Giuseppe Pignatale Presenta:
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Storia Contemporanea:
LA CADUTA DI BRESCIA, DI VENEZIA E DI FIRENZE.
Dopo la sconfitta di Novara, subita dall'esercito piemontese, tutte le repubbliche cadono......
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Dopo la sconfitta di Novara, le città lombarde che erano insorte alla notizia della rottura dell'armistizio si rassegnarono ad abbassare le armi, eccettuata Brescia, liberatasi dagli Austriaci proprio il giorno della sconfitta di Novara. E, sotto la guida di Tito Speri volle rinnovare gli eroismi compiuti l'anno prima da Milano.
La lotta, nella quale morirono un migliaio di patrioti, durò dieci giorni, dal 23 marzo al 1° aprile 1849. L'eroica città meritò il titoli) di leonessa d'Italia,
e il generale Haynau, che dimostrò disumana ferocia nella repressione, fu soprannominato la iena di Brescia.
Quindi gli Austriaci concentrarono le loro forze contro Venezia, che resisteva fin dall'autunno dell'anno precedente. Anche colà, come a Roma, erano affluiti volontari da ogni parte d'Italia, organizzati in corpi dai nomi augurali, come: Battaglione della Speranza, Battaglione dell'Italia Libera, Battaglione dei Cacciatori del Reno.
La flotta austriaca bloccava dal lido la laguna, mentre sulla riva di terraferma si ammassavano artiglierie pronte a devastare la città. Fame e contagio erano le conseguenze del blocco che impediva ai Veneziani di ricevere soccorsi di viveri e di uomini.
Sebbene non vi fossero speranze di ricevere aiuti da nessuna parte e tutti fossero convinti che ormai l'ultima ora della libertà di Venezia fosse irreparabilmente segnata,
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Sopra: episodio delle "Dieci giornate di brescia."
Sotto: attacco alle batterie veneziane, sul ponte ferroviario della laguna.
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tuttavia l'Assemblea della Repubblica decretò di "resistere all'Austriaco ad ogni costo", ed investì il
presidente Daniele Manin di pieni poteri affinché provvedesse, secondo che stimasse meglio, " all'onore e alla salvezza della patria in pericolo ".
II decreto dell'Assemblea, la fermezza dei cittadini,la disperata
resistenza dei difensori sul ponte della Laguna avevamo soprattutto un valore ideale: affermare di fronte al inondo il valore e l'onore del nome italiano.
Materialmente non si poteva durare oltre un certo limite. II colera e i bombardamenti decimavano la popolazione; i viveri mancavano anche al più severo razionamento; gli inestimabili tesori artistici della città erano tutti minacciati di distruzione.
li Manin stesso, sebbene fosse energico e instancabile, calato e inaccessibile allo scoraggiamento, alla fine persuase il popolo alla inevitabile resa ed ottenne dagli Austriaci condizioni onorevoli, come: il riconoscimento dei debiti contratti dalla Repubblica, il perdono a tutti i sottufficiali e semplici soldati delle truppe di terra e di mare, quarantotto ore di tempo a quelli che si erano maggiormente compromessi per lasciare la città per via di terra o di mare. Di questa possibilità approfittarono, tra gli altri, Daniele Manin, Guglielmo Pepe e Niccolò Tommaseo, che presero la via dell'esilio.
II 27 agosto 1849 le truppe austriache rioccuparono la città e dal campanile di S. Marco fu abbassata la bandiera tricolore.
Leopoldo II torna in Toscana. In Toscana la fuga del granduca non aveva portato la serenità: i pareri erano diversi e lo scontento divenne presto generale in una popolazione vivace e intelligente, ma, per tradizione, facile a dividersi in partiti e fazioni, A un certo momento si pensò di superare i vari contrasti affidando al Guerrazzi una vera e propria dittatura: ma il focoso tribuno livornese, con il suo vero carattere
e la sua impulsività, scontentò profondamente le popolazioni, specialmente quelle delle campagne, che tenevano alla religione ed erano affezionate al granduca
il cui governo era sempre stato mite e bonario.
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Sopra: Daniele Manin è pronto a partire per l'esilio con la famiglia.
Firenze si ribellò al rude dittatore e ai Livornesi, che stavano imponendosi sulla Toscana; il Guerrazzi fu arrestato e processato per tradimento, e
Leopoldo Il fu invitato a tornare sul trono. II 28 maggio del 1849 Leopoldo rientrava infatti in Firenze, sostenuto dalle truppe austriache, e poco dopo aboliva la costituzione.
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