Giuseppe Pignatale
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 Storia antica: il mondo romano:
 La guerra civile: Mario e Silla.
 
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Tra la fine del sec. II e l'inizio del sec. I a. C. i due personaggi di maggior autorità in Roma erano il plebeo Mario, rappresentante dei democratici, e il patrizio Silla, capo del partito aristocratico.

Riappare l'idea monarchica. Racconta la tradizione che Tibero Gracco nel vedersi minacciato da nemici furiosi, si era portato le mani alla testa per indicare ai suoi seguaci che era in pericolo di vita. A quel gesto disperato, i suoi avverari urlarono: "Vedete? Ha dichiarato che vuole la corona regia: uccidiamolo: vuol distruggere la libertà!" Nella storia della repubblica ricompariva l'idea monarchica sia pure l'interpretazione tendenziosa di un gesto innocente.
In realtà tra le due classi dei ricchi e dei poveri, v'era tanto odio che si iniziava ad affacciare in essi l'idea di affidare a un uomo risoluto il potere: ricordiamo che anche in Grecia la tirannide era sorta dalle lotte di classe.

Caio Mario, nato ad Arpino da umile famiglia di contadini, si era acquistata fama di invincibile condottiero sconfiggendo in Africa Giugurta, che aveva usurpato il trono di Numidia ai legittimi successori di Massinissa (106 a. C.), e distruggendo ad Acque Sestie, in Provenza, i Teutoni (102 a. C.) e ai Campi Raudii, presso Vercelli, i Cimbri 101 a. C.), bellicose popolazioni di stirpe germanica che avevano invaso la Gallia meridionale e la pianura padana. Per queste vittorie egli aveva celebrato nell'Urbe uno splendido trionfo, durante il quale era stato acclamato dal popolo terzo fondatore di Roma, dopo Romolo e Camillo.
Lucio Cornelio Silla, appartenente all'antichissima gente Cornelia, aveva combattuto in Africa contro Giugurta come luogotenente di Mario, e in Italia aveva dimostrato non comuni capacità militari durante la guerra sociale, ma soprattutto si era rivelato uomo abilissimo nel condurre in Roma la lotta politica contro il partito democratico.

In particolare Mario si era guadagnato il favore popolare perchè aveva condotto a termine la guerra contro Giugurta che per mantenere il regno usurpato era riuscito a corrompere molti esponenti della nobiltà romana e quindi la vittoria di Mario su di lui era sembrata segnare il trionfo della rettitudine popolare sulla corruzione della nobiltà.

La guerra civile fra il campione dei democratici, che si era proposto di abbattere col favore del popolo la dominante oligarchia senatoriale, e il campione degli aristocratici, che lottava per conservare ai nobili e ai ricchi il predominio politico, scoppiò in occasione della ribellione di Mitridate, re del Ponto, il quale aspirava a sostituirsi ai Romani nel predominio dell'Oriente


 Sopra: Mario;
 sotto. Silla.


 Sopra: Mitridate il Grande, in
 una moneta;
 sotto: moneta aurea con la statua  equestre di Silla dittatore felice  (Roma, Museo della romanità.

mediterraneo; e per cominciare aveva fatto ribellare a Roma le città del regno di Pergamo che alla morte del suo ultimo re era passato a Roma costituendo la provincia d'Asia. Mitridate dette l'ordine di trucidare tutti i cittadini romani che si trovavano li per i loro commerci. Era l'88 a.C. e ancora una volta si delineava in Asia una minaccia per l'occidente
Deciso l'invio di un esercito in Oriente, il Senato ne affidò il comando a Silla. Mentre questo era a Nola, in Campania, per preparare la spedizione, Mario costrinse il Senato a revocargli il mandato e ad assegnarlo a lui.

Allora Silla marciò su Roma con l'esercito che, venuto meno al suo compito di forza armata al servizio esclusivo dello Stato, si era posto, per la prima volta nella storia di Roma, al servizio degli interessi dei proprio comandante, e con quello disperse il partito democratico, imponendo un governo a lui fedele. Mario era riuscito a fuggire, ma venne scoperto nelle paludi di Minturno e gettato in prigione, dove uno schiavo cimbro fu mandato ad ucciderlo. Al grido: "Oserai tu uccidere Caio Mario?", lo schiavo, gettata la spada, fuggì via atterrito, e così il prigioniero poté evadere dal carcere e riparare in Africa. poco dopo, essendo Silla partito per la Grecia, egli ritornò in Roma, ricostituì il suo partito, rovesciò il governo instaurato da Silla e si fece eleggere per la settima volta console insieme con Cinna; ma mentre esercitava le sue vendette contro il partito aristocrato, improvvisamente morì (86 a. C.). Intanto Silla, sbarcato sulla costa dell'Epiro, ridusse all'obbedienza la Grecia, che aveva accolto Mitridate come un liberatore, ed insegui questo in Asia, costringendolo a ritornare nei suoi vecchi confini (85 a. C.). Quindi col suo esercito ritornò in Italia, assetato di vendetta contro la parte democratica che aveva perseguitato i suoi partigiani, confiscato i loro beni, distrutta la sua casa.
Sulla via da Brindisi a Roma fu raggiunto da un giovane patrizio, Gneo Pompeo, che gli conduceva tre legioni arruolate a sue spese, e con quei rinforzi sconfisse presso le mura della città le forze del partito democratico, entrando da padrone in Roma. Fattosi nominare dal Senato dittatore a tempo indeterminato, per sei mesi ogni giorno espose nel Foro le tavole di proscrizione, contenenti le liste dei cittadini da lui condannati a morte, che


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 Sopra: il dominio di Roma e il Ponto.

potevano essere uccisi da chiunque li avesse incontrati: in questo modo perirono, secondo alcuni storici, circa novemila persone.
Le terre, confiscate agli avversari, furono distribuite ai veterani, e in tutto il territorio italico si costituirono 120.000 nuove piccole proprietà agricole.
II Senato fu portato a 6oo membri includendo nel numero dei senatori molti cavalieri fedeli al partito aristpcratico, e fu sottratto al controllo di censori, la cui magistratura venne abolita. Esso riebbe i tribunali supremo tolti ai cavalieri, e il controllo sulle deliberazioni del popolo, così che ritornò a essere l'istituto fondamentale di tutto l'ordinamento repubblicano. Dopo circa tre anni di dittatura, radunata l'assemblea del popolo nel Foro Silla dichiarò di essere pronto a rendere a qualsiasi cittadino i conti del su operato, ma nessuno si levò a parlare. Quindi abdicò alla carica, licenziò littori e le guardie del corpo e si ritirò a vivere come privato cittadino in un sua villa presso Cuma, dove l'anno dopo mori (78 a. C). La dittatura di Silla, sostenuta dall'esercito, costituì la premessa di ulteriori tentativi dittatoriali, che si concluderanno con la fine dell'ordinamento repubblicano e con l'instaurazione dell'Impero.