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  Giuseppe Pignatale  Presenta:
   Storia contemporanea:
LA GUERRA FRANCO-PRUSSIANA.

La Guerra Franco-Prussiana fu voluta dal Bismarck e mise subito in evidenza la potenza dell'Impero Germanico- Grazie alla politica del Bismarck, l'Europa, nonostante i suoi problemi, conobbe un lungo periodo di pace; scomparso l'artefice di questa politica che non risolveva i problemi, l'Europa giungerà alla Prima Guerra Mondiale del 1914......

 
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Sopra: attacco della cavalleria francese nella Guerra Franco-Prussiana.

OSSERVAZIONI:
La guerra franco-prussiana fu combattuta dal 19 luglio 1870 al 10 maggio 1871 tra il secondo Impero francese (e dopo la caduta del regime, dalla nuova terza Repubblica francese) e il Regno di Prussia, sostenuto dalla Confederazione Tedesca del Nord e alleato con gli stati tedeschi del sud di Baden, Baviera e Württemburg. Il conflitto segnò l'esplodere della tensione tra le due potenze, accresciutasi, in particolare, in seguito al fallimento del progetto di Napoleone di annessione del Lussemburgo, evento che causò la fine di un rapporto relativamente bilanciato con la Prussia di Otto von Bismarck. I contrasti si erano fatti più accesi, in particolare, a causa della crescente influenza, per nulla tollerata da Parigi, esercitata dalla Prussia sugli Stati tedeschi a sud del fiume Meno, appartenenti alla ex Confederazione germanica e del suo ruolo guida detenuto all'interno della Confederazione della Germania del Nord, creata nel 1867 dopo la vittoria prussiana di Sadowa nella guerra contro l'Impero austriaco. La guerra franco-prussiana fu il più importante conflitto combattuto in Europa tra l'epoca delle guerre napoleoniche e la prima guerra mondiale e si concluse con la completa vittoria della Prussia e dei suoi alleati. La conseguenza più rilevante della guerra fu la creazione dell'Impero tedesco, che mantenne un ruolo di grande autorevolezza nelle relazioni politiche e internazionali dei decenni successivi. Essa determinò anche la fine del secondo Impero francese di Napoleone III e, con il crollo di questo, la temporanea subalternità del ruolo francese rispetto alle altre potenze del consesso europeo. La fine del periodo imperiale significò per la Francia l'inizio di un regime repubblicano, che - per dimensioni e influenza - divenne il più importante tra quelli allora esistenti nel continente.

LE CAUSE DELLA GUERRA.
Nel 1806,dopo la schiacciante vittoria di Jena, Napoleone I entra a Berlino alla testa del suo esercito: evento simbolico della secolare ostilità franco-prussiana.
Mentre la Prussia conseguiva un successo completo nella guerra contro l'Austria, la Francia decideva di non farsi coinvolgere nel conflitto, sebbene circolasse negli ambienti politici l'idea di un intervento "immediato". Al termine della guerra, Bismarck si affrettò ad allargare il proprio controllo su quasi tutto il nord della Germania. Dopo Sadowa i territori di Schleswig, Holstein, Hannover, Assia-Kassel, Nassau e la città di Francoforte sul Meno finirono in mano prussiana, mentre Berlino si apprestava a garantirsi il dominio di fatto di Sassonia, Assia-Darmstadt, Meclemburgo, dei ducati della Turingia e delle città libere di Amburgo, Lubecca e Brema, attraverso la loro riunione sotto l'influenza prussiana nella Confederazione Germanica del Nord. La "guerra delle sette settimane" sconvolse l'equilibrio europeo che era stato stabilito nel congresso di Vienna del 1815 (sancendo la dissoluzione della Confederazione germanica sotto l'egemonia austriaca), seguito alle guerre napoleoniche. Dopo il 1866 Francia e Prussia furono più volte sul punto di scatenare un conflitto e in un primo momento solo la volontà da parte di Bismarck di far crescere il sentimento nazionale tedesco e la necessità di Napoleone III di portare a termine le vitali riforme dell'esercito poterono impedirne la deflagrazione. Durante il 1868 si verificò una delle crisi più acute. Quell'anno Bismarck tentò di realizzare una nuova e più forte unione doganale con la Germania meridionale (essendo decaduto lo Zollverein, poi sostanzialmente rinnovato), attraverso la costituzione di uno Zollparlament: questa azione fu interpretata come una nuova sfida all'autorità francese. Nel 1866 infatti, durante i negoziati per l'armistizio fra prussiani ed austriaci, Napoleone III si era energicamente opposto ad un'unione della Prussia con gli Stati tedeschi meridionali. L'imperatore mobilitò quindi in estate l'esercito, minacciando di scatenare la guerra qualora Bismarck avesse proceduto ad annettere uno dei tre Stati della Germania meridionale: Baviera, Württemberg o Baden. Anche nel 1869 la guerra venne sfiorata: Napoleone III doveva completare la messa a punto dell'esercito e Bismarck nutriva riserve sulla lealtà degli Stati del sud. Quando, poi, la Baviera e il Württemberg entrarono a far parte dello Zollparlament, i loro governi ritennero che questo passo avesse consentito di risolvere i dissapori con la Francia, ma così non fu: le loro aspettative in una risoluzione serena della crisi sarebbero andate tragicamente deluse.

Situazione francese.
La Francia del Secondo Impero aspirava ad occupare una posizione di massimo prestigio e potere in Europa. Nel 1870 a Parigi si era appena completata una vasta opera di ristrutturazione e modernizzazione urbanistica iniziata nel 1852 dal prefetto Georges Eugène Haussmann. La capitale francese, con una popolazione di due milioni di abitanti, rivaleggiava con Londra in termini di grandezza e influenza. L'esercito francese aveva ottenuto una brillante vittoria tra il 1854 e il 1856 in Crimea, mentre in Italia il ricordo dell'intervento francese a sostegno del Regno Sardo-Piemontese e la netta vittoria degli italo-francesi ottenuta anche grazie alle ottime azioni dell'esercito d'oltralpe nella seconda guerra d'indipendenza aveva lasciato un'impressione indelebile sulla potenza dell'apparato militare bonapartista. La posizione francese in Europa era però messa in pericolo dall'emergere di uno Stato germanico guidato dalla Prussia; vi erano inoltre difficoltà interne dovute al fatto che Napoleone III aveva perso molto del suo prestigio in patria. Egli aveva sovvertito la Seconda Repubblica francese il 2 dicembre 1851 attraverso un colpo di Stato e instaurato con la forza il Secondo Impero bonapartista, emanando l'anno successivo una costituzione (ispirata a quella dell'illustre zio e conosciuta come costituzione napoleonica dell'anno VIII) che gli conferì un potere assoluto. In quegli stessi anni il nuovo imperatore dovette affrontare le pressioni dei leader repubblicani che chiedevano l'attuazione di riforme democratiche (facendo concessioni al parlamento in materia di partecipazione all'attività di governo) e alla costante minaccia di una rivoluzione. Nonostante i problemi politici interni, la Francia del 1870 reputava la propria posizione militare (rinvigorita dal compimento di un processo di riforma dell'esercito) migliorata rispetto a quella di tre anni prima, e in grado di affrontare lo scontro con la Prussia. Le pressioni del nazionalismo (che Napoleone III stesso aveva incitato), un governo formato da ministri antiprussiani e l'impossibilità di giungere con la diplomazia ad acquisire quelle contropartite che Napoleone riteneva vitali per il consenso in patria, stavano spingendo inesorabilmente verso la guerra. In questo panorama di tensione la questione del Lussemburgo giunse a deteriorare ulteriormente le relazioni franco-prussiane. Il Lussemburgo, fortezza federale presidiata da soldati prussiani ed ex possedimento olandese, era escluso dalla Confederazione Tedesca del Nord. Esso rientrava da tempo nelle mire francesi e lo stesso Bismarck aveva suggerito in segreto a Napoleone III di avanzare pretese sul piccolo ducato a titolo di compenso per la neutralità francese mantenuta durante la guerra austro-prussiana (Bismarck promise vagamente alla Francia anche l'annessione del Palatinato del Reno), salvo poi ritrattare le rassicurazioni e contestare fortemente i progetti di annessione francese. I piani francesi sfumarono definitivamente durante la conferenza internazionale di Londra del 1867, quando venne decisa la smilitarizzazione del ducato e se ne dichiarò la neutralità. Tale evento pregiudicò definitivamente ogni possibile compromesso diplomatico fra le due potenze europee, le cui posizioni divenendo irriducibili, avrebbero successivamente intravisto nello scontro armato l'unica possibilità di risoluzione della contesa. Inoltre, sulla necessità francese di ottenere dei successi in politica estera pesava ancora l'eco del fallimento dell'intervento militare in Messico e la fine delle aspirazioni sullo Stato sudamericano, che rifiutò l'imposizione di Massimiliano I d'Asburgo come proprio sovrano. Massimiliano verrà infatti fucilato nel 1867 dalle forze rivoluzionarie di Benito Juarez.
Situazione prussiana
La Prussia aveva ottenuto milioni di nuovi cittadini come risultato della Bruderkrieg (guerra civile) contro l'Austria e l'esercito prussiano era cresciuto di un terzo rispetto al periodo precedente la guerra. I reggimenti di fanteria passarono da 70 a 105 e gli eserciti degli Stati annessi vennero inglobati nella macchina militare prussiana. Nel 1867 le miniere di carbone prussiane e sassoni superavano quelle francesi di tre a uno, grosso impulso era stato dato allo sviluppo industriale, mentre nello sviluppo delle ferrovie erano stati ottenuti risultati incoraggianti (la Prussia nel 1870 disponeva di 18.876 km di ferrovia contro i 15.544 della Francia). Questi dati apparvero indicatori di una crescente superiorità prussiana, tanto dal punto di vista economico, quanto da quello militare. Sul fronte interno, sebbene il fermento rivoluzionario fosse meno pressante che in Francia, l'opposizione del movimento nazionale appariva (anche nei territori di recente incorporazione) molto dura. Quest'ultimo, tuttavia, aveva trovato un terreno comune assieme al tradizionalismo degli junker nella "politica di potenza" bismarckiana (Machtpolitik). Il conte Friedrich Ferdinand von Beust, cancelliere imperiale austriaco, fu impegnato nel costruire una improbabile rete europea antiprussiana dopo il 1866. L'ostilità della borghesia nazionale, con la quale Bismarck dovette misurarsi dopo il 1866 e la fine delle guerre "di gabinetto", apparve particolarmente sviluppata e acrimoniosa all'indomani del riconoscimento della sovranità danese sullo Schleswig-Holstein (che non impedirà tuttavia al cancelliere di muovere guerra al regno danese subito dopo) e della spartizione tra Austria e Prussia, nel 1864, dei ducati dell'Elba che non erano entrati a far parte della Confederazione tedesca. I patrioti, che consideravano i ducati danesi alla stregua di "terre irredente" espressero tutto il proprio dissenso verso il comportamento di Bismarck inizialmente accomodante alle richieste danesi ed uno ancor maggiore quando la forza delle armi venne imposta a danno delle stesse genti tedesche occupando i due ducati. Tuttavia il cancelliere tedesco mostrò la propria abilità nel saper sfruttare l'opposizione nazionalista a proprio vantaggio, celando i propri piani di allargamento dell'egemonia prussiana dietro le istanze patriottiche. L'atteggiamento pragmatico di Bismarck (già manifestatosi nel 1862 quando affermò che "le grandi questioni del nostro tempo non saranno sciolte né con i discorsi, né con le deliberazioni di maggioranza, ma col ferro e col sangue"), in queste occasioni aveva saputo conquistare le simpatie del fronte liberale. Gli altri Stati tedeschi, sul fronte della politica estera, mantennero un atteggiamento campanilistico e diffidente verso l'ingombrante e ambizioso Stato prussiano e i suoi progetti di unificazione della Germania. Bismarck era impegnato a garantirsi il successo del processo di incorporazione delle conquiste a nord del Meno, ma stava cercando anche di stabilire dei legami più saldi con il sud della Germania. I principi tedeschi avrebbero garantito la difesa dei confini tedeschi al fianco della Prussia, ma insistevano nel sostenere la propria indipendenza e bloccarono qualsiasi tentativo di creare uno Stato federale su cui avrebbe inevitabilmente dominato Berlino. Le paure dei loro governi si erano accresciute ed erano apparse più realistiche all'indomani della vittoria prussiana sull'Austria e delle conseguenti annessioni. Visitando il Baden nel 1868, il comandante in capo dell'esercito prussiano Helmuth von Moltke, che sognava la nascita di un unico esercito tedesco, sostenne: "Questa gente deve capire che il loro futuro è nelle nostre mani e che siamo in grado di assicurare loro un gran bene o un gran male". Bismarck, malgrado gli evidenti ostacoli alla nascita di una nuova Germania, che a metà del 1870 sembravano essere più forti rispetto al 1867 (immediatamente dopo le annessioni), era comunque determinato a realizzare il progetto di una nazione unita; egli guardò alla guerra con la Francia come all'occasione per neutralizzare il problema francese: la sua sconfitta avrebbe, in un sol colpo, evitato la possibile costituzione di alleanze antiprussiane, favorito l'avvicinamento del sud tedesco alla Prussia e impedito per sempre il rafforzamento di Napoleone III e i suoi sforzi volti a imporre la condizione di "Stato cliente" alla Prussia.

La candidatura Hohenzollern e il telegramma di Ems
Leopoldo di Hohenzollern Sigmaringen, fu il principale candidato ad ottenere il trono della monarchia spagnola, dopo l'abbattimento del regno di Isabella II cacciata nel 1868 da una rivoluzione. Le Cortes spagnole, offrirono poi il trono a un parente del re di Prussia. Napleone III per evitare di essere accerchiato da due dinastie germaniche, fece un passo diplomatico presso il re Guglielmo I, pregandolo di rifiutare il proprio cansenso a questa candidatura. La richiesta francese era troppo ragionevole perché la Prussia potesse rifiutare. La candidatura venne ritirata, dissipando, almeno in apparenza, ogni motivo di contrasto. Bismark, però stava cercando un pretesto per trascinare la Francia in una guerra riuscendo poi a trovarlo.


Sopra: l'Europa dopo il congresso di Berlino.



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Sopra: foto equestre di Napoleone III.
   A sinistra: Otto von Bismark.
 Sotto: il generale Moltke.

L'ambasciatore francese Benedetti, su istruzioni di Napoleone III, si recò dal re Guglielmo I, che si trovava presso i bagni di Ems, per chiedergli di impegnarsi a non consentire una candidatura del genere nemmeno in futuro. Il re, in forma cortese, rispose che aveva già rifiutato il proprio consenso all'assunzione del trono spagnolo da parte di un principe della sua casa e di non vedere perciò ragione d'impegnarsi anche per il futuro: l'ambasciatore chiese invano un'altra udienza dal re che non lo ricevette perchè riteneva di dare nuove spiegazioni. Il re poi informò poi il suo ministro, Bismark che si trovava a Berlino, tramite un telegramma. Quest'ultimo, per offendere la Francia e indurla a dichiarare guerra, alterò il contenuto del telegramma, come se il re avesse rifiutato in modo offensivo Benedetti, e dette il tutto alla stampa. Quindi il telegramma di Ems ebbe l'effetto di uno schiaffo all'opinione pubblica francese che volle a tutti i costi la guerra alla Prussia.

Il governo francese era al corrente dell'impreparazione del proprio esercito ma poi si lasciò trascinare dall'eccitazione generale. Scoppiò così la guerra franco-prussiana (1870-71).
La dichiarazione di guerra della Francia, fu presentata abilmente all'opinione pubblica tedesca come prova della prepotenza aggressiva di Napoleone III ed eccitò un'ondata di violento nazionalismo germanico, che portò tutti gli stati tedeschi a schierarsi con la Prussia. La macchina da guerra dell'esercito prussiano scattò di nuovo al comando di Moltke e stritolò nel giro di poche settimane gli eserciti di Napoleone III. Un'armata francese, al comando del maresciallo Bazaine, fu sconfitta rièpetutamente e chiusa di un assedio senza scampo nella piazzaforte di Metz. Un'altra armata al comando di Mac Mahon, con cui si trovava Napoleone III, fu avviluppata nella conca Sedan e costretta ad arrendersi, 1 settembre. Alla notizia della cattura di Napoleone III da parte dei Prussiani, Parigi insorse, abbattendo l'impero. bSi ebbe così un governo provvisorio, di cui fu l'anima l'energico repubblicano leone gambetta, cercò di rinnovare i miracoli della Francia degli anni della Rivoluzione: uscito con un pallone da Parigi, ormai assediata, il Gambetta organizzò nuovi eserciti per arrestare i Prussiani. La francia rispose anche questa volta con slancio patriottico. Ad essa si aggiunsero le simpatie di tutti gli abienti democratici d'Europa. Anche Garibaldi, scordando le amarezze del 1849 e di Mentana, dopo aver raccolto le sue camicie rosse, corse in aiuto della Francia repubblicana. Garibaldi, con i suoi, riuscì ad avere qualche successo contro i Prussiani in una serie di scontri presso Digione, 1nverno 1870-71. Tutto fu inutile di fronte alla soverchiante potenza bellica del nemico. I francesi furono di nuovo sconfitti e Parigi stessa capitolò (29 gennaio 1871).
Nell'ebbrezza della vittoria, nella reggia di Versailles, l'antica residenza del Re Sole, i principi tedeschi, sotto il controllo di Bismark, offrirono a Guglielmo I di Prussia, la corona di imperatore della Germania, 18 gennaio 1871 giungendo così a realizzare il sogno dell'unità germanica. Essa però non sorgeva dalla volontà popolare, come avrebbero voluto i patriotti del 1848, ma dal diritto divino dei sovrani e dalla loro designazione " il mezzo al ferro e fuoco", come fu lo stesso Bismarck si esprimeva, esaltando la forza delle armi.

LA CAPITOLAZIONE DELLA FRANCIA.
In Francia, l'ingrato compito di negoziare la pace fu assunto da un'Assemblea Nazionale, convocata a bordeaux, Essa affidava al governo di Thiers, antico sostenitore della monarchia orleanista e pasato al campo repubblicano, convinto che solo la repubblica avrebbe posto fine alle discordie del paese. Le condizione di pace ottenute con il trattato di Francoforte - 10 maggio 1871 - furono durissime: la Francia doveva cedere le due regioni dell'Alsazia e della Lorena e pagare una forte indennità di guerra pari a 5 miliardi di franchi-oro e subire l'occupazione militare di una vasta parte del territorio fino all'avvenuto pagamento dell'indennità. Nella capitale, che aveva subito molte sofferenze, la notizia della capitolazione suscitò un'ondata di furore. Al risentimento dell'orgoglio nazionale umiliato, si mescolò l'esplosione delle masse popolari, che ostili al governo conservatore del Thiers reclamavano la trasformazione della Francia in una repubblica democratica-socialista. Imitando le gesta del Comune Rivoluzionario di Parigi al tempo della dittatura giacobina, una municipalità (La Comune) costituita da radicali e da socialisti, assunse il potere nella capitale (18 marzo 1871) con un programma ispirato al socialismo libertario e federalista del Proudhon.
Questa volta però alla rivolta della capitale, rispose l'atteggiamento ostile delle provincie, dove prevaleva l'elemento moderato tra i contadini e la borghesia. Così che mentre i Prussiani osservavano senza prendervi parte allo svolgere della guerra civile tra i francesi, il thiers fece avanzare le truppe regolare contro i comunardi avendo ragione di quest'ultimi, dopo accaniti combattimenti (2 aprile- 27 maggio 1871). Fucilazioni di ostaggi, tra cui lo stesso arcivescovo di Parigi, incendi e distruzioni di edifici pubblici furono commessi durante la dura lotta dai comunardi. A questi atti di ferocia, rispose con più forza la spietata repressione militare ordinata dal Thiers. Fu impartito l'ordine di fucilare quanti fossero stati colti con le armi in mano: pare che il numero dei comunardi sterminati salì alla cifra paurosa di 17.000 mentre le condanne al carcere furono circa 13.500 ed infine per completare l'opera, ci furono 7.500 deportazioni nella Nuova Caledonia. La Comune di Parigi impressionò tutta l'Europa aumentando lo spavento verso l'Internazionale. essa provocò una grave crisi all'interno dell'Internazionale che portò allo scioglimento di essa
Mentre Marx salutava la Comune come una manifestazione della capacità di niziativa rivoluzionaria già raggiunta dal proletariato, il Mazzini, disgustato dalle violenze dei Comunardi, la sconfessava sdegnosamente.
In Italia, dopo questi fatti, i Mazziniani e i Socialisti che fin ad ora avevano fatto corrente unica, si separarono. A questo si aggiunse uno scontro sempre più violento tra i seguaci di Marx e di BaKunin, che portò infine l'Internazionale a cessare dalle sue attività (1872).

Il Congresso di Berlino.
Con la Guerra Franco-Prussiana del 1870-71 e la conseguente scomparsa del II Impero francese, si chiudeva il ciclo delle grandi guerre europee, iniziata nel 1855 con la vittoria anglo-francese in Crimea. Dal 1870 al 1914, l'europa attraversò il più lungo periodo di pace della sua storia tormentata.
Custode della pace fu lo stesso Bismark interessato a che la Germania mantenesse la posizione di predominio, che si era guadagnato tra il 1864 e il 1870. In pratica la Germania bismarchiana, divenuto lo stato più forte militarmente dell 'Europa, assunse la funzione di arbitra e moderatrice della politica internazionale.

Nel 1876, le popolazioni balcaniche insorsero contro la tirannide della Turchia, che represse duramente la rivolta coprendosi di orrende stragi in Macedonia e in Bulgaria. Questo portò ad intervenire la Russia, guerra russo-turca del 1877-78 che si concluse con la sconfitta dei Turchi. La russia quindi impose gravose condizioni di pace, che avrebbero condotto allo smembramento dell'impero ottomano. A causa dell'espansione russa, si creò una forte tensione internazionale tra la Russia da una parte e dall'inghilterra e l'Austria dall'altra. Nel congresso di Berlino, la Russia vincitrice sul campo di battaglia, venne sconfitta sul campo diplomatico perché l'austria e l'Inghilterra portarono dalla loro parte la Francia. Il Bismarck da parte sua facendo la parte d'onesto sensale appoggiòsolo blandamente le richieste russe. La conseguenza fu che la Serbia, il Montenegro e la Romania ottennero l'indipendenza, mentre la Russia dovette accontentarsi della bessarabia ceduta dalla Romania. Fu decisa la nascita del piccolo principato della Bulgaria, sotto l'alta sovranità della Porta e questo invece di creare un grande stato nei Balcani come voleva la Russia. La turchia conservò buona parte dei suoi domini in Tracia e nella Macedonia. Le altre potenze riuscirono in qualche modo a farsi pagare il consenso: l'Inghilterra ottenne il possesso dell'isola di Cipro e quindi una importante base strategica nel Mediterraneo orientale, l'Austria ottenne la Bosnia erzegovina, mentre la Francia ottenne la mano libera nell'occupazione di Tunisi, che occupò molto tempo dopo: nel 1881. L'unica ad uscire senza alcun vantaggio dal congresso di Berlino fu l'Italia.

L'influenza di Bismarck sull'Europa.
Negli anni seguenti il Bismarck cercò di consolidare la posizione della Germania: al cancelliere tedesco interessava soprattutto impedire coalizioni di più stati rivolte contro la Germania, ricordando l'accerchiamento della Prussia nella guerra dei Sette Anni. Egli riuscì con diplomazia a far si che maggiori potenze si legassero in rapporti di amicizia e di alleanza con la Germania. Nel 1873, il Bismarck riuscendo a superare gli attriti austro-russi nei Balcani, concluse un patto di alleanza (Patto dei tre imperatori) austro.russo.tedesco che poi decadde con l'acuirsi degli attriti austro-russi per i Balcani. Con il venire meno di questo patto, il Bismarck si mantenne amica la Russia con un trattato di neutralità (alleanza di controassicurazione).
La Francia dal 1881 si era impegnata in una serie di conquiste in Asia e in Africa, che Bismarck incoraggiò così da tenerla distante dall'Alsazia e dalla Lorena e mettendo così la Francia in urto con l'Inghilterra e l'Italia; giocò sui risentimenti italiani per la questione di Tunisi, e sul fatto che i Savoia vedevano minacciato il proprio trono dall'estrema sinistra. Il bismarck indusse così l'Italia a firmare la Triplice Alleanza (1882) in un trattato austro-italo-tedesco. Incoraggiando l'Austria nei Balcani, fece in modo che paesi minori come la Romania, la serbia, la Bulgaria entrassero nella sua sfera d'influenza.
L'inghilterra dal canto suo, seguì una politica di splendido isolamento rifiutando così di legarsi a patti di alleanza con le potenze continentali. L'Inghilterra però era gelosa della sua antagonista coloniale cioè la Francia per cui rientrava indirettamente nel sistema di amicizie creato dal Bismarck: la Francia rimaneva completamente isolata da ogni parte così da non potersi vendicare dall'umiliazione subita nel 1870.
In questo modo il Bismarck potè continuare a dominare indisturbato per un intero ventennio. Si trattava di una politica fatta di espedienti empirici, dove si interveniva con intricata diplomazia, che però si limitava a differire e non risolvere gli spinosi problemi di nazionalità ancora molto vivi in Europa, soptattutto negli imperi d'austria, Russia e Turchia. Scomparso l'artefice, i problemi differiti sarebbero giunti a galla portando così alla Prima Guerra Mondiale. Fino a quando il Bismarck fu al potere e anche per molto tempo dopo, il suo sistema funzionò garantendo un lungo periodo di pace all'Europa con una incontrastata preminenza della Germania sul continente europeo.