Giuseppe Pignatale
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Storia Medioevale:
LE CROCIATE.

Le crociate, dal termine spagnolo cruzade, furono una serie di guerre combattute dai paesi dell'Occidente Cristiano contro i Musulmani spinti da motivi religiosi ed economici; esse terminarono senza ne vinti e ne vincitori ma fecero conoscere l'Occidente e l'Oriente.....


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 APPROFONDIMENTI.









 Sopra: mantello crociato.
Sotto:Sagrato, ingresso principale e facciata della Basilica del Santo Sepolcro.

   

Le Crociate sono un vasto fenomeno che iniziò alla fine dell'anno Mille: in pratica sono quelle spedizioni militari che tutto il mondo cristiano fece per ben sette volte, in tre secoli, per liberare Gerusalemme e il Sepolcro di Cristo dal dominio musulmano. Questo avveniva in un periodo storico in cui la feudalità si era in gran parte impoverita e le città facevano valere contro di essa i propri diritti diventando sempre più minacciose: i signori feudali, presi da un grande zelo religioso, decisero di affrontare spese e disagi mettendo da parte i propri interessi in Europa per andare a combattere in Terra Santa.

In pratica potremmo dire che alla fine dell'anno Mille, era maturato un profondo spirito religioso favorito dal movimento di Cluny e dalla lotta alle investiture: alla fine l'intera feudalità insieme a grandi masse popolari, levarono la bandiera di Cristo contro gli infedeli. Molto probabilmente fu la povertà in cui andavano cadendo sia gran parte della feudalità e dei contadini a creare grandi eserciti cristiani con l'intento di impossessarsi di tesori e terreni fertili delle regioni orientali.
Affinchè si possano fare grandi cose, occorre conciliare un ideale schiettamente sentito con un utile materiale veramente necessario. In questo modo gli uomini sono convinti di agire in buona fede per un ideale e non si pensa che questo idealismo sia nutrito da qualcosa di più concreto: siamo fatti così. Nelle Crociate prevalse in un primo tempo l'idealismo mentre in un secondo tempo l'interesse.
Vediamo come si sviluppò questo fenomeno delle crociate.

Per tutto il medioevo, il viaggio verso la Terra Santa ebbe grande importanza: visitare i luoghi dove visse e predicò Cristo, vedere il suo Sepolcro in Gerusalemme. Il medioevo fu un'epoca molto religiosa, spesso violenta e inquieta. Gli istinti sanguinari erano molto profondi, come allo stesso tempo il desiderio di purificazione e spesso le grandi penitenze seguivano alle grandi colpe. Il pellegrinaggio dei luoghi sacri era la più grande e sicura di queste penitenze: molti vecchi guerrieri dopo una vita di uccisioni e di rapine, raccoglievano le ultime energie per intraprendere il viaggio verso la Terra Santa vestiti di una semplice tunica , una zucca piena d'acqua alla vita e un fagottello legato in cima a un bastone. Il pellegrino è una delle figure del medioevo: questi spesso non facevano ritorno.

 
 
  Sopra una prima spedizione di crociati perì di stenti lungo la strada verso la Palestina.

 Sopra: Goffredo di Buglione con i suoi cavalieri.

 Sopra: arte crociata: chiesa di sant'Anna (1140 circa) a Gerusalemme

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Quando gli Arabi conquistarono nel VII secolo d.C. (periodo che va dal 601 al 700 d.C) fu un duro colpo per l'intera cristianità, ma dopo i primi tempi essi di dimostrarono molto comprensi- vi: in pratica gli Arabi erano venuti a contatto col mondo occidentale, con la Spagna, la Francia e la Sicilia e compresero il significato della religione cristiana.
I pellegrini che si recavano a Gerusalemme non venivano molestati, Le cose cambiarono nel secolo XI, quando i Turchi, un popolo tartaro, proveniente dall'Asia Centrale si rovesciò sul dominio arabo conquistando Gerusalemme e il suo territorio. I Turchi erano un popolo meno civile degli Arabi, e, occupando quasi tutta l'asia Minore, non solo ostacolarono il pellegrinag- gio,e, i traffici tra l'Occidente e l'Oriente. Accadde che tutto il mondo commerciale, dalle città marinare italiane ai mercanti che esercitavano i commerci nei vari stati, ne fu colpita; allo stesso modo fu colpita la stessa religiosità in tutta Europa. Si giunse quindi nel 1095, quando c'erano le lotte dell'investiture, e al famoso grido di guerra delle crociate: "Dio lo vuole!" quando il Papa Urbano II, nel Concilio di Clermont, davanti a più di cinquantamila persone tra laici ed ecclesiastici, propose una grande spedizione per liberare la Terra Santa; questo famoso grido in questa occasione risuonò da migliaia di petti! Si profilava una grande avventura in Oriente, che appariva come il rimedio alle finanze esauste del mondo feudale: quest'ultimo era da tempo estenuato da lotte intestine e veniva dissanguato dal fiorire delle città. Con l'avventura in Oriente si riaffermavano gli ideali cavallereschi del mondo feudale e la liberazione del Sepolcro di Cristo rappresentava la più pura impresa cavalleresca che si potesse immaginare. Accanto ai nobili vi erano anche i contadini, vittime anche loro delle miserie del mondo feudale, legati alla terra senza avere la possibilità di cercare fortuna nelle città, ridotti alla miseria dai tributi che dovevano ai loro nobili squattrinati. Questa massa di disperati era pronta ad affrontare la sorte delle armi, un'endo ad essa l'entusiasmo dovuto a un ideale religioso, molto sentito dal popolo nel medioevo.

La prima crociata - detta dei pezzenti - fu appunto costituita da una massa di contadini esaltati guidata da un gruppo di cavalieri senza risorse.
Molti predicatori avevano infiammato gli animi in tutti i paesi d'Europa e fra loro si era messo in evidenza una figura semileggendaria di un fraticello, Pietro d'Amiens, detto Pietro l'Eremita, che vagava per le campagne su un asinello, e con una croce di legno, e con le sue focose parole, accendeva gli animi portando molti verso un vero fanatismo. Questi pionieri si misero in marcia senza un piano preciso e senza mezzi, pensando di raggiungere la Terra Santa, attraversando l'Ungheria e i territori dell'impero bizantino; avanzarono con fatica, mendicando e predando e facendo strage di Ebrei lungo il loro cammino e molti finirono di morire di stenti lungo la strada fino al massacro finale con i Musulmani vincenti avvenuto a Nicea.

Nel 1096, due anni dopo, si organizzava la prima vera crociata, detta dei nobili, con a capo Goffredo di Buglione, Roberto di Normandia, Raimondo di Tolosa e altri duci. L'esercito crociato era costituito da numerosi piccoli eserciti che spesso operavano indipendentemente e nonostante la mancanza di un comando unico la prima crociata riuscì nel suo intento: Nicea, Antiochia, Edessa furono occupate, Gerusalemme fu conquistata nel 1099 e divenne sede di un regno cristiano.

Essa portò i maggiori successi dal punto di vista territoriale, i terreni conquistati però non furono tutti restituiti a Bisanzio, come pattuito prima delle spedizioni, ma alcuni portarono alla nascita degli stati crociati d'Oltremare. Tuttavia spesso le azioni dei crociati si riveleranno incontrollate e fin dal loro arrivo a Gerusalemme nel 1099, dopo aver proceduto ad un massacro degli abitanti della città (cosa tuttavia che non differiva dalle abitudini dell'epoca), gli storici parlano di soprusi non solo nei confronti dei musulmani, ma anche nei confronti degli ortodossi.

La cosiddetta "crociata del 1101" fu in realtà l'insieme di tre diverse imprese, organizzate in seguito al successo della prima crociata, alla fine della quale si era levata la richiesta di rafforzare il neonato regno di Gerusalemme, cosicché papa Urbano II lanciò l'appello per una nuova crociata.

Con la seconda crociata (1147-1149), provocata dalla caduta di Edessa (1144), il fine bellico divenne esplicito. Il teologo san Bernardo di Chiaravalle teorizzò, in risposta alla difficoltà per un cristiano di conciliare la guerra non difensiva con la parola di Dio, la teoria del malicidio: chi uccide un uomo intrinsecamente cattivo, quale è chi si oppone a Cristo, non uccide in realtà un uomo, ma il male che è in lui; dunque egli non è un omicida bensì un malicida.
Questa episodica giustificazione, in risposta a un espresso quesito dei cavalieri templari, non assunse tuttavia il carattere di giustificazione generalizzata di quella che fu, in effetti, una campagna per la ripresa di Antiochia. La seconda crociata venne condotta con un'eccessiva spavalderia dal re di Francia Luigi VII, alleato al solo Corrado III del Sacro Romano Impero, ignorando le possibili alleanze con alcuni potentati musulmani che avrebbero permesso di riprendere la contea di Edessa. Egli, ascoltando le perorazioni di alcuni cattivi consiglieri abbagliati dalle ricchezze di Damasco, cinse d'assedio la capitale siriana senza nemmeno cercare l'aiuto del re normanno di Sicilia né del basileus bizantino, riportando una disastrosa sconfitta nel 1148.

La terza crociata (1189-1192), detta anche la "crociata dei Re", fu un tentativo, da parte di vari sovrani europei, di strappare Gerusalemme e quanto perduto della Terra Santa, al Saladino. Vi parteciparono Federico Barbarossa, che morì in Anatolia pare per un arresto cardiaco o annegò in un fiume in Cilicia, chiamato Salef, a causa della pesantezza della sua armatura, mentre lo guadava, Filippo II Augusto, re di Francia e Riccardo Cuor di Leone, re d'Inghilterra. Grazie agli sforzi di Riccardo d'Inghilterra, fu ottenuto almeno un risultato positivo, la riconquista di San Giovanni d'Acri, che divenne la nuova capitale del Regno. Dopo la battaglia di Arsuf fu siglata col Saladino la pace di Ramla del 1192.

La quarta crociata fu indetta da Papa Innocenzo III all'indomani della propria elezione al soglio pontificio nel 1198, e fu diretta contro i musulmani in Terra Santa. Nella prima enciclica di Innocenzo III dell'agosto 1198 la liberazione di Gerusalemme era vista come necessaria. I crociati in realtà non arrivarono mai in Terra Santa. Visto l'esiguo numero di soldati giunti a Venezia, il doge veneziano Enrico Dandolo parti alla riconquista di Zara. Conquistata poi la città ribelle, venne raggiunto dal figlio dell'imperatore deposto a Bisanzio. Giunto a Bisanzio reinstaurò il legittimo governo ma non ebbe la possibilità, come preventivamente accordato, di porre una base commerciale nella città, come cioè era nel 1190 circa prima della rivolta anti-veneta e filo-genovese, ove si dice che Dandolo stesso avesse perso la vista da un occhio. Visto che il nuovo Cesare non sembrava voler accordare quanto pattuito per il suo ritorno al trono, i crociati presero nuovamente Costantinopoli. L'Impero bizantino venne spartito tra i crociati, con le principali piazzeforti commerciali in Morea e alcune isole adriatiche assegnate a Venezia stessa, dando poi inizio al cosiddetto Impero latino di Costantinopoli.

Sotto il pontificato di papa Innocenzo III il Concilio Lateranense IV aveva deciso d'indire di una nuova crociata, la quinta (1217-1221). Federico II, in occasione della sua incoronazione a Rex romanorum, nel 1215, giurò solennemente di prendervi parte, ma poi rimandò più volte, il che provocò tensioni con il papa. Papa Onorio III stabilì infine che la crociata dovesse aver inizio il 1º giugno 1217. Dopo la defezione in Palestina di Andrea II d'Ungheria nel 1218, si tentò una nuova via, quella di prendere lo strategico porto in egiziano di Damietta, sulla parte orientale del delta del Nilo, ma la spedizione - che vide la presenza anche di san Francesco d'Assisi che inutilmente perorò davanti al Sultano ayyubide al-Malik al-Kamil la causa della fine delle ostilità - si rivelò un fallimento: dopo la conquista di Damietta nel novembre 1219, l'esercito crociato attese inutilmente l'arrivo della flotta di Federico II, che arrivò solo dopo la rovinosa sconfitta nell'agosto 1221.

Durante la sesta crociata si ha L'incontro tra Federico e al-Kamil. Dopo il fallimento della quinta crociata, l'imperatore Federico II, con il trattato di San Germano (l'odierna Cassino), si era solennemente impegnato, nel 1225, a guidare la sesta crociata in Terra Santa di cui aveva più volte ritardato l'inizio, impegnato com'era alla prioritaria stabilizzazione politica e al consolidamento amministrativo del regno di Sicilia, attraversato allora da moti di rivolta. Quando nel 1227, a causa di una malattia, fu costretto a rimandare la crociata ancora una volta, fu scomunicato da papa Gregorio IX. Nonostante questo, l'anno successivo, Federico si recò a Gerusalemme, mentre il Papa lo definiva "Anticristo". Questa crociata fu l'unica combattuta pacificamente con gli strumenti della politica: Federico l'aveva preparata su un piano squisitamente diplomatico: nell'estate 1227, aveva inviato Berardo di Castagna, arcivescovo di Palermo a lui fedelissimo, in missione diplomatica in Egitto, insieme a Tommaso I d'Aquino conte di Acerra: recando con sé ricchissimi doni, tra cui pietre preziose e un cavallo sellato d'oro.Berardo aveva il delicato compito di saggiare le interessanti prospettive di intesa appena apertesi con il sultano ayyubide, il curdo al-Malik al-Kamil. L'intesa con il sultano sarà decisiva per assicurare il grande successo alla crociata di Federico, che portò grandi acquisizioni, ma per via pacifica e su un terreno esclusivamente diplomatico, dopo il totale fallimento militare della crociata precedente, da cui Federico era rimasto indenne per non esservisi impegnato. Federico, avendo sposato l'erede alla corona di Gerusalemme Isabella di Brienne, poteva presentarsi come valido successore al titolo regale: nonostante la scomunica ne indebolisse il potere contrattuale, egli ottenne dal sultano, per via diplomatica, la cessione di Gerusalemme, che venne accordata a patto che le fortificazioni cittadine fossero demolite, in modo da non costituire fonte di preoccupazione militare per il sultano.

La settima crociata si svolse fra il 1249 e il 1250. Fu diretta contro l'Egitto e guidata dal re di Francia Luigi IX il Santo. È probabile che l'invasione di Napoli e Palermo da parte di Carlo d'Angiò, fratello di Luigi IX, fosse finalizzata a creare una "testa di ponte" franca per le crociate.

L'ottava crociata fu anch'essa diretta contro i domini musulmani in Africa settentrionale e fu sempre guidata da Luigi IX.
La nona crociata è solitamente considerata l'ultima crociata medievale ad essere stata condotta contro i musulmani in Terra Santa. La maggior parte degli storici, tuttavia, non la considera come una crociata a sé, ma come la seconda parte dell'ottava.