a cura di
Giuseppe
Pignatale
 
ARCHEOLOGIA:_______GLI ULTIMI GIORNI DI POMPEI

SuperSapiens___il__Sito__delle__Persone__In

  La città romana visse un periodo florido durato quattro secoli prima della
   disastrosa eruzione del 79 d.C. .......
   La colonia romana di Pompei, prima di essere distrutta dalla eruzione devastan-  te del Vesusio, avvenuta nel 79 d.C, subì un forte terremoto.
 Gli antichi pompeiani dovettero affrontare scene di panico ai quali seguirono
 sacrifici rituali agli dei del tempo per allontanare la loro collera e, la possi-
 bilità di una catastrofe.
 Già in precedenza nel 62 d.C. la città aveva subito un forte terremoto che aveva
 i segni, appena 17 anni prima che quello definitivo del 24 agosto del 79 d.C.
 pietrificasse per secoli questa città antica.
 La storia di Pompei non può essere ridotta a quelle poche ore in cui cenere e
 lava hanno seppellito tutto.
 Oggi gli archeologi stanno riportando alla luce una Pompei inedita ricavando da
 essa molte informazioni, grazie al progetto "Regio VI" e al lavoro di due archeo-
 logi Filippo Coarelli dell'università di Perugia e Fabrizio Pesando dell'istitu-
 to universitario Orientale di Napoli sappiamo come vivevano a Pompei gli an-
 tichi abitanti nei quattro secoli prima della sua fine.
 La squadra degli archeologi è stata poi rafforzata da ricercatori dell'uni-
 versità di Venezia e di Trieste e si sono effettuati scavi particolare nel-
 la zona "Regio VI" a nord del Foro. Lo scopo è di esplorare gli strati
 più profondi e antichi della società. Per evitare di danneggiare i resti
 contemporanei legati all'eruzione, si è scavato senza allestire sistemi
 di assi e di griglie come si fa spesso in questi tipi di cantieri.
 Si tratta di un lavoro minuzioso,delicato e faticoso incoraggiato dalle
 innumerevoli scoperte.
 Dagli scavi si scopre chePompei era una città prospera prima della sua di-
 struzione. Sono venuti alla luce pavimenti, muri dipinti, e statue realizzati
 200 anni primi di Cristo nella maggioranza dei casi.
 A questo si deve aggiungere che nell'ultimo congresso internazionale dedicato
 alle ricerche su Pompei, fatto a Roma, Filippo Coarelli ha presentato il suo
 ritrovamento.

 Sotto le ceneri degli edifici del I sec a.C., riconoscibili perchè emersi dalle ceneri del vulcano, sono comparsi le insulae,  risalenti al III sec
 a.C.. Praticamente, nella zona archeologica di Pompei, in qualunque punto si scavi, a 80 centimetri, compare la Pompei di 2200 anni fa.
 Gli archeologi hanno datato i quartieri e gli oggetti ritrovati sul posto; ceramiche dello stile del III sec., ceramiche di vernice nere,
 anfore, monete di Ebusus (antica Ibiza), dove furono ritrovate per la prima volta, le Baleari servivano da scalo tra l'Italia e la Spagna.
 Tra i ritrovamenti di maggior pregio ricordiamo i magnifici pavimenti con motivi geometrici stretti nel cocciopesto, una malta fatta di cocci.
 Nella "casa della nave",poi, sono stati trovati frammenti di muri in ocra gialla,rossa e bianca, sui quali si staglia un uccello dal becco
 affilato: questo fa pensare che l'epoca d'oro di Pompei sia già fiorente 300 anni prima della sua catastrofe naturale la cancellasse.
 
     Sopra a sinistra i poveri resti pietrificati di un abitante
 di Pompei colpito dalla lava; a fianco a destra, ricostruzione
 grafica di un uomo accovacciato un attimo prima della fine.
 
 la lunga via dell'abbondanza di Pompei


 Secondo Paolo Braconi, molto importante è l'architettura urbana e per capirne e ricostruire l'evoluzione, occorre partire dall'insula, unità minima da
 prendere in considerazione. L'organizzazione urbana che emerge dagli scavi di Pompei assomiglia a quella che emerge dalla ceneri del I secolo d.C.:
 le strade, gli isolati e i muri della abitazioni sembrano essersi sovrapposti nel tempo. Questa stratificazione viene confermata da scavi più profondi
 nella zona Regio VI che rivelano fondazioni risalenti al IV o addirittura VI sec. a.C. Si può dire infine che Pompei è una grande città che ha una
 struttura fondamentale in stile ellenico come riportato anche da fonti letterarie che testimoniano come fin dall'inizio la città fosse influenzata
 dalla civiltà greca: infatti la colonizzazione della Campania inizia nell'VIII a.C. con l'arrivo dei marinai greci nella baia di Napoli. Poi nella seconda
 metà del secolo VII a.C. i popoli di origine osca, che vivevano nella vallata del fiume Samo, fondano la città di Pompei che era imbevuta di cultura
 greca ed etrusca

 Negli anni '80 fu scoperta una cinta muraria, risalente al VI sec. a,C, senza scavare, ma ricorrendo a una tecnica basata sulla conduttività eletrica.
 In effetti la presenza di fondamenta nel suolo, a causa dell'umidità delle pietre, modifica le proprietà fisiche.
 Quando nel 79 d.C. Pompei fu distrutta e sepolta dalle ceneri vesuviane, aveva una cinta di mura più recente del diametro di 3,5 Km. Non è stato
 però sempre così: in base a sondaggi eseguiti, pare che gli abitanti del V sec. a.C., erano poco numerosi ed occupavano la zona Regio VIII. Dopo
 una prima fase di estensione la città si sarebbe per poi continuare ad estendersi. In quegli anni i Pompeiani, come gli altri popoli della Campania,
 subivano i ripetuti assalti dei romani che avevano incominciato a estendere l'impero. Le ostilità terminarono alla fine del IV sec. a.C. e per
 Pompei si ebbe successivamente un periodo fastoso, perchè era alimentata da Roma e in forze armate.
 Dagli studi fatti, Coarelli e Pesando giunsero alla conclusione che Pompei nel III sec.d.C. giunse alla sua massima estensione pari alla prima.
 Per verificare questa ipotesi, gli archeologi hanno cominciato a scavari nelle zone Regio VI e hanno completato la planimetria della casa del
 Centauro, la più antica abitazione dissotterra e presa come modello di domus pompeiana del III sec. a.C. Se queste ipotesi verranno confermate
 allora la Pompei greca ricalca abbastanza fedelmente la Pompei imperiale.

 Grazie agli scheletri sepolti sotto la cenere è possibile l'esame del DNA. Questo esame si può fare su intere famiglie sepolte sotto la cenere.
 Recentemente gli archeologi, hanno studiato i 13 scheletri, ritrovati in due stanze da letto della casa di Polibio. Si è costruita l'identità
 degli abitanti della casa: il padre, forse Caio Giulio Polibio, da un sigillo scoperto nella casa, e i suoi figli di età compresa dai 3 ai 17
 anni, una donna che li abbracciava, il cui esame del DNA dimostra che non è la madre dei fanciulli, qualche schiavo riconoscibile dallo stato
 dello scheletro e dagli oggetti portati.Poi, l'avanzata gravidanza della maggiore delle sue figlie, da una spiegazione della famiglia al suo
 fianco.

 Si sono raccolti i dati di un centinaio di scheletri per far sì che i demografi abbozzassero un quadro della popolazione pompeiana al momento
 dell'eruziome: e tenendo conto che quest'ultima fu rapida e che possibile fuggire solo per poco tempo, e, in base a campione la popolazione do-
 veva essere composta per metà da bambini. Si è calcolata l'età degli uomini, 41 anni, e 39 per le donne. I bisogni nutrizionali delle 14.000
 persone che stavano lì al momento del dramma, sono stati stimati a 14500 Kg di cereali o equivalenti: resta da capire in che modo si venisse
 incontro a queste richieste.

 
  Sopra: il secondo peristilio a portico e loggia della Casa del Fauno che circonda il vasto giardino della casa.
        I ricchi pompeiani,abbellivano le ville con giardini ove vi erano fiori di campo, mirto, alloro, vite, platani e
        cipressi.
 
  Sopra; una ricostruzione della Casa del
          Fauno, fra le più belle e grandi di
          Pompei: aveva 2 atri e 2 peristili.
          Nell'impluvium, a centro dell'atrio
          c'era la statua bronzea di un fauno
          danzante.

sopra: vita in una domus romana



 LA CASA POMPEIANA.- Il tipo più antico di casa pompeiana è quello "ad atrio" presente già nel periodo sannitico: un esempio è la "Casa del
 Chirurgo" (così chiamata perchè in essa furono ritrovati 40 strumenti chirurgici in bronzo e ferro) e la "Casa di Sallustio" risalente al IV sec. a.C..
 Un piccolo ingresso,affiancato da 2 stanze di servizio, conduce nal cortile centrale, ove al centro vi era una vasca - impluvium - per la raccolta della
 acqua piovana, convogliata dalle falde del tetto inclinate verso l'interno, e, infine raccolta in una cisterna sotterranea. Nell'atrio vi era una cappelletta
 che custodiva le effigi dei Lari, divinità protettrici della casa; in un lato vi era spesso la cucina costituita da un focolare in muratura.
 L'atrio era affiancato nei lati lunghi dalle stanze per la notte (cubicola), ambienti molto piccoli ove vi era una nicchia all'interno della quale vi era il
 letto.
 Sul lato opposto all'ingresso vi erano le stanze di soggiorno: il tablinum e due ambienti più piccoli ai lati di esso. Al di là del tablinum vi era l'orto-
 giardino della casa.
 Nel II sec. a.C. grazie all'influsso culturale greco, la casa ad atrio si trasformò in una dimora più grande e signorile:la casa a peristilio.
 Il peristilio era un cortile porticato con giardino a centro attorno al quale gravitavano le stanze di soggiorno e di rappresentanza. L'atrio, arricchito
 dalle colonne che sostenevano il tetto, perse di importanza iniziale.La Casa del fauno, così chiamata perchè nel suo cortile vi era una statuetta di
  bronzo di fauno danzante messa in un atrio, rappresenta tutte e due le tendenze; era stata costruita sui resti di una casa ad atrio del III sec. a.C.
 provvista di orto giardino.



 LE ABITAZIONI POPOLARI.- La stragrande maggioranza della popolazione, composta da artigiani e piccoli commercianti, vivevano in abitazioni
 connesse ai luoghi di lavoro ricavate nel retrobottega o su piani soppalcati, i mezzanini ai quali si accedeva grazie a scale in legno.
 Altri tipi di alloggi popolari erano le famose insulae (caseggiati a più appartamenti), che non faranno a tempo a trasformarsi in case di affitto come a
 Ostia e nella Roma imperiale.


 RIFLESSIONI FINALI.-Nonostante le grandi catastrofi, come quelle del 79 d.C. che in pratica tolse dalla faccia della terra Pompei ed Ercolano,
 l'uomo tende a dimenticare, commettendo spesso gli stessi errori, sfavorito dal fatto che questi fenomeni nefasti sono molto distanziati nel tempo.
 Tutt'oggi l'area vesuviana è ad alta densità di popolazione, e qui sembra che i ricercatori, in base a documentari, hanno messo dei rilevatori sismici
 per controllare l'attività del grande gigante dormente, il Vesuvio, che in superficie sembra dormire ma non lo è all'interno.
 A questo punto, la domanda giunge spontanea, data l'ultima eruzione del Vesuvio nel 1944,durante la Seconda Guerra Mondiale, sarà sufficiente
 il piano di evacuazione a salvare la gente da una futura attività eruttiva del Vesuvio?

 Torna alla HomeBase