a cura di
Giuseppe
Pignatale
 
IL TESORO DI ALARICO.

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  Alarico, entrò in Roma tre volte, richiedendo alla città pesanti tributi. Poi scese nel Meridione, devastando la Campania, la Puglia e la Calabria,
  morendo presso Cosenza: la leggenda vuole che i suoi soldati deviassero il corso del Busento per seppellire il corpo del re nel centro del fiume,
  per poi liberare di nuovo le acque al fine da proteggere la tomba. E' andata proprio così?






  Il re dei goti Alarico entrò in Roma per due volte, richiedendo alla città il pagamento di tributi in cambio di protezione. Quando però entrò in Roma per la terza volta nel 410 d.C.,
  la città lasciata in mano al suo esercito, fu saccheggiata. Le cronache parlano di incendi, omicidi, del furto di enormi quantità di oro e di gioielli, di stupri e di donne miracolosamente
  salvate dalla superstizione o dal rispetto dei barbari.
  Questo evento, simboleggiò agli occhi del mondo la caduta del millenario potere di Roma.
  Quattro anni dopo il saccheggio, la nobile donna Galla Placidia, andando in sposa ad Ataulfo, successore di Alarico, doveva sicuramente arrossire vedendo 50 giovani goti vestiti di   seta, che le offrivano, come dono di nozze, gioielli e oro provenienti dal sacco della sua città. Eppure i Visigoti, nonostante tutto, si guadagnarono un pò di reputazione di moderazione
  per il fatto che Roma fu saccheggiata per soli tre giorni.

  Dopo il sacco, i visigoti scesero verso il meridione, devastando la Campania, la Puglia e la Calabria.
  Nello stesso anno della caduta di Roma, la morte colse Alarico a Cosenza, durante un'incursione, mentre preparava l'invasione della Sicilia.
  I suoi soldati, secondo la leggenda, deviarono il corso del Busento per seppellire il corpo del loro re al centro del letto del fiume, e liberarono di nuovo le acque al fine di proteggere
  la tomba dalle mani dei saccheggiatori e degli archeologi.
 
Sopra: Alarico
   
 A centro: I Visigoti e gli Ostrogoti
 lasciarono nei territori che costi-
 tuirono i loro regni, numerose testi-
 monianze della loro fede cristiana
  (nell'eresia ariana) edificando
 chiese e mausolei.

 A destra: i Goti si spinsero dal
  Nordeuropa fino al bacino del
 Mediterraneo.

  Poi, studi e ricerche, legati a miti e leggende, storia vera e racconti di anziani sono serviti, ai giovani esploratori, come Schliemann, ad individuare la zona in cui la conduzione
  di scavi archeologici porterebbe, stavolta, alla luce la reale tomba del Re goto: le Grotte dell’Alimena (fra Carolei e Mendicino, CS), non facilmente raggiungibili se non con mezzi
  da esploratori. Qui, diversi simboli riconducibili ad associazioni iniziatiche ed esoteriche sono impressi sulle dure rocce; essi si fondono e si confondono tra altri simboli meno
  comprensibili, probabilmente iscrizioni indicanti la sacralità del luogo. Non è infatti un caso che questi luoghi sono proprio al di sotto di un cimitero.
  Un giorno, grazie all’impegno e alla passione di un piccolo gruppo di curiosi, la cultura germanica e quella italica potranno, dopo secoli, finalmente riunirsi e condividere una storia
  che è unica per due culture.



I GIOIELLI DEI GOTI
    Il carattere internazionale della storia dell'aristocrazia gotica è pienamente riflesso nelle oreficerie che con l'architettura e con i
  mosaici, ne rappresentano l'espressione artistica meglio conosciuta. Gli oggetti (spilli, fibbie,anelli, orecchini, bracciali, parti di   spade) testimoniano le peripezie di queste genti: i contatti con gli Sciti e i Sarmati; il prestigio di Roma, di Bisanzio, l'influsso del
  Cristianesimo; la comune eredità germanica.I gioielli venivano decorati con pietre dure, paste vitree, smalti incastonati o saldati
  su lamine d'oro o d'argento mediante apposite capsule; era molto usata la tecnica della filigrana in cui fili d'oro e d'argento erano
  fissati entro solchi incisi.

  A sinistra: il Mausoleo di Galla Placidia, andata in sposa al re Visigoto Ataulfo. Fatto costruire dalla principessa intorno al 450
 d.C. a Ravenna: la semplicità dell'esterno, in mattoni a vista, contrasta con la decorazione musiva che riveste le pareti e il soffitto
 dell'edificio.


  RIFLESSIONI.
  Il ritrovamento del tesoro di Alarico, potrebbe dare un forte impulso turistico alla zona qualora i cittadini calabresi affrontino il futuro con impegno e professionalità.
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