Giuseppe Pignatale Presenta:
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ARCHEOLOGIA:
Heinrich SCHLIEMANN E IL TESORO DI PRIAMO
Ognuno di noi, da bambino, accarezza il sogno di intraprendere mestieri
avventurosi e di raggiungere grazie ad essi fama e successo. Resta da vedere a quanti poi
accade di veder realizzare puntigliosamente le proprie ambizioni infantili?
A Heinrich Schliemann accadde di poter portare a termine un sogno giovanile. ......
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Mister Domain
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Heinrich Schliemann
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Molti in età giovanile sperano di portare a termine un "grande sogno" dopo aver
accumulato grandi ricchezze.
A questo riuscì Heinrich Schliemann. costui riuscì ad accrescere le proprie conoscenze, comunicando
in breve dappertutto nelle diverse lingue del posto.
E' certamente questo successo personale, ancor più del valore delle sue imprese
archeologiche, che ne fa un mito dei nostri giorni. Ora vediamo chi era quest'uomo
divenuto dal nulla smisuratamente ricco e che partendo dalle gesta omeriche in particolare dell'Iliade,
come un segugio ne riportò alla luce i resti della famosa Troia.
Heinrich Schliemann nasce nel 1822 a Neubukow, un piccolo villaggio della Germania
settentrionale. Era figlio di un pastore protestante, e fin da bambino mostra un grande interesse per gli eroi omerici.
E' il padre stesso, che con le leggende della sua terra e con una copia dell'Iliade che regala al piccolo
Heinrich, a suscitare in lui che lo condurrà poi da grande a ricercare per il mediterraneo i luoghi ove si
erano svolte le gesta omeriche.
Il futuro archeologo passò una dura infanzia e adolescenza. All'età di 14 anni fu costretto a lasciare gli studi
dalle difficoltà ecnomiche e poi a causa di una malattia deve interrompere anche il lavoro da garzone in una drogheria.
Si imbarca allora come mozzo su una diretta in Venezuela: la nave naufraga subito dopo la partenza e, il giovane Heinrich,
rimasto vivo per miracolo, così da essere soprannominato Giona, si trova così senza risorse sulle coste
olandesi. Qui, vivendo poveramente per molto tempo si dedica allo studio delle lingue con ottimi risultati. Grazie alla conoscenza
del russo, si trasferisce nel 1846 a S.Pietroburgo ove inizia una rapida ascesa nel mondo del commercio, divenendo
presto un ricchissimo uomo d'affari.
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Scavi di Hissarlick, da una stampa dell'epoca.
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Sophia Schliemann con
parte l'oro di Priamo.
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Maschera di Agamennone
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Nel 1858, all'età di 36 anni, dopo numerosi rovesci economici, seguite da operazioni commerciali favolose, ed avventure in mezzo mondo dalle quali esce
vivo per miracolo, Schliemann può permettersi di abbandonare il lavoro e dedicarsi interamente alla sua passione giovanile. Nel 1868 intraprende il
viaggio che lo farà ricordare come lo scopritore della mitica Troia.
Egli seguendo le indicazioni riportate sull'Iliade, ritiene che la Troia Omerica si trovi sulla collina di Hissarlik, più a Nord della collina
Bunarbaschi, meno scoscesa e più vicina al mare secondo la narrazione omerica.
Schliemann non è il solo ad aver avuto quella intuizione: l'antiquario inglese Robert Calvert, proprietario della collina aveva condotto prima dello
Schliemann dei piccoli scavi, ma quest'ultimo è il primo che senza alcuna esistazione e su vasta scala perfettamente convinto, che lì c'era l'antica Ilio.
Tra il 1871 e il l890 il caparbio mercante scava con un esercito di operaio individuando sulla collina sette città che si erano succedute.
Di queste città lui era convintissimo che la Troia di Priamo era la seconda per le vistose traccie di incendio. Alla tenacia e all'intuito non associa la
necessaria competenza.
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Comunque si trattava di una civiltà allora quasi sconosciuta e nello stesso tempo di un grande dilettante che aveva fatto una grande
scoperta che non aveva niente a che vedere con Priamo, sfortunato re di Troia.In realtà l'enorme quantità di preziosi, oltre 10.000 pezzi d'oro che lo
Schliemann rinvenne nel maggio del 1873, era stata nascosta oltre 1000 anni prima che si svolgessero le vicende omeriche. Schliemann non lo saprà mai, anzi
ritenendo il secondo strato la Troia di Omero, riterrà il tesoro appartenente a Priamo e quindi lo chiamò Tesoro di Priamo. In realtà la Troia omerica
non era il secondo ma il settimo strato da lui sfiorato all'inizio degli scavi.
Con un lungo e febbrile lavoro, di nascosto dei sorveglianti turchi, e con l'aiuto della seconda giovane moglie di origine greca Sophia Engastromenos,l'intero
tesoro prende il via dell'Europa ove rimarrà nascosto in un luogo sicuro per molto tempo.
Sempre preso dalla voglia di scoprire altri tesori e amareggiato dalla freddezza mostrata dei suoi contemporanei, Schliemann morirà a Napoli nel 1890.
Stava viaggiando verso Atene dove lo attendeva la moglie. Da una lettera da lui scritta poco prima di morire era in procinto di recarsi alle Canarie
per scoprire la mitica Atlantide.
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Tesoro di Micene - Museo di Atene
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IL TESORO DI PRIAMO.- Questo tesoro fu trafugato dallo stesso scopritore, aiutato dalla moglie che lo nascose
in uno scialle per eludere i sorveglianti turchi. Il tesoro raggiunge quindi la Grecia ove rimane nascosto per molto tempo. L'episodio costerà
a Schliemann un lungo processo che gli costerà 5 volte il prezzo della multa stabilita e si garantisce il proseguimento degli scavi. Visto il
totale disinteresse mostrato dalla Germania, lo Schliemann pensò di consegnarlo all'Italia, alla Francia, all'Inghilterta, alla Russia o alla Grecia;
alla fine però restò in patria. Conservato fino alla Seconda Guerra Mondiale nel Museo Etnografico di Berlino scomparve conl'arrivo dei russi che lo
prelevarono da dove era stato nascosto e se ne persero le tracce. Ricomparve 50 anni dopo, con la notizia che si trovava nella cassaforte del museo
Puskin a S.Pietroburgo.
Dopo il crollo "dell'impero dei Soviet" è stato recuperato ed esposto al pubblico ad una mostra che ha fatto scalpore. Da allora il Tesoro di Priamo è
diventato come Figaro: tutti lo vogliono.
Il tesoro di Priamo comprendeva: 1 grande scudo di rame, 4 vasi d'oro 5 d'argento e 1 di rame, 7 spade di rame, 6 lame d'argento, 13 punte di lancia di
bronzo, 2 diademi d'oro, 60 orecchini d'oroe 8750 tra anelli e borchie d'oro oltre ad altri oggetti più deperibili che le circostanze dello scavo non
permisero di identificare e documentare.
La Germania accusa i russi per averlo rubato; la Turchia che rivendica la legittimità, perchè era stato preso nel suo territorio; i russi controbatte vano
che questo tesoro costituiva parziale riparazione per i danni morali
relativi a vite umane (20 milioni di morti) e materiali per la barbarie nazista.
Nell'aprile del 1996, i visitatori della mostra allestita al museo Pushkin, rimasero senza fiato nel vedere parte della collezione del "Tesoro di
Priamo, protetto da 20 bacheche antiproiettile, che comprendeva 259 pezzi.
Il tesoro di Priamo era stato suddiviso tra il museo Pushkin e l'Ermitage di S.Pietroburgo a cui erano toccati 450 pezzi: in pratica lungo il trasferimento
da Berlino verso la Russia, alcuni artefatti sono scomparsi per arricchire molto probabilmente qualche ufficiale russo inseriti nel mercato nero dell'arte.
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