Giuseppe Pignatale
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Il Trionfo degli uomini di Buona Volontà.
 


    
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 Storia Antica:
 
I FENICI.

I Fenici, popolazione di origine semitica, abitò il Libano e furono grandi navigatori e commercianti....

 
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 LA FENICIA.

La fascia mediterranea dell'Asia Anteriore, compresa tra il golfo di Alessandretta e il canale di Suez, anticamente si divideva in due regioni: la Fenicia ad oriente e la Palestina ad occidente.
La Fenicia, oggi Repubblica del Libano, è una striscia di territorio lunga circa duecento chilometri e larga da venti a trenta chilometri, chiusa tra il mare e la catena del Libano. Le estreme propaggini di questa catena, che in alcuni punti scendono fino al mare, dividono la regione in parecchie valli trasversali, solcate da rapidi corsi d'acqua, aperte come conche verso il mare, ma di difficile comunicazione tra loro.
In queste fertili valli e sulle pendici selvose del Libano visse l'antico popolo dei Fenici che al pari dei Babilonesi e degli Assiri erano di origine semita.



I Fenici si stabilirono tra il Libano e il Mediterraneo molto tempo prima che gli Ebrei occupassero la Palestina. Essi da principio erano dediti alla coltivazione dei campi e all'allevamento del bestiame.
In seguito, crescendo la popolazione e trovandosi chiusi tra i monti e il mare senza possibilità di espandersi nella terraferma, divennero naviga- tori e trovarono nel commercio marittimo la principale fonte di vita.
Per la costruzione delle navi si servivano dei pini e dei cedri del Libano e come porti usavano le numerose insenature della costa. Navigavano specialmente di giorno, riuniti in flottiglie di agili imbarcazioni a remi e a vela, e la notte si rifugiavano nei porti. Affrontarono anche il mare aperto, esplorando tutto il Mediterraneo e il Mar Nero, e si spinsero oltre le Colonne d'Ercole, l'odierno stretto di Gibilterra, avventurandosi nell'Atlantico e giungendo fino al Mar dei Nord e al Baltico. I navigatori fenici erano presenti in tutti i luoghi in cui vi fossero merci da scambiare. Quando su una spiaggia trovavano gente indifesa, da marinai si mutavano in pirati, e rapivano uomini e donne per venderli altrove come schiavi. All'inizio del sec. VI a. C., come racconta Erodoto, una flotta fenicia compì, per incarico del faraone d'Egitto Neco 11, la circumnavigazione dell'Africa, partendo dal Mar Rosso ed approdando, dopo tre anni di navigazione, sulla costa mediterranea dell'Egitto.
Col loro commercio, appoggiato a una vasta rete di colonie da essi fondate e di stabilimenti commerciali, i Fenici diffusero nel mondo allora conosciuto i prodotti delle loro industrie e di quelle che fiorivano nei centri civili dell'antico Oriente. Colonie fenicie sorsero in tutto il bacino del Mediterraneo. Esse da principio dipendevano dalla madrepatria, ma in seguito a poco a poco se ne staccarono, rendendosi autonome. Tra le principali colonie fenicie ricordiamo: Palermo in Sicilia, Cagliari in Sardegna, Cartagine nell'attuale Tunisia, Tangeri sulla soglia dell'Atlantico, Cadice nella Spagina.

La più importante di esse fu Cartagine, fondata, secondo la leggenda, da

 


Sopra in verde la Fenicia, attuale Libano con i principali centri fenici.
Sotto: nave da guerra assira di costruzione fenicia.

sopra: Biblo - tempio degli Obelischi;
sotto: alfabeto fenicio.

Didone,sorella del re di Tiro, costretta a fuggire dalla patria per le persecuzioni del fratello. Cartagine divenne un grande Stato commerciale, colonizzò parte della Sicilia, della Sardegna e della Spagna, e per diversi secoli dominò nel Mediterraneo, finché fu sopraffatta dalla potenza di Roma.

I Fenici erano ricchi e potenti sul mare, ma deboli sulla terraferma. Essi non riuscirono mai ad unificare il loro territorio in un forte Stato nazionale, ma vissero sempre divisi in tanti piccoli Stati autonomi, spesso rivali fra loro, retti da sovrani locali oppure ordinati in Repubbliche con magistrati elettivi. Tra questi Stati-città ricordiamo: Biblo, Benito, Sidone e Tiro. Delle divisioni interne dei Fenici approfittarono più volte i potenti stati vicini, elle assoggettarono ora l'una ora l'altra città e le sottoposero a gravosi tributi, finché nel 332 a. C. tutta la regione cadde sotto il dominio di Alessandro Magno.
La civiltà Fenicia.-La Fenicia fu nell'antichità la regione di incontro delle civiltà del Nilo, del Tigri e dell'Eufrate, e dell'Egeo. Essa non creò una sua civiltà originale, ma accolse ed elaborò la civiltà dei popoli con i quali ebbe rapporti commerciali. Fu gran merito dei Fenici aver diffuso, con gli scambi delle merci, le usanze e i costumi dei popoli civili presso le genti ancora barbare ed incolte, contribuendo così in maniera notevole, dopo gli Egei e prima dei Greci, allo sviluppi della civiltà mediterranea. II contributo originale dato dai Fenici al progresso umano consiste in alcune innovazioni introdotte nell'arte di navigare, coma l'uso dell'ancora e il modo di orientarsi di notte in mare per mezzo delle stelle e soprattutto nell'invenzione dell'alfabeto fonetico. Essa risale, come attestano alcune tavolette scoperte dagli archeologi francesi negli scavi di Ugarit, al secondo millennio prima di Cristo, e fu determinata, probabilmente, dalla necessità di avere un sistema di scrittura facile e rapido che consentisse anche a gente poco colta, come potevano essere i mercanti fenici, di annotare giorno per giorno, tra una contrattazione e l'altra, le merci e i guadagni. L'alfabeto fenicio era composto di ventidue segni, ciascuno corrispondente al suono di una consonante: i segni corrispondenti ai suoni delle vocali furono più tardi inventati ed aggiunti dai Greci. La scrittura fenicia fu una delle più grandi conquiste dell'umanità, perché rese più facili, e perciò accessibili a tutti, l'istruzione e la cultura. La dipendenza della civiltà fenicia dalle civiltà egiziana ed assiro-babilonese si nota specialmente nella reliione e nel culto dei morti.
I Fenici adoravano molti dèi, tra i quali i principali erano: Baal, il padrone; Moloch, il re; Adone, il signore che, come l'egiziano Osiride, moriva e rinasceva ogni anno col morire e col rinascere della vegetazione. Una divinità femminile molto onorata era la dea di origine

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mesnpotamica Astarte personificazione della natura feconda, che più tardi i Greci e i Romani identificarono con la dea Venere. Gli dèi erano adorati piegando il ginocchio e mandando con la mano un bacio. Per placarne l'ira, in caso di calamità o di sventure, si celebravano sacrifici anche umani, specialmente di fanciulli. I Fenici credevano, come gli Egiziani, che i morti sopravvivessero finché i loro corpi si conservassero intatti. Perciò ne avevano grande cura, li imbalsamavano secondo l'uso egiziano, li chiudevano in sarcofaghi preziosi c li seppellivano in sontuose tombe.
Più che grandi artisti, i Fenici furono abilissimi artigiani, padroni di una tecnica molto evoluta, per la quale divennero famosi in tutto il mondo antico. Architetti ed operai di Tiro. fatti venire a Gerusalemme dal re Salomone, costruirono ed arredarono il Gran Tempio degli Ebrei.
Le principali industrie fenicie concernevano: la costruzione di navi, che erano lunghe, strette, con la prora appuntita, fornite di due ordini di remi e di larghe vele rettangolari, molto adatte a solcare velocemente il mare; la lavorazione del papiro, che avveniva specialmente nella città di Biblo, donde la parola greca "biblos" per indicare il libro; la lavorazione della porpora sostanza colorante estratta da un mollusco marino, il murice, che tingeva di un bel colore viola carico, splendente al sole, le stoffe destinate a vestire i sovrani; la lavorazione della ceramica, del vetro e dei metalli preziosi, per la produzione di vasi a vari colori, di fialette per profumi, di coppe cesellate d'argento e d'oro.