Giuseppe Pignatale Presenta:
|
Preistoria:
Storia della Terra:
LA PREISTORIA.
L'uomo dalla sua comparsa sulla Terra, dovette subire un lungo periodo evolutivo, durante il quale dovette subire e superare soprattutto le avversità della natura, per giungere vincente, intorno al 4.000 a.C. all'inizio della storia ......
|
|
|
La vita sulla Terra prima dell'uomo
La vita sulla Terra e la sua conseguente evoluzione viene descritta approfonditamente nella sezione del sito storia della Terra - vedere allo scopo inizio della vita e pagine correlate.
L'inizio della vita sulla Terra, partendo dalle forme più semplici per giungere a quanto attualmente noto, parte circa 4,5 miliardi di anni fa.
Circa 70 milioni di anni fa, proseguendo per un albero filogenetico che affonda le radici alle origini della vita sulla terra, da esponenti insettivori appartenenti alla classe dei mammiferi ebbe origine il ramo dei primati, ordine di cui fanno parte con l'uomo tutte le scimmie. Nel Miocene, da appartenenti a questa classe,
18 milioni anni, (con Proconsul, un arboricolo e frugivoro candidato ad entrare nella biforcazione evolutiva) si diramarono le attuali scimmie antropomorfe, (gibbone 18 milioni anni Kenyapitecus 12-14 ma orango 14 ma, gorilla 7 ma, scimpanzé e bonobo 3-5 ma), attualmente riuniti con l'uomo in un'unica famiglia. Ardipithecus ramidus e Ardipithecus kadabba paiono essere anelli importanti nella transizione ad australopiteco, mentre Kenyanthropus platyops sembra fondamentale per spiegare la successiva transizione ad Homo.
Secondo un recente studio l’andatura bipede è molto più antica di quanto si pensasse. Alcuni fossili di Morotopithecus bishopi, un primate arboricolo vissuto circa 21 milioni di anni fa nell’attuale Uganda, presentano nella struttura dello scheletro e delle vertebre forti analogie con le caratteristiche che nell’essere umano consentono di assumere la posizione eretta. Queste analogie potrebbero essere dovute a convergenza evolutiva, giacché lo stato attuale delle conoscenze (anche a causa della frammentarietà dei resti fossili) non permette di chiarire questo dubbio.
Circa 20-15 milioni di anni fa, gli ominidi iniziarono a vagare per le savane in cerca di cibo: qui la pressione selettiva favorì quegli individui capaci di ergersi sugli arti posteriori potendo così, ad esempio, avvistare in anticipo un predatore. Iniziò così l'evoluzione fisiologica e culturale di questi primati: impararono infatti ad afferrare, trasportare, scegliere piante e cibo ed osservare la natura.
|

Sopra: cranio di ominide del Ciad Afri- ca, Sahelanthropus tchadensis, chiamato Toumai, cioè "Speranza di vita".

|
|
L'uomo e la terra
Secondo gli studi sembra che l'uomo sia apparso sulla faccia della terra circa un milione di anni fa. Vanta dunque una discreta antichità ma, se pensiamo che, quando egli apparve, già da oltre mille milioni di anni esisteva la vita sul nostro pianeta, ossia esistevano piante e animali, dobbiamo riconoscere che è una creatura relativamente recente.
Questo primo uomo era assai diverso da noi: non apparteneva al nostro tipo umano: era basso e tozzo, possedeva un linguaggio rudimentale, si sapeva ingegnare servendosi di schegge di pietra come di rozzi utensili e forse sapeva accendere ogni tanto un mucchio di erbe secche: conosceva il fuoco o, per lo meno, lo conosceva quasi certamente un mezzo milione di anni fa.
Varie razze di questo nostro antichissimo antenato si susseguirono nei millenni. Resti di una delle più antiche furono trovati nei pressi di Pechino nel 1929:
questa razza si chiamò dunque dell' uomo di Pechino " e pare che sia vissuta cinque o seicentomila anni fa. Già nel 1857, nella valle di Neanderthal presso Dusseldorf, in Germania, erano state trovate ossa di una razza più recente, vissuta circa cen- tocinquantamila anni fa, detta appunto dell'"uomo di Neanderthal ". La vita dell'uomo di Pechino non era molto diversa da quella

Sopra: Uomo di Neanderthal e suo cranio.
|
dell'homo di Neanderthal: entrambi vivevano all'aperto,
nelle immense foreste di quell'epoca, e
probabilmente gli alberi erano la loro consueta dimo-
ra: una dimostrazione attuale di questa discendenza ne è il semplice gesto di un signore, che in un treno,
mentre sonnecchia, alza istintivamente un braccio per aggrapparsi alla reticella del portabagagli, e, non si può quindi fare a meno di pensare che il suo gesto è antico almeno di seicentomila anni: addormentarsi accoccolati su di un albero potrà essere più o meno divertente ma è certo pericoloso: le scimmie, che lo sanno benissimo, non dimenticano mai, prima di abbandonarsi al sonno, di aggrapparsi con una mano al ramo superiore. Il nostro progenitore faceva
quasi certamente lo stesso e l'abitudine non è scomparsa in noi: se appena siamo costretti ad addormentarci in posizione verticale, cerchiamo sopra la nostra testa qualche cosa a cui aggrapparci. Alcuni poi, quando si
|
addormentano in poltrona, alzano un braccio e, non trovando nulla da afferrare, lo rovesciano dietro la testa e stringono lo schienale: senza saperlo cercano il ramo sopra di loro.
Un'esistenza molto lenta. Questo primo periodo dell'esistenza umana dovette svolgersi con una lentezza esasperante. Oggi il "progresso" è per noi un fatto naturale: basta pensare ai razzi interplanetari, alle missioni spaziali degli ultimi anni, resi possibili da invenzioni realizzate soprattutto da pochi anni. Allora però il progresso non esisteva. Per centinaia di migliaia di anni l'uomo visse nello stesso modo, rozzo c ingrato: si cibava di " raccolta ", cioè raccogliendo i frutti delle piante selvatiche, che nascevano spontaneamente, e aggiungendovi qualche insetto e qualche mollusco. Per questo si parla di un " periodo dei raccoglitori ". Non aveva dimore, non era riunito in una Società. Nè era circondato da una quasi continua solitudine perché i suoi simili erano poco numerosi: si calcola che in una regione vasta quanto l'attuale Francia non esistessero più di ventimila esseri umani: uno per ogni ventisette chilometri quadrati.
Unici utensili di questa triste creatura erano delle pietre a cui essa era riuscita a dare, scheggiandole pazientemente, una forma a mandorla e che le servivano per ogni uso: come coltello, come martello, come ascia. L'"amigdala ", come fu chiamata dai nostri studiosi, era l'utensile universale. A un certo momento imparò a legarla con giunghi flessibili all'estremità di un bastone, rendendola piu efficace: e questo fu l'unico progresso tecnico ottenuto dall'uomo per un periodo di alcune centinaia di migliaia di anni.
Il lungo cammino. E' difficile sapere che carattere avesse questo uomo antichissimo: probabilmente era malinconico e bonario. Ogni tanto si sarà azzuffato con i suoi simili, ma era troppo solo per condurre delle vere e proprie lotte. D'altra parte non combatteva nemmeno con gli altri animali perché ignorava la caccia: non aveva dunque spiriti aggressivi. Le più dure lotte dovette sostenerle senza dubbio contro la natura, che non gli fu benigna e lo sottopose ad aspre prove.
Accadde che la temperatura cominciò lentamente a diminuire: le estati divennero sempre meno calde e gli inverni sempre più rigidi finchè fra estate e inverno scomparve quasi ogni differenza. Non si sa con precisione per quali ragioni avvenne questo fenomeno, che ebbe il nome di " epoche glaciali ", ma, per spiegarle, non è necessario pensare a un profondo sovvertimento della natura: è stato calcolato che il semplice abbassarsi della temperatura di una decina di gradi avrebbe potuto provocare, in qualche migliaio di anni, la tragedia. Durante l'estate, il sole non sarebbe riuscito a sciogliere tutte le nevi invernali permettendo loro di accumularsi di anno in anno fino a invadete tutta la superficie del globo.
Dai monti lontani lente ondate di ghiacci si riversarono nelle pianure: le foreste ne sono coperte e l'antico uomo dovette abbandonarle e cercare altri ripari in regioni meno fredde. Forse, a un certo momento, quel povero essere si vide perduto. Seguiva con lo sguardo le torme di animali che galoppavano verso il mezzogiorno con velocità molto superiore a quella che lui poteva raggiungere perché. essendosi ormai alzato su due gambe, non sapeva più compiere le rapide migrazioni relativamente facili ai quadrupedi, provando un senso di invidia smarrita. In compenso, però, era più intelligente di loro e imparò a difendersi dal freddo-
coprendosi con le loro pelli, rifugiandosi nelle loro spelonche, riscaldandosi al fuoco di cui lui solo conosceva il segreto.
Pcr quattro volte i ghiacci invasero la terra e per quattro volte l'uomo riuscì a stornare la loro minaccia uscendo dalla dura prova più forte,
più intelligente, più sicuro di prima, perchè aveva lottato per la sua vita e aveva saputo resistere.
|
Sopra: mandibola di gorilla molto simile a quella di un ominide di 4 milioni di anni fa; i fossili dei primi ominidi hanno tratti molto simili alle scimmie moderne.

|
|
I cacciatori. Le epoche glaciali ebbero un'enorme importanza per il formarsi di una prima forma di civiltà. L'invasione delle nevi aveva reso più difficile la raccolta di frutti, di erbe e di radici e aveva costretto l'uomo a coprire il suo corpo non più difeso dal naturale vello degli animali. Per sopravvivere, l'uomo dovette dunque divenire cacciatore: dovette uccidere gli animali che lo circondavano per cibarsi della loro carne e coprirsi con le loro pelli.
Così all'epoca dei raccoglitori succedette quella dei cacciatori che è già in pieno sviluppo circa quaranta o cinquantamila anni fa. Adesso gli uomini si servono normalmente di amigdale fissate su manici di legno così da formare asce e lance. Hanno anche dei veri e propri coltelli fatti con schegge di selce lunghe e taglienti. Sanno organizzare battute di caccia e, quindi, hanno già cominciato a vivere in società: per abbattere un mammouth, l'elefante gigantesco della preistoria, bisogna essere in molti.
Ma ecco che, proprio alle soglie di una nuova vita, avviene un fatto inatteso: l'uomo primigenio, l'essere piccolo e tozzo dalla fronte bassa e il naso camuso che ha lasciato le sue povere ossa a Pechino e a Neanderthal e ha traversato i tempi più duri, scompare senza raccogliere il premio della sua lunga fatica. E al suo posto troviamo un altro tipo umano, più alto, più snello, più intelligente: quello che noi abbiamo chiamato orgogliosamente homo sapiens, l'uomo sapiente è consapevole di sè, e al quale noi stessi apparteniamo.
Le prime civiltà.
L'età della renna. L'uomo primigenio aveva avuto come compagni il mammouth e il rinoceronte delle caverne, animali goffi e smisurati. L'homo sapiens è invece circondato da branchi di agili renne e da mandrie di cavalli selvaggi: l'ambiente in cui vive è cambiato, è divenuto più dinamico e più vibrante. Siamo giunti così alla fine di questo primo, lunghissimo periodo, che comprende l'infanzia del genere umano e che è stato chiamato " paleolitico " ossia antica età della pietra, o anche età della pietra scheggiata, perchè per tutta la sua durata gli uomini si valsero di utensili di pietra che modellavano scheggiandoli rozzamente. Con la cosiddetta " età della renna " il paleolitico si conclude in bellezza.
Adesso l'uomo è cacciatore, vive in caverne al centro delle quali una larga pietra serve da focolare. Spesso si fabbrica egli stesso, con rami e pelli, una sorta di abitazione. Oltre agli utensili di pietra ne ha altri, molto più raffinati, di osso o di corno di renna, in particolare l'ago, il punteruolo, l'arpione dentato. Si raccoglie in gruppi o " clan ", obbedisce a capi riconosciuti che portano come insegna del loro potere bastoni di comando fatti di corno di renna. Infine, ha una sua propria concezione del mondo che gli suggerisce le prime espressioni d'arte della storia umana: e di grande arte.
L'animismo. Come già detto,l'uomo primigenio dovette affrontare dure lotte. non contro i suoi simili ma contro la natura stessa. In realtà quell'umanità ancora fanciulla dovette sentirsi più volte in balia delle forze naturali e dovette faticare non solo per non essere travolta dalle loro furie ma, ancor più, per stabilire con esse un rapporto. Erano belle le aurore serene e i tramonti di fiamma, belle le giornate assolate nel folto della foresta pieno di segreti sussurri, le notti silenziose sotto un albore lunare o un tremolio di stelle. Accadeva però che tutto si trasformasse all'improvviso e che la selva cominciasse a gemere sotto l'urto del vento, nel cielo infuriassero gli uragani, straripassero i fiumi e i vulcani eruttassero torrenti di fiamma. La natura era bella ma infida; non era facile per l'uomo stabilire con lei un'amicizia.
E. forse prima ancora di stabilire un colloquio con i suoi simili, l'uomo sentì l'esigenza di stabilire un colloquio con la natura, con gli alberi, con le rocce, con le acque scorrenti. con gli aperti cieli.
Quasi sempre solo, egli si rivolse alla natura come a un suo simile: un essere dotato di sensibilità e di pensiero, ora benigno, ora malvagio, ora mite, ora adirato. Questo atteggiamento è spontaneo nella nostra natura: il bambino è portato a considerare come esseri viventi gli oggetti che lo circondano, conversa con i suoi giocattoli e dà una anima a tutte le cose. E l'uomo primitivo immaginò e sentì intorno a sè una folla di esseri animati con i quali cercò di stabilire rapporti di amicizia. "L' animismo ", così venne chiamato, fu il modo con cui i primi esseri umani concepirono il mondo: un mondo animato a loro somiglianza. E, in questa concezione, i rapporti fra l'uomo e il mondo assumevano un carattere particolare: divenivano rapporti magici.
Sopra e sotto: affreschi preistorici.
|
La magia. La magia deriva infatti dall'animismo, ne è la naturale espressione. Se pongo una pietra sul davanzale di una finestra e, per farla cadere nella strada, le dò un colpo, provoco un fenomeno fisico: conoscendo la legge di gravità, privo la pietra del suo sostegno e sono sicuro che dovrà cadere. Ma se, senza toccarla, comincio a scongiurarla di gettarsi da sola nella strada e, vedendo che non si muove, la minaccio avvertendola che, se non cade, la getterò nel fuoco e, poi. le avvicino una fiaccola accesa e la faccio girare intorno ad essa, compio un rito magico. La magia è infatti il tentativo di agire sul mondo delle cose con quelle stesse forze dello spirito con cui noi agiamo sui nostri simili.
Gli uomini primitivi e, in particolare, i cacciatori dell'età della renna, furono naturalmente maghi: cercarono di agire direttamente sulla natura con le forze dello spirito: la volontà, gli affetti, la fantasia creatrice. Scongiurarono le bufere di allontanarsi, le minacciarono se non ascoltavano le loro preghiere, offrirono loro doni cercando di ingraziatasele: cercarono di imporre la loro volontà ai cattivi spiriti che provocavano le malattie; comandarono loro di allontanarsi, promisero loro compensi se non si fossero palesati; patteggiarono in ogni nodo con le acque dei fiumi, con le nuvole, con i venti e, in particolare, con gli animali: appunto perchè erano cacciatori.
|
L'uomo e l'animale. In quest'epoca fra l'uomo e gli animali si stringono vincoli segreti di cui restano ancor oggi le tracce. L'uomo uccide, è vero, le renne, le gazzelle. i bisonti che corrono a mandrie innumerevoli per le pianure, ma non li odia. Anzi, a forza di studiare le loro abitudini, di vivere vicino a loro, di nutrirsi delle loro carni, di coprirsi con le loro pelli, è giunto ad amarli. Ammira l'agilità e l'eleganza della gazzella, la perseveranza della renna, la forza del bisonte: vorrebbe essere agile, perseverante, forte come loro. A un certo punto arriva a identificarsi in qualche modo con loro, così come il fanciullo si identifica con i personaggi che ammira: generali, aviatori, sportivi, e si crede tale nei suoi giuochi: penserà allora di discendere da una stirpe li bisonti o di cervidi o di qualche altro animale che sarà da lui particolarmente onorato divenendo il suo " totem ", l'animale sacro, capostipite di un clan. Oggi ancora rimangono numerose tracce di questa tradizione antichissima: la lupa romana, l'orso di Berna, il toro di Torino, l'aquila o il leone di tante famiglie regnanti sono altrettanti totem.
Frattanto le forme di quegli animali si fissano nella memoria del cacciatore, vivono nella sua fantasia. Quando egli si mette all'agguato e attende poi per lunghe ore il passaggio di una mandria che andrà a dissetarsi al fiume, immagina i movimenti che farà e, in conformità di quei movimenti, fa i suoi piani di attacco. Ed ecco egli si accorge che, molte volte, tutto ciò che è stato inmnaginato si avvera: ha pensato che la
preda dovesse giungere da quel passo, e intatti è giunta di là; che prendesse quella data direzione, e l'ha presa. Ormai conosce le abitudini degli animali e la sua fantasia intuisce naturalmente le loro mosse; ma lui non pensa a questo: si convince, invece. di avere costretto gli animali a fare quello che ha pensato, perchè il sogno della stia mentalità magica è appunto questo: imporre la sua volontà a tutti gli esseri.
Le prime forme d'arte dell'Uomo. Così fra l'immagine e la realtà si forma uno stretto vincolo: dominare l'immagine significa dominare la realtà. E il giorno in cui quell'accesa fantasia si esprimerà spontaneamente in un disegno tracciato con un pezzo d'argilla su una roccia o con uno stecco sulla sabbia, il primitivo artista crederà di avere compiuto il più efficace dei riti magici, di avere raggiunto il completo dominio dell'immagine e, quindi, della realtà.
Naturalmente si tratterà del disegno di un animale, tracciato con vivacità impressionante da una immaginazione che lo teneva in sè da secoli, senza saperlo, aspettando il momento di esprimersi. E quella rivelazione improvvisa segnala l'inizio della prima produzione artistica della storia umana: una produzione grandiosa che, a poco a poco, si affollerà lungo le pareti di grotte sacre, scelte non già come abitazioni ma come segreti recessi per compiervi i riti propiziatori della caccia. Ormai gazzelle, cervi, renne, bisonti, legati a quelle immagini chiuse nell'ombra dei rozzi sacrari, non potranno più sottrarsi agli agguati. La preda è assicurata.
Così l'uomo dell'età della renna è cacciatore, mago e artista; noi lo ricordiamo soprattutto come artista per gli affreschi e i graffiti da lui lasciati nelle grotte di Altamira, in Spagna, di Rouffignac, in Francia, per ricordare solo le più importanti; per i rilievi e le sculture su roccia; per
le eleganti incisioni su corno di renna. Questo artista, però, non aveva l'animo delicato che ci vorrebbe far credere: faceva sacrifici umani per propiziarsi le forze naturali che sembravano sottrarsi al suo dominio, e mangiava il proprio simile. Ma la via della civiltà è lunga e difficile: noi non siamo ancora arrivati alla fine.
11 periodo neolitico. II paleolitico dura, all'incirca, fino a un quindicimila anni fa o addirittura, secondo gli studi più recenti, lino a 8500 anni prima di Cristo, e si divide, come abbiamo visto, in due grandi epoche: quella dei raccoglitori, o paleolitico inferiore (fino a 40.000 anni fa), e quella dei cacciatori, o paleolitico superiore. Al termine del paleolitico troviamo un mutamento profondo nelle forme di vita: il cacciatore diviene agricoltore, l'artista si trasforma in tecnico.
Naturalmente questo cambiamento non avviene all'improvviso: conte vedete il tempo si misura in millenni. Ma, rispetto alla lentissima evoluzione del paleolitico, la trasformazione ci appare assai rapida o, addirittura, improvvisa.
In realtà, già negli ultimi millenni dell'epoca dei cacciatori v'era stato un notevole progresso tecnico: le armi di selce si erano molto perfezionate grazie a una scheggiatura minuta ed elegante, erano apparsi l'arco e le frecce, l'uomo aveva cominciato a costruirsi abitazioni creando tende di pelli o scavando delle vere e proprie case sotterranee quando mancavano le grotte naturali. Ma con il nuovo periodo, detto " neolitico ", o nuova età della pietra, il progresso tecnico è imponente. Gli utensili di pietra sono adesso non più scheggiati ma levigatissinti, eseguiti con vera perizia artigiana: per questo si parla anche di età della pietra levigata. Le abitazioni sono regolarmente tende o capanne di legname che spesso sorgono sui laghi, al sicuro dalle fiere, sostenute da palafitte. L'uomo ha
imparato a costruire corde con fibre vegetali e ad annodarle in modo da fabbricare delle reti da pesca: ha imparato a intrecciare vimini per foggiare canestri e, dalla fabbricazione dei canestri è passato all'intreccio di fili di lana inventando così la tessitura. In particolare, appaiono l'agricoltura e la lavorazione dell'argilla, i due grandi portati dell'età neolitica.
La coltura dei campi e la lavorazione dell'argilla. Tutta la preistoria è dominata da grandiosi fatti naturali. Le epoche glaciali avevano costretto l'uomo a lasciare la foresta e a divenire cacciatore per sfamarsi e difendersi dal freddo. II graduale aumento della temperatura al termine dell'ultimo periodo glaciale contribuì certamente a tasformare l'antico cacciatore in contadino.
Questo riscaldainento del clima, di cui non sappiamo ancora con esattezza le ragioni, portò, da un lato, all'emigrazione della renna verso le regioni settentrionali, dall'altro provocò il rapido sciogliersi dei ghiacciai che avevano ormai invaso I'Europa centrale e di conseguenza, il formarsi di terribili inondazioni che sconvolsero tutti i continenti.
Per anni, forse per secoli, le acque dominarono nell'Europa e nell'Asia anteriore: la civiltà dei cacciatori ne fu travolta, l'uomo fu costretto a vivere ancora di raccolta e parve perdere in breve tempo quello che aveva conquistato in tanti millenni.
Alla fine, però, le spaventose alluvioni portarono piuttosto vita che sterminio: impastarono terreni diversi stemperandovi detriti di foreste, residui di mandrie sterminate, travolte dall'impeto delle acque, crearono insomma un terreno straordinariamente fertile e adatto alla coltivazione di quelle che si rivelarono poi le piante più utili all'uomo, e in egual tempo, grazie a queste inondazioni, si formò un nuovo materiale ricco di possibilità, l'argilla: un materiale capace di assumere qualsiasi forma, che dava all'uomo l'impressione di creare, di trasformare direttamente l'immagine in rcaltà concreta. L'argilla apre la strada alla fabbricazione delle stoviglie, delle abitazioni, delle città. contribuisce efficacemente al sorgere delle civiltà storiche.
Così 1'uomo viene portato, quasi a sua insaputa, a fare amicizia con la terra, così come aveva fatto amicizia con gli animali: una terra più soffice e dolce dell'aspro suolo dei primordi. II contadino e il vasaio sono le nuove figure della civihà neolitica e compiono una vera rivoluzione di importanza incalcolabile.
La scoperta dei metalli e l'età eneolitica. Il periodo neolitico prosegue, senza interruzioni, in quello che fu chiamato il periodo " eneolitico " ossia periodo del bronzo e della pietra. La scoperta dei metalli, che avviene circa 6000 anni prima di Cristo, è intatti una conseguenza di quella fervida attività tecnica che caratterizza il neolitico. Fu probabilntente dovuta al caso: un giorno, sotto gli occhi stupiti di qualche vasaio o di qualche fornaio intenti ad alimentare la loro fornace o il loro forno scorse il primo rivoletto di rame fuso, che scivolava via dal fuoco come un serpentello di fiamma. Ma quel vasaio o quel fornaio non si lasciarono sfuggire la nuova meraviglia: guardarono con attenzione lo strano liquido ardente, finchè si fu consolidato, poi lo afferrarono, ne provarono la durezza e capirono che, con quel serpentello, si potevano fare molte cose.
Adesso il progresso tecnico non si calcola più a millenni ma a secoli: il ritmo della vita diviene sempre più rapido e più intenso. A poco a poco appaiono i primi utensili di rame: poi ci si accorge che. unendo al rame lo stagno, si ottiene un metallo più duttile e idoneo alla lavorazione: il bronzo. Dalle scorie della fabbricazione dei bronzo, un giorno. qualche oscuro fonditore si accorse che si poteva ottenere un nuovo materiale: il vetro. E le scoperte si susseguirono così accompagnandosi a invenzioni fondamentali: il telaio, la macina per ridurre i cereali in farina, la ruota del vasaio. L'uomo vive ormai in società, costruisce solide abitazioni di legno, talora sollevandole su palizzate (terremare) secondo l'uso dei già antichi villaggi edificati sui laghi, lavora la terra con l'aratro: siamo ormai alle soglie della storia.
Solo in un campo appare un regresso: l'arte. La meravigliosa produzione dei cacciatori noi viene continuata dagli agricoltori: forse perché la loro vita e più varia, più complessa, più ricca di a motivi di quella dei loro avi amici della renna e del bisonte, e la loro fantasia non riesce a sentirne le forme con quella intensità che è necessaria per esprimerle in immagine. D'altra parte l'uomo è ormai decisamente un tecnico, e, quando la tecnica prevale, l'arte è quasi sempre in regresso.
Dobbiamo però al grande sviluppo tecnico delle età neolitica ed eneolitica se circa tremila anni prima della nascita di Gesù Cristo, vediamo sorgere quasi contemporaneamente, nell'Asia anteriore e nell'angolo nord-orientale dell'Africa, le due prime civiltà storiche, la mesopotamica e l'egiziana.
Le migrazioni. Prima di avvicinarci a questi due felici momenti con cui comincia la nostra storia, dobbiamo farci un'idea approssimativa di come era distribuita l'umanità, all'inizio dei teunpi storici, nelle regioni che circondano il Mediterraneo, vero centro vitale delle civiltà occidentali: l'Asia anteriore. l'Europa, l'Africa settentionale.
L'uomo è animale prolifico: quasi solitario all'epoca dei raccoglitori, alla fine del neolitico è divenuto una folla di circa 200 milioni di esseri. Questi sono esseri inquieti, che sanno, o intuiscono, di trovarsi all'inizio di una lunga esistenza e sentono il bisogno di cercare, per questa esistenza. solide basi. II mondo è vasto: bisogna cercare sedi fertili, vicine a fiumi che permettano l'irrigazione dei campi e facilitino le comunicazioni. Solo su un buon terreno si può assicurare l'esistenza di un popolo che vuol vivere a lungo.
Agli inizi dei tempi storici, il genere umano si presenta in movimento. Le migrazioni di popoli si succedono continuamente sia per trovare sedi migliori sia perchè popoli più forti scacciano i più deboli dalle loro terre, iniziando così un lungo periodo di assestamento.
Una caratteristica di questi movimenti è che, in genere, volgono dall'oriente all'occidente, seguendo il cammino del sole. II sole ha sempre avuto sull'uomo un particolare fascino: quasi tutti gli antichi popoli sono andati a cercarlo convinti di trovarlo oltre la catena di monti dietro cui si calava al tramonto, e poi dietro quell'altra e quell'altra ancora via via che avanzavano, e infine al di là del mare che si stendeva ai loro piedi. E con il sole si sono mosse le civiltà.
Questa folla umana in movimento e, naturalmente, divisa in vari popoli, che hanno ognuno un linguaggio proprio e proprie tradizioni e abitudini di vita. Gli studiosi moderni non hanno potuto rintracciarli tutti e, tanto meno. stabilire le origini di ognuno; ma sono riusciti a determinate vari aggruppamenti di popoli affini per lingua e costumi, e a seguire le loro migrazioni.
Di questi aggruppamenti, o stirpi, dobbiamo conoscere almeno i quattro fondamentali.
Le principali stirpi. La stirpe principale, almeno per noi occidentali, è quella a cui noi stessi apparteniamo e che fu detta indoeuropea perché, formatasi, torse, lungo le pendici ciell'Himalaia, nelI'1ndia settentrionale, si diffuse poi nell'Asia anteriore e in Europa. Il nucleo primitivo di questa stirpe furono dei popoli eletti Arii, e per questo gli indoeuropei sono stati anche chiamati impropriamente ariani.
Dalle sedi originarie, gli indoeuropei si spostarono verso occidente passando in Europa e stabilendosi dapprima nell'attuale Prussia, nella Danimarca e nella Scandinavia; e poi scesero verso il mezzogiorno occupando quasi tutto il resto dell'Europa. Una parte, però, a un certo momento tornò sui suoi passi e occupò l'altopiano iranico, all'incirca l'attuale Persia, e l'India meridionale: sono questi i popoli che, oggi, si possono considerare, con qualche esattezza, ariani.
Una seconda stirpe, molto importante, quella detta dei semiti, così chiamati da Sem, figlio del biblico Noè, che, secondo la tradizione, ne sarebbe stato il capostipite. Costoro si diffusero nell'attuale Arabia, passando poi, in piccolo numero, nell'Etiopia, in Egitto e. più tardi, nell'attuale Tunisia.
Da Cam, un figlio di Noè, prese nome la stirpe dei camiti, sorta probabilmente anch'essa in Asia e passata poi in Egitto e sulle coste settentionali dell'Africa.
Infine le regioni orientali dell'Asia furono occupate da stirpi chiamate comunemente mongoliche, le quali non sentirono, o tardarono molto a sentire, il richiamo dell'Occidente.
Torna alla HomeBase
|
Sotto: amigdala e ascia del paleolitico.


Sopra: stregone dell'età della renna.
Sotto: bastone di comando in corno di renna scolpito.
Sotto: ceramiche primitive:
1) modellate a mano;
2) ottenute arrotolando un cordone d'argilla;
3) modellate con la ruota e incise.

|
|