a cura di
Giuseppe
Pignatale
 
IL MONDO ROMANO: LE ORIGINI DI ROMA.
SuperSapiens___il__Sito__delle__Persone__In







 Secondo la leggenda, i due gemelli, Romolo e Remo, furono messi in una cesta
 di vimini e gettati nel Tevere.


 Poi, una lupa udì gemere i due gemelli, che si erano impigliati fra i giunchi del
 fiume, e li allattò.

 Ottocento anni prima di Cristo, Roma non è nemmeno un villaggio: in pratica comprende una decina di capanne in legno
 e paglia, ragguppate in piccole borgate sui colli che poi furono detti romani. Gli abitanti erano per lo più costituiti da gen-
 te randagia, proveniente un pò da tutti i villaggi circostanti: degli esuli, dei banditi, insomma.
 Gente che aveva fallito la prima parte della sua vita e che aveva deciso di ricominiciare. Non avevano donne con sè o
 quasi: più tardi si racconterà che saranno costretti a rubarle dai popoli vicini perchè nessuno voleva imparentarsi con
 loro. Erano poveri fino all'indicenza ed erano visti con sospetto. Questi uomini descritti in cattivo modo avevano una
 volontà furiosa di prendersi una rivincita, come poi avvenne.

"Lotta Globale per il Benessere" di Giuseppe Pignatale il libro per lo Sviluppo Globale
Google
 
Web www.supersapiens.it
 A destra: sviluppo di Roma: il Pala-
 tino costituisce l'antica Roma qua-
 drata.

 Vivevano d'agricoltura e di commercio: alle foci del Tevere si erano formate delle saline naturali; le piccole città latine
 che si erano formate nel Lazio, erano disposte a dare un pò dei loro prodotti agricoli in cambio a chi andava a prendere
 il sale per poi distribuirlo all'interno. E quindi gli uomini dei colli si dedicarono al commercio del sale: ancora oggi
 la via che dal mare porta a Roma e verso l'interno si chiama via Salaria. Raggiunsero così una modesta agiatezza.
 Poi le borgate sorte sui colli del Palatino, dell'Esquilino, e del Celio, si unirono in una lega sacra che
 fu chiamata "settimonzio" ossia dei sette monti. Successivamente le borgate del Palatino si riunirono
 in villaggio che forse prese il nome di Roma; secondo l'uso dei latini, si parla della Roma quadrata
 perchè quadrate erano le mura di cinta: non sappiamo il significato di questo nome.
 Poichè il commercio del sale rendeva, la Roma del Palatino crebbe estendendosi sui colli vicini: il
 Capitolino per primo, poi il Celio, l'Esquilino, il Viminale, il Quirinale, il Quirinale.Infine, molto più
  tardi, fu annesso il settimo colle l'Aventino, dove si erano riuniti gli ultimi venuti che erano
 i più poveri di tutti.In questi primi tempi, Roma, non aveva una cinta di mura: in pratica era così
 povera che non temeva nemici. Era delimitata, secondo l'uso etrusco, da una cinta sacra, il "pomerio",
 una fascia di muro, sulla quale non era possibile costruire o passare l'aratro. La città era governata
 da re: piccoli re, un pò mercanti e un pò contadini. Agli inizi, molto probabilmente gli etruschi
 esercitarono un predominio sulla città. Alcuni dei re romani furono molto probabilmente di origine
 etrusca. A un certo punto, i Romani vollero liberarsi dagli Etruschi e dai loro re che furono cacciati
 passando alla repubblica. E, con essa inizia la vera storia di Roma.

 La leggenda di Romolo e Remo. Più tardi i Romani raccontarono le cose in modo assai diverso
 facendo nascere la leggenda di Romolo e Remo. Raccontiamola.
 Secondo le tradizioni latine, sui primi popoli del Lazio regnava un re straniero, figlio di Apollo, che si
 chiamava Giano. Una divinità greca di nome Cronos, che i Romani chiamavano Saturno, essendo
 stata spodestata da Giove, che i Greci chiamavano Zeus, giunse nel Lazio e fu accolto amorevol-
 mente da Giano che gli dette il colle Capitolino: Saturnoricambiò insegnando ai Latini la coltivazione
 del grano e della vite; fu un periodo felice in cui tutti si vollero bene.
 A Giano succedettero altri re come Evandro che proveniva dall'Arcadia, Grecia, che costruì una città
 sul Palatino. Più tardi nel Lazio giunse l'eroe troiano Enea, col figlio Ascanio, fuggito dalla rovina
 della sua città. Il re Latino lo accolse e gli diede in sposa sua figlia Lavinia, dopo aver vinto e ucciso
 il re Turno pretendente di lei. Poi Enea scomparve tra le onde de un fiume e suo figlio Ascanio,
 abbandonò la città di Lavinio, costruita dal padre, perchè circondata da paludi malsane, e ne fondò
 un'altra sul monte Albano chiamandola Alba Longa. In Alba Longa si succedettero dodici re, discen-
 denti da Enea, l'ultimo dei quali ebbe due figli: Numitore e Amulio. Numitore, il primogenito, a cui
 toccava il regno, fu scacciato dal fratello Amulio che aggiungendo delitto a delitto, come descrive lo
 storico Tito Livio, fece uccidere i figli maschi di Numitore, e la figlia di quest'ultimo, Rea Silvia, fu
  costretta a farsi vestale, o sacerdotessa di Vesta, affinchè non avesse discendenza. Un giorno che
  Rea Silvia, era alla fonte, fu vista dal dio della guerra, Marte, che la volle subito in sposa. Nacquero
 subito due gemelli e le conseguenze furono tragiche: Rea Silvia, fu lasciata morire di fame in carcere,
 essendo venuta meno ai voti, mentrei due gemelli vennero messi in una cesta poi abbandonata alle
 onde del fiume Tevere. La cesta, poi, si impigliò tra i giunchi ai piedi del Palatino ove una lupi fu
 attratta dai gemiti dei neonati, e avvicinatasi, anzichè mangiarli li allattò. Faustolo, un pastore del
 re Amulio, meravigliato del prodigio, prese i bambini e se li portò a casa ove sua moglie, Acca
 Laurenzia, li chiamò Romolo e Remo.
 Gli anni passarono e i due gemelli crebbero dedicandosi al bestiame e alla caccia.
 Un giorno, in seguito a una zuffa fra i pastori del re Amulio e quelli del detronizzato Numitore, che viveva rassegnato nella città di Alba, Remo fu preso e condotto davanti a Numitore, che lo riconobbe come suo nipote e riuscì a rintracciare anche Romolo. I due gemelli, appresa la verità, uccisero Amulio e rimisero sul trono il nonno Numitore che per ricompensarli concesse loro un territorio lungo il Tevere affinchè fondassero una città. Sorse subito il problema di chi dei due gemelli sarebbe stato re. I due fratelli consultarono gli dei e decisero di osservarte il volo degli uccelli secondo il rito del vicino popolo dei Sabelli. Remo andò sull'Aventino e vide sei avvoltoi; Romolo invece sul Palatino ne vide dodici: sarebbe quibdi toccato a lui il regno. Seguendo il rito etrusco, il 21 aprile del 753 a.C., Romolo tracciò i confini della città con l'aratro. Poi si incominciarono a costruire le mura e Remo che invidiava il fratello vedendo quelle mura alte un piede esclamò: " Che razza di mura! Si possono superare con un salto." E le saltò suscitando l'ira di Romolo che si avventò contro il fratello e lo uccise gridando: "Così perisca chi osi superare queste mura!" Roma era sorta con una cinta di mura alte un piede e una frase.
 
 Sopra: Remo varcò il solco tracciato da Romolo, che gli si avventò
 contro e lo uccise.


 Sotto: Romolo invitò i vicini Sabini a una grande festa, e, mentre fervevano
 i giuochi, fece rapire le fanciulle degli ospiti.

 
 IL RATTO DELLE SABINE. Il periodo in cui Roma fu governata dai re, sta tra la storia
 e la leggenda. I fatti che la tradizione ci racconta corrisponde a fatti realmente avvenuti ma
 trasfigurati per renderli degni a quella che fu la grandezza di Roma. Il villaggio di banditi
 e di esuli era guardato con diffidenza dai vicini. Non c'era un padre che fosse disposto di
 dare una loro figlia in sposa ai fondatori della città. Quei primi Romani cominciarono allora
 a far razzie e si portarono a casa le ragazze che trovavano. Il fatto viene nobiltato dalla
 leggenda del ratto delle Sabine. La città era sorta ma era povera di abitanti.
 Romolo per popolare la città accolse gli esuli delle città vicine che però erano quasi tutti
 uomini. Allora organizzò una grande festa, invitando i popoli vicini e a un suo segnale fece
 rapire le fanciulle presenti, quasi tutte del popolo dei Sabini. I Sabini vennero alla riscos-
 sa comandati dal re Tazio, ed entrarono nella città grazie al tradimento di una ragazza,
 Tarpea, che accettò di aprire la porta della città in cambio di ciò che essi portarono sul
 braccio sinistro, cioè i braccialetti d'oro. I sabini però appena entrati la seppellirono
 sotto un tumulo di pesanti scudi. Romolo e i suoi accorsero iniziando la zuffa e giunsero
 anche le donne rapite che si erano affezionate ai loro sposi e comunque volevano bene an-
 che i propri conpatriotti e riuscirono a rappacificare le due parti contendenti.
 Da allora Romolo e Tazio governavano insieme sui due popoli riuniti e poi alla morte di
 Tazio, i Sabini riconobbero Romolo come loro re. Poi mentre Romolo passava in rivista il
 suo esercito, scoppiò un uragano con fulmini quando tornò il sereno si scoprì che il
 seggio reale era vuoto e Romolo era scomparso: si disse che il re era stato rapito in
 cielo durante il temporale e il primo re fu adorato cono un dio col nome di Quirino.

 Il primo periodo monarchico di Roma fu caratterizzato da sette re leggendari .

 

Mettendo da parte le "leggende" vediamo cosa è successo molto probabilmente. Roma come significato potrebbe trarre origine come città del colle o città del fiume. Il luogo dove oggi sorge Roma dovette essere abitato assai presto perchè il Tevere era facile da guadare e grazie anche alla presenza dell'isolotto o isola Tiberina, in mezzo al fiume, e poi le diverse alture offrivano facile riparo sia contro le acque sia dalle offese degli uomini. Sorsero quindi una serie di villaggi sui vari colli bagnati dal Tevere: in pratica gli archeologi hanno scoperto la più antica necropoli sul luogo dell'attuale Foro Romano, ai piedi dell'Esquilino, con tombe dell'età del ferro risalenti almeno al IX secolo a.C..
Tra questi villaggi, molto probabilmente, si strinse la lega sacrale detta del Settimonzio (=sette monti), comprendente quelli sorti sulle tre cime del Palatino (Palatium,Cermalus, Velia), sulle tre cime dell'Esquilino (Oppius, Cispius,Fagutal),e sul colle del Celio.

 
 CONTINUA