mediterraneo; e per cominciare aveva fatto ribellare a Roma le città del regno di Pergamo che alla morte del suo ultimo re era
passato a Roma costituendo la provincia d'Asia. Mitridate dette l'ordine di trucidare tutti i cittadini romani che si trovavano li per
i loro commerci. Era l'88 a.C. e ancora una volta si delineava in Asia una minaccia per l'occidente
Deciso l'invio di un esercito in Oriente, il Senato ne affidò il comando a Silla. Mentre questo era a Nola, in Campania, per preparare
la spedizione, Mario costrinse il Senato a revocargli il mandato e ad assegnarlo a lui.

Allora Silla marciò su Roma con l'esercito che, venuto meno al suo compito di forza armata al servizio esclusivo dello Stato,
si era
posto, per la prima volta nella storia di Roma, al servizio degli interessi dei proprio comandante, e con quello disperse il
partito
democratico, imponendo un governo a lui fedele. Mario era riuscito a fuggire, ma venne scoperto nelle paludi di Minturno e gettato
in prigione, dove uno schiavo cimbro fu mandato ad ucciderlo. Al grido: "Oserai tu uccidere Caio Mario?", lo schiavo, gettata
la spada, fuggì via atterrito, e così il prigioniero poté evadere dal carcere e riparare in Africa. poco dopo, essendo Silla partito
per la Grecia, egli ritornò in Roma, ricostituì il suo partito, rovesciò il governo instaurato da Silla e si fece eleggere per la
settima volta console insieme con Cinna; ma mentre esercitava le sue vendette contro il partito aristocrato, improvvisamente
morì (86 a. C.). Intanto Silla, sbarcato sulla costa dell'Epiro, ridusse all'obbedienza la Grecia, che aveva accolto Mitridate
come un liberatore, ed insegui questo in Asia, costringendolo a ritornare nei suoi vecchi confini (85 a. C.). Quindi col suo
esercito ritornò in Italia, assetato di vendetta contro la parte democratica che aveva perseguitato i suoi partigiani, confiscato
i loro beni, distrutta la sua casa.
Sulla via da Brindisi a Roma fu raggiunto da un giovane patrizio, Gneo Pompeo, che gli
conduceva tre legioni arruolate a sue spese, e con quei rinforzi sconfisse presso le mura della città le forze del partito
democratico, entrando da padrone in Roma.
Fattosi nominare dal Senato dittatore a tempo indeterminato, per sei mesi ogni giorno espose nel Foro le tavole di proscrizione,
contenenti le liste dei cittadini da lui condannati a morte, che
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Sopra: il dominio di Roma e il Ponto.
potevano essere uccisi da chiunque li avesse incontrati: in questo
modo perirono, secondo alcuni storici, circa novemila persone.
Le terre, confiscate agli avversari, furono distribuite ai veterani, e in tutto il territorio italico si costituirono 120.000 nuove
piccole proprietà agricole.
II Senato fu portato a 6oo membri includendo nel numero dei senatori molti cavalieri fedeli al partito aristpcratico, e fu sottratto
al controllo di censori, la cui magistratura venne abolita. Esso riebbe i tribunali supremo
tolti ai cavalieri, e il controllo sulle deliberazioni del popolo, così che ritornò a essere l'istituto fondamentale di tutto
l'ordinamento repubblicano.
Dopo circa tre anni di dittatura, radunata l'assemblea del popolo nel Foro Silla dichiarò di essere pronto a rendere a qualsiasi
cittadino i conti del su operato, ma nessuno si levò a parlare. Quindi abdicò alla carica, licenziò littori e le guardie del corpo
e si ritirò a vivere come privato cittadino in un sua villa presso Cuma, dove l'anno dopo mori (78 a. C). La dittatura di Silla,
sostenuta dall'esercito, costituì la premessa di ulteriori tentativi dittatoriali, che si concluderanno con la fine dell'ordinamento
repubblicano e con l'instaurazione dell'Impero.
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