Giuseppe Pignatale
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 Storia antica: il mondo romano:
 Antonio e Cleopatra.
 
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Sopra: Elizabeth Taylor nel film Cleopatra (1963).

Nella sezione dedicata a Giulio Cesare, abbiamo visto come le "parole uccidono" e, in pratica come dei giovani aristocratici, guidati da un nipote dell'Uticense, Bruto, il quale ne manteneva la mentalità e gli ideali, si sentiva ardere di sdegno nel pensare che Cesare andava soffocando la libertà del popolo romano. E questa frase, che avrebbe potuto avere le sue obiezioni, portò i seguaci di Bruto a ordire una congiura che portò alla morte di Cesare.
Marco Antonio mira alla successione. Un fatto simile avrebbe potuto sconvolgere tutto l'ordine romano: si accendevano ancora le ambizioni e si scatenavano le rivalità: Roma era ancora da conquistare. Subito dopo la morte di Cesare, infatti, un suo generale, Marco Antonio, credette di potergli succedere. Egli aveva capito che. sebbene i congiurati avessero agito in nome del popolo, il popolo era troppo entusiasta di Cesare per approvare il loro gesto: e decise di valersi del popolo per conquistare il potere. In un primo momento egli parve giustificare il gesto di Bruto e dei suoi amici: ma, il giorno dei funerali di Cesare, si alzò improvvisamente a parlare: con accenti patetici lesse il testatttento del dittatore, nel quale Cesare lasciava al popolo grandi somme e gli stessi suoi magnifici giardini, e, quando vide la folla perplessa e commossa, afferrò la toga dell'ucciso, insanguinata e lacerata dai colpi di pugnale, e la levò nell'aria come un vessillo di vendetta. Il popolo insorse allora furioso e i congiurati, invece di essere acclamati come liberatori, dovettero prendere la fuga.

Il secondo triumvirato. Sembrava così che Antonio, sulle ali del favore popolare, fosse destinato a raccogliere l'eredità di Cesare, quand'ecco giungere un giovane di diciannove anni, Ottavio, che sarà poi chiamato Ottaviano, nipote di una sorella di Cesare e da lui adottato come figlio e istituito suo erede. Antonio non si era preoccupato di questo ragazzo, ma presto dovette accorgersi di avere in lui un rivale tutt'altro che disprezzabile. Anzitutto Ottaviano rivendicò i suoi diritti: Cesare, ricchissimo, aveva lasciato grandi somme al popolo: dov'era il tesoro di Cesare? Marco Antonio, che già se n'era impadronito, cercò di tergiversare: Ottaviano, rendendosi conto che la cosa più importante non era recuperare quei beni ma assicurarsi il favore popolare, vendette senza esitare le terre di Cesare e le sue proprie, radunò le somme necessarie e distribuì al popolo quanto Cesare gli aveva lasciato. La sua popolarità divenne subite enorme.


 Sopra: Ottaviano; sotto:Bruto.

 Sopra: Marco Antonio
Frattanto Antonio, incapace di dissimulare le proprie ambizioni, si era messo decisamente contro il senato. Ottaviano sicuro del favore popolare. volle avere dalla sua anche il senato e si dichiarò suo difensore sconfiggendo, presso Modena, le milizie di Antonio. Quando però vide che il senato diffidava di lui non meno che di Antonio, marciò contro Roma con le sue legioni, si fece nominare console e cercò di venire a un accordo con il rivale.

Erano momenti incerti, non si vedeva ancor bene la piega che prendevano le cose e bisognava temporeggiare. Un altro generale di Cesare, Lèpido, valoroso ma non geniale, aveva ottenuto il governo della Gallia e della Spagna e poteva divenir pericoloso. Ottaviano strinse dunque nello stesso accordo Antonio e Lèpido formando con loro quello che fu detto il «secondo triumvirato ». Era il 43 a.C. A differenza del primo, stretto fra Pompeo, Cesare e Crasso, questo non era un patto privato, ma un accordo ufficiale che divenne per legge una magistratura pubblica che dava ai tre supremi poteri. Seguirono a Roma molte condanne a morte o all'esilio di avversari politici dei Triumviri. Tra le vittime ricordiamo Cicerone: egli venne raggiunto ed ucciso dai sicari di Antonio mentre fuggiva sulla strada di Formia: la sua testa e le sue mani, staccate dal busto, furono esposte sui rostri del Foro come trofeo di vittoria.

Sopra: presunta tomba di Cicerone a Formia; il grande oratore aveva a Formia una villa in prossimità della quale fu raggiunto dai sicari di Antonio.

Il meno importante di loro, Lèpido, venne lasciato a Roma. Antonio e Ottaviano, invece, si preoccuparono di eliminare la minaccia di Bruto e dei suoi compagni di congiura, i quali, fuggiti in Macedonia, avevano raccolto là un esercito e si preparavano a marciare contro Roma. E, in Macedonia, nella pianura di Filippi, si ebbe lo scontro decisivo. Narra la tradizione che una notte, qualche tempo prima della battaglia, Bruto stava solo e pensoso nella sua tenda quando vide dinanzi a sè una strana figura. "Chi sei?" le chiese. "Sono il tuo cattivo genio," rispose una voce cupa, " Ci rivedremo a Filippi!". Nell'ottobre del 42 a.C. Antonio e Ottaviano, si scontrarono con i cesaricidi Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino e li sconfissero in due scontri a Filippi, nella Macedonia orientale. I due anticesariani, persa ormai ogni speranza, si uccisero. Era il 42 a.C.. La battaglia fu vinta soprattutto per merito di Antonio e la parte di Ottaviano non fu certo gloriosa visto che Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, afferma che "alla battaglia di Filippi, Ottaviano, cadde malato, fuggì e si nascose per tre giorni in una palude". La versione ufficiale fu che Ottaviano era stato esortato a fuggire in un sogno avuto dal suo medico. Ottaviano, Antonio e Lepido trovandosi padroni, ora, dei territori orientali procedettero ad una nuova spartizione delle province: a Lepido furono lasciate la Numidia e l'Africa proconsolaris, ad Antonio, la Gallia, la Transpadania e l'Oriente romano, ad Ottaviano spettarono l'Italia, la Sicilia, l'Iberia, e la Sardegna e Corsica.
Sempre nel 42 a.C., Marco Antonio, chiese a Cleopatra di incontrarlo a Tarso per verificarne la lealtà. Antonio poi la seguì ad Alessandria, dove rimase fino all'anno successivo. Dalla loro unione, nacquero due gemelli Cleopatra Selene e Alessandro Helios.

Ottaviano e Antonio: l'Oriente contro l'Occidente. Due anni dopo questa vittoria i Triumviri si strinsero nel Patto di Brindisi, così detto dalla città dove avvenne il loro incontro, e con essi si divisero l'Impero: Ottaviano ebbe l'Italia e le province occidentali, Antonio l'Oriente e Lepido l'Africa.
Il patto fu suggellato dal matrimonio di Antonio con Ottavia, sorella di Ottaviano.
Ottaviano, con la Spagna e l'Italia, ebbe l'incarico di requisire le terre da distribuire ai veterani dell'esercito. Era questo un compito ingrato, nel quale c'era rischio di perdere d'un colpo la popolarità, e appunto su questo facevano conto Antonio e Lèpido. Ma Lèpido era, in definitiva, una figura scialba con ambizioni più grandi di lui, e Antonio si sarebbe rivelato un gaudente incapace di resistere alle lusinghe del lussuoso e fiabesco mondo orientale.
Il primo a essere eliminato fu Lèpido, il quale, appena cominciò a palesare le sue ambizioni, fu aggredito da Ottaviano, sconfitto, scacciato dal triumvirato e costretto ad accontentarsi della carica puramente onorifica di pontefice massimo. L'Africa passò allora ad Antonio. E fu la sua rovina.
Fin allora, infatti, Antonio non aveva avuto fortuna in Asia: una spedizione condotta contro i Parti si era conclusa con una sconfitta. Adesso cercò di mettere l'Egitto sotto il dominio romano e, per prima cosa, fece chiamare la regina Cleopatra per chiederle ragione di alcuni aiuti da lei dati agli uccisori di Cesare. Ma, dinanzi alla bella egiziana, i suoi progetti vennero meno: egli se ne innamorò follemente. Successivamente per poterla sposare, ripudiò Ottavia, e sposò Cleopatra, e per compiacerle regalò province romane ai figli di lei: da quel momento ebbe solo un desiderio: mettersi a capo del mondo orientale e fare una monarchia indipendente da Roma. Tutto questo suscitò in Roma enorme indignazione. Ottaviano relegò in esilio Lepido che aveva favorito Antonio. In Italia, quindi, Ottaviano mirava dritto al suo scopo. Dopo aver eliminato Lèpido, si volgeva contro Antonio rinfacciandogli la sua vita, le mollezze alla corte di Cleopatra e accusandolo di tradire le tradizioni romane per quelle orientali. Da questo momento, infatti, Ottaviano si presenta come il paladino della romanità, delle più antiche tradizioni di Roma, della semplicità primitiva degli antichi padri, contro le decadenti raffinatezze dell'oriente.









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 Sopra: Filippi;
 sotto: il dominio romano diviso dai triumviri.



 Sopra: battaglia di Azio.
Sotto: fasi della battaglia navale.



Fece dichiarare dal Senato Antonio traditore della patria e preparò una spedizione contro di lui. Presto si venne a un'aperta ostilità, e, nel 31 avanti Cristo, alla battaglia navale di Azio, di fronte all'isola di Leucade. Quando l'esito della battaglia era ancora incerto, Cleopatra improvvisamente fuggì, veleggiando alla volta dell'Egitto e fu subito seguita da Antonio; così la sua flotta, rimasta priva di comandante, venne facilmente sopraffatta: era il 31 a.C.. L'esercito di terra di Antonio, che era schierato sulla costa, dopo qualche giorno di attesa, si arrese ad Ottaviano, vincitore, senza combattere.
Ottaviano inseguì il suo avversario in Egitto: Antonio tentò una vana difesa in Alessandria si uccise. Cleopatra lo segui poco dopo, quando si accorse di non poter commuovere il freddo e ragionatore Ottaviano parlandogli del proprio amore per Cesare, suo padre adottivo evitando così di essere condotta a Roma come trionfo del vincitore. Benchè fosse custodita dalle guardie di Ottaviano si dette la morte facendosi mordere da un'aspide recatole da un servo fedele in un paniere di frutta. Recenti studi hanno messo però in discussione che la regina si possa essere suicidata con il morso di una Vipera aspis, sostenendo che si sia trattato di una finzione da lei stessa escogitata per rendere la sua morte degna di una grande sovrana, rendendola ancor di più una reincarnazione di Iside agli occhi del suo popolo. Cleopatra si sarebbe fatta preparare del veleno (una miscela di oppio, cicuta e aconito), di cui era molto esperta, intimando alle sue servitrici di tramandare la leggenda del morso del velenoso serpente. Proprio per la sua esperienza di veleni, Cleopatra era infatti consapevole che, se si fosse fatta mordere dall'aspide, la sua sarebbe stata una morte lenta e dolorosa, perché l'agonia sarebbe potuta durare anche più di trenta minuti. Dei figli di Cleopatra, Cesarione, avendo il sangue di Cesare, fu fatto giustiziare da Ottaviano, mentre i tre figli avuti con Antonio furono portati a Roma.
Ottaviano dopo aver costituito l'Egitto in provincia romana retta dal prefetto d'Egitto, funzionario di rango equestre, ritornò a Roma per festeggiare il trionfo della spedizione egiziana; nell'occasione fece allestire su un carro un dipinto della bellissima regina, portandolo in trionfo attraverso le vie della città.
Così Ottaviano rimase solo al potere: aveva poco più di trent'anni, ma possedeva una grande esperienza, dando origine all'impero: fu il primo imperatore di Roma.