Giuseppe Pignatale
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 IL VARISTORE.
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I segnali che disturbano il corretto funzionamento delle apparecchiature elettroniche civili ed industriali, sempre presenti sulla rete di alimentazione, a volte sono i soli responsabili di guasti, rotture e danneggiamenti. Soprattutto quando si esprimono attraverso tensioni e frequenze elevate, intollerabili dalla maggior parte dei semiconduttori.

Alcune recenti indagini tecniche sulla natura e l'entità dei disturbi provenienti dalla rete-luce hanno dimostrato che, in molti ambienti domestici, si possono rilevare picchi di tensione sino a 5.000 V, con frequenze comprese fra i 100 KHz e i 10 MHz, principalmente generati dalle manovre di apertura e chiusura di circuiti con carichi induttivi come, ad esernpio lampade al neon, lavatrici, frigoriferi, lucidatrici, aspirapolvere e molti altri elettrodomestici.
Da questo tipo di disturbi ci si potrebbe difendere eliminando, all'origine, le estratensioni e le extracorrenti. Ma questo intervento diretto sulle sorgenti, che dovrebbe risultare doveroso per tutti, non sempre viene effettuato. E chi ne soffre le conseguenze non può far altro che realizzare un sistema di protezione locale delle apparecchiature elettroniche esposte a tali pericoli, senza poter in alcun modo intervenire direttamente sulle sorgenti dei disturbi.
Tale sistema di protezione locale consiste nello stabilizzare la tensione alternata di alimentazione all'ingresso dell'apparato elettronico che si vuol proteggere, annullando così tutti i picchi di tensione di valore superiore a quello massimo di sicurezza imposto dai semiconduttori. A questo risultato si arriva facendo ricorso ai varistori nel modo che vedremo più avanti, dopo esserci doverosamente intrattenuti sui concetti fondamentali che stanno alla base della teoria che interpreta il comportamento di questi particolari componenti elettronici.

VARIETA' DI VARISTORI.
I varistori, denominati anche resistenze V.D.R. (voltage dependent resistor), sono componenti elettronici rappresentativi di una vasta gamma di elementi non lineari e realizzati con tecniche svariate. Normalmente ci si riferisce a quel componente il cui valore intrinseco resistivo diminuisce quando aumenta il valore della tensione applicata ai suoi terminali. La maggior parte delle tecniche applicative dei varistori si estendono dalla soppressione dei picchi di sovratensione, su linee disturbate. a quella degli archi voltaici che vengono spontaneamente a formarsi fra i contatti dei relé, degli interruttori e, più in generale, degli apparati con parti soggette a movimento. Nelle tecniche applicate si incontrano oggi diversi tipi di varistori, ma i più comuni sono soltanto tre:
i varistori al carburo di silicio, i varistori al selenio e quelli all'ossido di zinco.
Ciascuno di questi tre tipi di varistori risulta caratterizzato da un indice di non linearità. Quanto più elevato è l'indice di non linearità, tanto maggiore risulta la variazioni di resistenza intrinseca del componente al variare della tensione applicata ai suoi terminali. I varistori al carburo di silicio attualmente non sono più utilizzati: la loro presenza sul mercato tecnologico, infatti, è cessata da anno a questa parte.
I varistori al selenio si ritrovano tuttora in molti circuiti. Essi presentano un indice di non linearità praticamente doppio di quello dei varistori al carburo di silicio. Ma presentano lo svantaggio di essere ingombranti e di richiedere il collegamento di due elementi contrapposti se si vuole raggiungere l'effetto bidirezionale.

VARISTORI ALL'OSSIDO DI ZINCO
Le migliori caratteristiche tecnologiche sono presenti, allo stato attuale della tecnica, nei varistori all'ossido di zinco. L'indice di non linearità di questi componenti è superiore a 30 e la loro caratteristica si avvicina molto a quella dei diodi zener, tanto da poter essere ritenuti quasi degli elementi stabilizzatori in alternata. Un ulteriore notevole vantaggio, derivante dall'uso dei variatori all'ossido di zinco, è costituito dalla possibilità di sopprimere le sovratensioni e di assorbire correnti di intensità sino a 4.000 A, nei modelli più piccoli, e sino a 25.000 A, ed oltre, nei modelli più grossi. Questo vantaggio è ancor più appariscente se si ricorda che in un diodo zener, di grosse dimensioni, si possono tollerare, al massimo, picchi di corrente di 50 A. I varistori all'ossido di zinco possono lavorare con tensioni nominali che si estendono entro la gamma che va dai 22 V sino ai 1.800 V. I diodi zener, al contrario. possono tollerare tensioni massime di poche centinaia di volt.

GENERALITA' COMMERCIALI
I varistori sono componenti elettronici che vengono attualmente prodotti da varie case costruttrici. La sigla più nota è senz'altro la GE-MOV, che risulta impressa sui modelli prodotti dalla G.E. (General Electric). Ma sono noti anche i varistori " Zenamic" prodotti dilla IRCI "International Rectitier".
La forma fisica dei varistori varia in funzione delle caratteristiche elettriche di dissipazione. mentre il simbolo elettrico universalmente adottato è quello riportato in figura 1.
I moderni varistori vengono realizzati con polveri di ossido di zinco ed ossido di bismuto, finemente pressate, in modo da ottenere un componente simile ad un elemento ceramico (figura 2).
Le forme, più consuete dei varistori all'ossido di zinco sono quelle riportsate in ligura 3. Come si può notare, questi componenti, somigliano molto ai comuni condensatori di tipo ceramico, a disco o a tubetto.
Per quanto riguarda le caratteristiche intrinseche, in commercio i trovano modelli per tensioni comprese fra i 20 e i 1000 V, in grado di sopportare impulsí di correte che vanno da un minimo di 50 A, per i piccoli modelli, sino ad oltre 2500 A per i modelli di potenza.

SIGLA DEL COMPONENTE
Quasi sempre la sigla impressa sul corpo esterno del componmente è in grado di offrire tutte le indicazioni che caratterizzano il vatistore. In figura 4 riportiamo un esempio indicativo. Si tratta varistorc dello G.E. di tipo V250 LA 40 A. La prima indicazione si riferisce alla tensione nominale di lavoro del componente in corrente alternata che risulta essere di 250 V. La seconda sigla LA indica il modello di varistore mentre il numero 40 sta ad indicare l'energia espressa in joule che il componente pun assorbire.
Ricordiamo che:

1 joule = 1 W x 1 sec.

Questo terzo elemento fornisce una chiara indicazione sulla possibilità del componente di assorbire picchi di corrette più o meno intensi (sino a 2000 A per il modello citato). L'ultima indicazione ossia la lettera A, si riferisce alla selezione della qualità del prodotto.

VARISTORI E ZENER
La resistenza del varistore dipende dalla tensione applicata ai suoi terminali. Più precisamente, la tensione di questi compo- nenti diminuisce fortemente con l'aumentare della tensione. Si tratta di una caratteristica assimilabile a quella di due diodi zener, collegati tra loro come indicato in figura 5, ma con la possibilità di sopportare, sia pure per brevi istanti correnti elevatissime, dell'ordine delle migliaia ampere, che distruggerebbero immediatamente qualsiasi diodo zeuer, anche di potenza.

LE SOVRATENSIONI
Occorre a questo punto chiarire il concetto di sovratensione. Le sovratensioni si manifestano generalmente nei circuiti induttivi, cioè in quei circuiti in cui è presente un avvolgimento (bobine, trasformatori, autotrasformatori, impedenze). Queste sovraten- sioni sono dovute all'energia immagazzinata dai campi elettromagnetici che avvolgono le induttanze. In pratica quando si interrompe l'alimentazione in corrente alternata di un circuito, il campo elettromagnetico, che avvolge l'induttanza stessa, si scarica nel circuito tramite una sovratensione momentanea che è la causa di una sovraccorrente.
Un fenomeno molto appariscente in tal senso è rappresentato dalla scintilla che si manifesta tra gli elettrodi di contatto di un relè oppure tra i morsetti di un interruttore all'atto dell'apertura del circuito. Occorre tenere presente che ogni avvolgimento, a causa dei valori capacitivi parassiti che insorgono spontaneamente tra i fili conduttori, può essere considerato come un vero e proprio circuito risonante, caratterizzato dalla presenza di una induttanza e di una capacità. L'energia immagazzinata dall'induttanza viene restituita, all'atto dell'apertura del circuito, sottoforma di una sovratensione che è causa di una conseguente sovracorrente. L'impiego dei varistori in questi particolari tipi di circuiti si propone appunto di eliminare le sovratensioni, che costituiscono sempre causa di disturbi, più o menu intensi, nelle apparecchiature elettroniche dislocate in prossimità del punto in cui il fenomeno si manifesta.

AZIONE DEL VARISTORE
I due diagrammi riportati in figura 6 interpretano il concetto di inserimento di un varistore in una linea di alimentazione in corrente alternata. Il collegamento risulta effettuato in parallelo con la linea stessa, che si suppone interessata da una tensione variabile fra i 300 e i 160 V ( vedi diagramma) . L'azione del varistore, che aupponiamo da 250 V, si manifesta nell'annullamento stelle creste di tensione che superano il valore di 250 V. L'effetto del varistore non si esercita sui valori di tensioni al di sotto dei 250 V. Le espressioni teoriche ora proposte non devono in alcun modo indurci ad una possibile soluzione del problema di stabilizzazione di una tensione alternata per mezzo di un varistore. Nella figura 6, infatti, si interpreta soltanto un concetto di funzionamento del varistore, ossia della sua eventuale azione sulle sinusoidi delle correnti alternate. Perché qualsiasi varistore, così impiegato, sarebbe subito distrutto, non essendo essi in grado di dissipare la sufficiente potenza in gioco in un simile ipotetico sistema di stabilizzazione.

 


 


 

 Fig.03. Sopra: sono riportate le forme fisiche più  consuete dei varistori all'ossido di zinco. La loro  somiglianza con i comuni condensatori di tipo  ceramico, a disco o a tubetto è evindentissima.
 Fig.04. Sotto: sul corpo esterno dei varistori, prodotti  dalla General Electric, risulta impressa una particolare  sigla, che ci permette di conoscere le principali  caratteristiche del componente.
 

 
   

SINUSOIDE SMORZATA
Fortunatamente, lungo le linee di alimentazione, le sovratensioni alla frequenza di 50 Hz, sono limitate nella misura del 10% rispetto al valore massimo, mentre le vere sovratensioni, quelle che poi risultano pericolose per le apparecchiature elettroniche, hanno una durata di vita di poche decine di microsecondi ed assumono una forma sinusoidale smorzata come quella riportata in figiura 7. Ma in presenza di tali tensioni il varistore è in grado di far sentire la propria azione di taglio, essendo la durata della perturbazione talmente breve da non consentire il supevamento dei limiti di dissipazione del componente.

IL VARISTORE NELLA PRATICA
Infine prendiamo ora in esame un caso pratico, supponendo di voler proteggere con un varistore un circuito elettronico come quello di figura 8. Come si può notare, il circuito è quello di un alimentatore, sulla cui uscita si possono collegare le più svariate apparecchiature elettroniche. Al varistore viene affidato il compito di proteggere il trasformatore, i semiconduttori del rettificatore e il circuito, di filtraggio, oltre che, ovviamente, gli eventuali apparati collegati con l'uscita dell'alimentatore. Su questo circuito possono essere presenti i disturbi vaganti attraverso, la rete-luce, ai quali si aggiungono certamente quelli provocati dalle aperture all'interruttore S1, ossia dalle manovre che inseriscono e disinseriscono l'avvolgimento privario del trasformatore di alimentazione dalla rete-luce. Ai disturbi provocati dall'interruttore S1 si aggiungono anche quelli dovuti al carico induttivo (primario dell'avvolgimrnto), che da origine ai fenomeni delle sovratensioni, sia all'atto di chiusura sia a quello di apertura dell'avvolgimento. Una parte di questi eventuali segnali-distubo è indicata nella zona in alto di figura 8. Lo schema di figura 9 interpreta la soluzione più opportuna per immnunizzare l'alimentazione dai disturbi menzionati. II varistore risulta collegato in parallelo all'avvolgimento primario del trasformatore. Assorbendo tutti i disturbi, esso protegge eventuali fusibili. i semiconduttori e ogni possibile apparecchiatura elettronica collegata con il circuito. II varistore potrà essere collegato, in parallelo, ai conduttori di rete-luce, a monte dei circuito di alimentazione del rasoio elettrico, della lavatrice, del frigorifero. dell'aspirapolvere e di qualsiasi altro tipo di elettrodomestico, che possa essere ritenuto fonte di segnali disturbatori. Il varistore non è un componente di facile reperibilità: esso deve essere richiesto ai rivenditoti G.E.


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