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  Giuseppe Pignatale  Presenta:
   Storia:
I COMUNI.

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Se a un feudatario, verso l'anno Mille, avessero detto che la sua autorità e quella di tutta l'aristocrazia era minacciata da quei poveri diavoli che stentavano a vivere nei borghi e nei villaggi, egli si sarebbe messo a ridere. Eppure avven- ne così: col tempo gli uomini mutano e proprio quando il feudalesimo raggiunse la massima maturazione, iniziò la sua decadenza e cominciò ad affermare una nuova classe che era rimasta molto tempo all'ombra.
In pratica era avvenuto che il popolo delle squallide e tetre cittadine aveva voluto sopravvivere e per vivere si mise in movimento. Gli uomini non riman- gono per molto tempo nella loro condizione progredendo o regredendo: e, per questi poveracci regredire significava in pratica "morire". Di conseguenza

 

dovettero andare avanti, all'inizio molto lentamente da non rendersene conto, poi molto velocemente compiendo un lungo cammino. La via fu indicata dall'organizzazione feudale. Il feudo era auto-sufficiente: tutto quello che si consumava, cibi, vesti, mobili, armi, era prodotto nel suo territorio. In pratica il feudalesimo non conosceva i commerci o quasi per cui aveva un'economia chiusa. La mentalità cavalleresca disprezzava i commerci come allo stesso modo i Romani disprezzavano i commercianti a cui dovevano la loro ricchezza. Il commerciante era per molti una persona sleale in modo che potesse arricchirsi. Tutto il mondo antico aveva avuto questa mentalità. L'unica attività che rimaneva aperta ai poveri abitanti dei borghi era quindi il commercio: e questi si misero a commerciare.

 

Sopra una città fortificata nel periofo comunale.

Le città marinare. - Durante la calata degli Unni, un gruppo di profughi, cercò scampo sulle isole della laguna veneta e dopo essersi lì stabilito, rafforzò con palafitte il suolo insicuro, facendo sorgere successivamente un certo numero di villaggi che poi si riunirono in una città: Venezia. Questi all'inizio erano pescatori, e, per un pò di tempo vissero poveramente di pesca, poi quando le cose in Italia e in Europa si iniziarono ad assestare, iniziarono piccoli commerci con la Dalmazia e la Grecia ed infine con il vicino Oriente sviluppando così piccoli e grandi commerci. L'Oriente poi, rimasto quasi immune dalle invasioni barbariche, manteneva tutta la sua antica civiltà: i prodotti del suo artigianato erano di classe superiore e tali da allettare l'aristocrazia barbara europea, affascinata da tutto quello che fosse lavoro in oro e pietre dure. Il momento era opportuno per inziare e svi- luppare poi dei traffici. Nessuno aveva disturbato quei commercianti perchè non avevano terre ed erano difesi dal mare. Gli stati barbarici ignoravano il significato di una flotta. I Veneziani si erano a poco a poco arricchiti creando operosi cantieri navali e avevano fondato filiali commerciali sempre più numerose in Oriente ove si organizzarono solidamente: in questo modo Venezia divenne il più potente organismo commerciale di tutti i tempi.
I maggiori commercianti costituirono una "aristocrazia di patrizi veneti" che governava la città molto rigorosamente, con la serietà delle grandi aziende. Essi elessero un duce, che nel loro dialetto si chiamava doge, che non aveva autorità assoluta: fu questo il primo esempio di aristocrazia commerciale della storia.
L'esempio di Venezia fu imitato da altre cittadine marittime che furono risparmiate dalle invasioni barbariche come Amalfi, Gaeta, Pisa, Genova: anche esse iniziarono i traffici con l'Oriente. Si formarono così delle piccole città marinare che prosperavano perchè non davano fastidio a nessuno e non interessavano perchè nessun nobile voleva commerciare. In queste città non esisteva un'aristocrazia guerriera: come nelle antiche città greche, tutti si sentivano eguali e la conseguenza fu che si crearono un ordinamento repubblicano.

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