto il cammelliere.

loro razza. Maometto si rese conto che un inviato celeste poteva fare molte cose tra cui risvegliare un popolo e, in un primo tempo pensò di riverlarsi lui stesso agli Ebrei, come il Messia che aspettavano e di dare alla sua gente idolatra la stessa religione ebraica. Poi si convinse di dare agli Arabi una religione propria più perfetta dell'ebraismo e di quella cristiana. Maometto, di carattere molto sensibile incominciò ad avere crisi epilettiche in seguito alle quali Dio stesso gli ordinava di dare un'unica religione al suo popolo affinchè potesse dirigersi verso alti destini.A poco a poco si convinse che era stato mandato da Dio per salvare il suo popolo arabo e cominciò a predicare una dottrina in cui abbondavano influenze ebraiche e cristiane, proclamandosi l'ultimo dei grandi profeti dopo Abramo, Mosè e Gesù.

NASCITA DELLA RELIGIONE MUSULMANA.- La dottrina di Maometto consiste in questa formula:" Non vi è altro Dio che Allah e Maometto è il suo profeta", inviato da Allah per ammonire gli uomini in vista del giudizio universale.
I credenti devono comunque amarsi e beneficiarsi a vicenda essere onesti nei commerci e negli affari, abbandonare l'antica pratica di seppellire vive le figlie neonate, quando queste sono di aggravio per la famiglia, e, di dedicarsi completamente alla volontà di Allah che tutto dirige e tutto provvede. Il nome di questa religione, "Islam", significa appunto abbandono, e i "moslèm, da cui deriva la parola musulmani, coloro che si abbandonano.
Presto però a questi insegnamenti fondamentali si aggiunse quello che doveva favorire lo spirito guerriero del popolo arabo: gli Arabi dovevano intraprendere la guerra santa contro tutti coloro che non credevano in Maometto, profeta di Allah, e in particolare contro i cristiani: dovevano in poche parole conquistare tutto il mondo civile, perchè erano il popolo eletto.
Questa dottrina guerriera ebbe grande risalto tra fra i rudi predoni, abituati in passato a sopportare la fame per poter razziare del bestiame, ora avevano possibilità inaspettate: con le stesse sofferenze


 Sopra: l'Arabia alla morte di Maometto.
CONTINUA

avrebbero potuto impadronirsi di tesori e poi, cadendo nella guerra santa li attendeva un paradiso di delizie, dove splendide fanciulle, le "urì", avrebbero offerto loro gustosi cibi e fresche bevande.
Finì che il popolo minuto, i diseredati seguirono con entusiasmo questa nuova dottrina mentre le classi ricche ostacolarono in ogni modo Maometto considerandolo un sedizioso. Nel 622, Maometto lasciava la Mecca con i suoi seguaci rifugiandosi a Medina: è questa è la "fuga" o "egira" da cui ha inizio il calendario musulmano.Tra le due città cominciò una lotta aperta della durata di otto anni: questo periodo fu fondamentale per la storia dell'Islamismo sia perchè la gente di Medina vide in Maometto il suo capo politico e religioso, sia perchè egli diede prova della sua capacità di saggio governante e abile condottiero, conquistando nel 630 la Mecca ove impose la sua religione. Questi eventi fecero molto effetto a tutti gli Arabi e le tribù del Nord e del Sud inviarono subito i loro delegati per riconoscere sia il potere di Maometto che la nuova religione. Maometto morì nel 632 d.C..


GLI ARABI ALLA CONQUISTA DEL MONDO CIVILE.- Alla morte di Maometto, avvenuta nel 632, il popolo arabo sembrava rinato: sentiva un forte entusiamo mai provato fino allora. A Maometto seguì il vecchio Abu Bekr, padre di quella che, dopo la morte della ricca vedova, fu la moglie favorita dal profeta, secondo l'uso arabo, accolto anche dalla sua religione. Maometto ebbe in vita molte mogli. Egli governava soltanto su alcune migliaia di Arabi, ma 25 anni dopo la sua morte
il capo dell'Islam, poteva vantarsi di essere il condottiero di milioni di uomini appartenenti a diversi gruppi razziali. L'Islam significò subito due cose: una fede religiosa e un grande impero. Il califfo veniva dai membri delle famiglie arabe più importanti e dopo l'elezione diventava comandante in capo, guida religiosa e giudice supremo.

 Sopra: Il mondo Arabo con i successori Maometto.

I primi califfi Abu Bekr e Omar (634-644 d.C.) governarono il loro impero in espansione mettendo i loro generali a capo delle province sottratte a Bisanzio e alla Persia. Questi territori furono sottratti abbastanza facilmente a due formidabili nemici come Bisanzio e la Persia perchè gli Arabi ormai uniti utilizzavano le armi non nella guerra civile ma per fare delle scursioni nei territori degli agricoltori del Crescente Fertile attratti da sempre dal bottino e perchè Maometto aveva detto che occorreva convertire i pagani. Spinti da questi due motivi, gli Arabi si spinsero sempre più avanti trasformando ben presto un casuale saccheggio dei popoli vicini in una invasione vera e propria.
In particolare i sudditi dei territori di Bisanzio e della Persia erano in fermento a causa delle lunghe guerre e della esagerata tassazione; la loro fedeltà poi sudditi bizantini e persiani era frazionata dalle rivalità delle Chiese cristiane e molti non Arabi preferirono abbracciare la nuova religione meno complessa delle dottrine cristiane. Questo spiega come mai gli eserciti arabi esigui e mal equipaggiati, favoriti dalle popolazioni, riuscirono a sopraffare eserciti più agguerriti e numerosi. Una di queste battaglie fu combattuta sul fiume Yarmuk, in Siria, nel 636 d.C.: il generale Khalid ibn al-Walid scelse un giorno con foschia e un caldo soffocante per lanciare i suoi 25.000 uomini contro i veterani bizantini che erano il doppio. Ne seguì una schiacciante vittoria islamica che lasciò la Siria aperta agli Arabi. Gli Arabi vinsero molte battaglie per le loro conoscenze meteorologiche, del terreno, dei metodi di trasporto e in particolare spinti dal bottino come ricompensa.
Ben presto poi impararono dai loro nemici le tecniche di guerra: ogni divisione aveva due ali di lancieri a cavallo che proteggevano l'avanguardia e la retroguardia della fanteria armata di archi, fionde, spade e scudi; la retroguardia, aveva numerosi cammelli che portavano gigantesche catapulte e arieti per sfondare le mura delle città nemiche.
Gli Arabi trovando una debole resistenza, tolsero a Bisanzio molti territori, incorporarono la Persia e si trovarono alle porte dell'India, conquistando tutta l'Africa settentrionale, attraversarono lo stretto di Gibilterra e conquistarono la Spagna togliendola ai Visigoti.
In queste province (Egitto, Siria, Iraq e Iran) i generali arabi costruirono campi fortificati dove conducevano una vita sfarzosa.
I sudditi erano suddivisi in tre categorie i Mawali o liberti, i non arabi convertiti all'Islam; i Dhimmi, non musulmani che avevano religioni tollerate dagli Arabi; e gli schiavi.
Con la conquista di nuovi territori sorse il problema di governarli e accadde che già col califfo Omar si costituì il diwan, o ufficio per gli incassi e i pagamenti. Il diwan si proponeva di incassare le tasse dell'impero per tutte le spese amministrative, militari e delle rendite date a ogni Arabo a seconda del proprio rango.
L'effettiva centralizzazione si ebbe col califfo Mut'awiya che spostò la capitale a Damasco e fondò una nuova amministrazione i cui funzionari diversi si prendevano dell'amministrazione politica, della raccolta delle tasse e delle faccende religiose. Sotto il suo governo nove province si fusero in 5 vicereggense rette da viceré che nominava i giudici e i prefetti nei suoi distretti.Le vicereggenze poi avevano un esattore delle tasse che era responsabile direttamente al califfo. Oltre a queste riforme, Mu'awiya fede del califfato una funzione ereditaria e non più elettiva e questo fece si che la sua famiglia, gli Omayyadi, restasse al potere per 89 anni, facendosi nemici formidabili.


 Sopra miniatura musulmana risalente a dopo le grandi conquiste
 con le truppe in marcia sono in testa la banda militare

I Mawali, che si andavano raffermando, odiavano gli Omayyadi che si opponevano ai posti nel governo e concessioni ai non arabi, mentre tutte le famiglie arabe, che avevano pretese sul califfato li odiavano in quanto usurpatori. La rivolta scoppiò nel 747 d.C. con la detronizzazione degli Omayyadi e il passaggio agli Abbasidi, con Abu'l-Assas e la capitale fu spostata più a oriente e precisamente a Bagdad da poco edificata.
Gli Abbasidi permisero ai Mawali e ai Dhimmi di occupare posti al governo ed elaborarono un posto amministrativo così che il califfo governasse tramite un generale, un giudice e un visir che a sua volta governava grazie a una complessa rete di ministeri che comprendeva

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un ufficio tasse, un ufficio amministrativo, una cancelleria un reparto postale e uno di polizia. Tale amministrazione risultò costosa e inefficiente. I califfi inoltre non avevano più contatti col popolo e conducevano una vita molto agiata che influì sull'economia generale. Tutte queste deficienze fecero si che nel IX secolo il complesso politico dell'Impero Islamico cedesse. Questo fu favorito da generali di province, che dopo aver avuto la concessione dal califfo di riscuotere le tasse, spalleggiati dai loro eserciti, si rifiutarono uno dopo l'altro di consegnare il denaro raccolto divenendo loro stessi monarchi. La potenza dei califfi era alla fine ma rimanevano i vincoli come la fede islamica, la lingua araba e il commercio. A questo non si deve dimenticare la cultura islamica.