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  Giuseppe Pignatale  Presenta:
   Storia contemporanea:

GLI EVENTI CHE PORTARONO A ROMA CAPITALE.

Il 20 Settembre del 1870, dopo molti eventi negativi, le truppe italiane entravano in Roma attraverso la breccia di Porta Pia ......

 
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Sopra: A.Ademolfo: la presa di Porta Pia.

Con l'annessione dei Veneto, dopo la III Guerra d'Indipendenza, restava il problema di Roma, che il partito d'azione era impaziente di risolvere con un colpo di forza. Nel 1867, presi accordi con Garibaldi, Enrico e Giovanni Cairoli con un'ottantina di compagni mossero verso Roma col proposito di far insorgere la popolazione, ma furono attaccati dalle truppe pontificie a Villa Glori e sopraffatti dopo tenace resistenza (23 ottobre). Nella lotta cadde Enrico Cairoli e rimase mortalmente ferito il fratello Giovanni. Altri due fratelli avevano sacrificato la vita per la patria nelle imprese garibaldine: Ernesto, caduto a Varese nel 1859, e Luigi, morto nel 1860 a Napoli per malattia contratta durante la spedizione di Sicilia.

Il giorno dopo lo scontro di Villa Glori, Garibaldi col grosso dei volontari respinse a Monterotondo un corpo di soldati pontifici; ma essi, ricevuti rinforzi, lo attaccarono il 3 novembre a Mentana. L'azione stava per risolversi con una nuova vittoria di Garibaldi, quando entrarono in linea alcuni battaglioni francesi sbarcati pochi giorni prima a Civitavecchia e muniti di fucili chassepots, le prime armi a ripetizione che comparissero in una battaglia, e dopo strenua resistenza i volontari vennero respinti.

Coi superstiti Garibaldi passò dal Lazio in Toscana, dove il Governo lo fece arrestare e condurre nel forte di Varignano, rimandandolo quindi a Caprera.
Fatti nuovi maturavano fuori d'Italia. Nel luglio del 1870 Napoleone III, abilmente provocato dal Bismarck, dichiarò guerra alla Prussia, confidando con molta leggerezza in una facile vittoria che avrebbe rialzato il suo prestigio personale all'interno e quello della Francia all'estero.
La realtà fu ben diversa: sconfitto a Sedan (2 settembre) e fatto prigioniero con la maggior parte del suo esercito, l'imperatore fu costretto ad abdicare; la Francia, proclamata la Terza Repubblica, lottò con tutte le forze per contenere l'avanzata del nemico, ma non poté impedire che esso giungesse vittorioso fino a Parigi, e che, a guerra finita, la privasse dell'Alsazia e della Lorena.


Nel castello di Versailles, già fastosa reggia di Luigi XIV e dei suoi successori, il re di Prussia Guglielmo I fu proclamato Imperatore di Germania. Nell'ultima fase della guerra Garibaldi, dimentico di Mentana, accorse con i suoi volontari in aiuto del popolo francese e si batté con successo a Digione, concludendo con questo gesto di solidarietà verso la sorella latina la sua avventurosa carriera di combattente per la libertà. Dopo la caduta di Napoleone, il Governo italiano, ritenendosi ormai libero dagli impegni assunti con la Convenzione di settembre, decise di dare finalmente all'Italia la sua vera capitale.
Vittorio Emanuele si sforzò di evitare un atto di guerra e scrisse a Pio IX per pregarlo di consentirgli l'occupazione pacifica della città, assicurandolo che il Capo della Chiesa. avrebbe avuto piena libertà nell'esercizio del ministero religioso. Ma il papa riteneva che gli interessi della Santa Sede esigessero la conservazione del potere temporale, e rispose con un rifiuto.
Allora il Re ordinò al generale Raffaele Cadorna di invadere il territorio pontificio. Il 20 settembre 1870 le truppe italiane giunsero sotto le mura di Roma e con un breve bombardamento apersero a Porta Pia una breccia per la quale due colonne di fanti e di bersaglieri entrarono in città.
Cosi il Risorgimento era compiuto: la nuova Italia riaveva finalmente la sua antica capitale. Per regolare le relazioni fra lo Stato italiano e la Santa Sede, nel 1872 fu promulgata la Legge delle Guarentigie (- garanzie), che riconosceva al Sommo Pontefice tutte le prerogative della sovranità e gli assicurava piena libertà ed indipendenza nel governo della Chiesa. A tale scopo garantiva il diritto di extraterritorialità ai palazzi Vaticano e Laterano e alla Villa di Castelgandolfo. Assegnava inoltre al Papa la dotazione annua di L. 3.225.000. Ma Pio IX e i suoi successori non accettarono l'accordo, e si chiusero in Vaticano come prigionieri volontari del Governo italiano, da essi considerato illegittimo e usurpatore. Il doloroso dissidio, apertosi tra la Chiesa e lo Stato in seguito all'occupazione di Roma, durò 59 anni e fu causa di turbamento della coscienza religiosa di molti cattolici. Esso venne finalmente risolto nel 1929 con la Conciliazione tra il Regno d'Italia e la Santa Sede. Con un trattato fu allora costituita la Città del Vaticano, piccolo Stato sul quale il Papa ha piena sovranità, e la Chiesa riconobbe il Regno d'Italia con Roma capitale.

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Sopra: G.Induno: la morte di Enrico Cairoli a Villa Glori.
Sotto: il gen.Raffaele Cadorna.