Giuseppe Pignatale
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IL TRIONFO DEGLI UOMINI
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   Storia Contemporanea:
 La Seconda Guerra Mondiale.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, nonostante il potere distruttivo raggiunto dalle armi sugggeriva di condannare qualsiasi guerra, e, che fondamentale era la cooperazione fra gli stati per promuovere il Benessere dell'Uomo, l'Europa prima e poi l'intero mondo ricaddero sotto le fauci della Seconda Guerra Mondiale con le sue notevoli distruzioni, i milioni di morti nei lager e sui campi di battaglia e infine con i lanci dell'atomica su Hiroshima e Nagasaki....

 
 APPROFONDIMENTI.
 La guerra lampo.

 La Battaglia d'Ighilterra.
 L'Olocausto.
 Midway.

 IL CORPO DI SPEDIZIONE FRANCESE IN ITALIA 1943-1944.

 



LA GUERRA LAMPO.
Il 1° settembre 1939 ebbe inizio con l'invasione della Polonia da parte delle armate hitleriane, la Seconda Guerra Mondiale. La Francia e l'Inghilterra per tenere fede alle garanzie date alla Polonia in precedenza, intimarono alla Germania di abbandonare i territori occupati. Allo scadere dell'ultimatum, 3 settembre 1939, le dichiararono guerra.
Mussolini, nel firmare il Patto di Acciaio, aveva chiesto a Hitler di ritardare la guerra di qualche anno per dare il tempo all'Italia di completare la preparazione militare. Avendo Hitler scatenato la guerra con l'invasione della Polonia, Mussolini, il 3 settembre 1939, dichiarò la non belligeranza dell'Italia, cioè l'astensione per il momento dal partecipare al conflitto, pur rimanendo fedele all'alleanza con la Germania. Due giorni dopo questo annunzio, seguì una dichiarazione di neutralità da parte degli Stati Uniti d'America. Anche la Russia in quei giorni proclamò la sua neutralità. Essa tuttavia nella seconda quindicina di settembre procedette all'occupazione armata della Polonia orientale; nell'ottobre invase le tre Repubbliche baltiche di Est Lettonia e Lituania, e nel mese di novembre attaccò in forze la Finlandia ponendosi in condizione di essere espulsa dalla Società delle Nazioni perchè Stato aggressore.
La Finlandia, sotto il comando del maresciallo Mannerheim, si difese per circa quattro mesi, destando l'ammirazione del mondo; fu sopraffatta dall'enorme superiorità numerica del nemico e dovette cedere all'aggressore la Carelia ("Trattato di Mosca", marzo 1940). Mentre la Germania completava l'occupazione della Polonia occidentale, le prime truppe inglesi sbarcarono in Francia (12 settembre) e si unirono all'esercito francese che attendeva in posizione difensiva sulla linea Maginot, detta dal nome del suo ideatore. Essa consisteva in un complesso di fortificazioni di cemento e di acciaio, considerate inespugnabili, che si estende lungo la frontiera franco-tedesca dal confine svizzero a quello belga. Anche le armate tedesche, dopo la resa della Polonia, trascorsero l'autunno e l'inverno dietro la loro linea Sigfrido, che fronteggiava la linea francese e la guerra si svolse prevalentemente sul mare e nell'aria, sotto forma di blocco marittimo alla Germania e di controblocco alla Francia e all'Inghilterra. Nella primavera del 1940 improvvisamente le divisioni motorizzate e corazzate del Reich, appoggiate dalla flotta sottomarina e dall'aviazione, con azione rapidissima invasero la Danimarca e la Norvegia, assicurandosi così il controllo del Mare del Nord; poi, con uguale rapidità, occuparono l'Olanda, il Belgio e il Lussemburgo, raggiungendo il confine francese nel tratto privo di opere difensive. II corpo di spedizione inglese, che era accorso in aiuto del Belgio e che l'avanzata germanica aveva tagliato fuori dall'esercito francese, per evitare la cattura o la distruzione fu costretto a reimbarcarsi a Dunkerque (29 maggio - 4 giugno).
Hitler allora, risoluto di piegare la Francia in pochi giorni con una guerra lampo, sferrò contro di essa una poderosa offensiva, impiegando le sue migliori forze motorizzate. Queste, dopo aver aggirato e successivamente sfondato l'ala estrema della linea Maginot, dilagarono nel territorio francese, infrangendo ogni resistenza opposta dai difensori, e il il l giugno giunsero a Parigi. Intanto il 10 giugno era entrata in guerra anche l'Italia. Dato il fulmineo sviluppo dell'avanzata germanica, Mussolini credeva che il conflitto fosse ormai all'epilogo e voleva sacrificare qualche migliaio di nostri soldati per acquistare il diritto di sedere al tavolo della pace al fianco di Hitler come vincitore. L'offensiva dell'esercito italiano su tutto il fronte alpino occidentale ebbe inizio il 20 giugno, quando già il maresciallo Pétain, capo del nuovo governo francese costituitosi a Vicky nel territorio non occupato, aveva chiesto a Hitler l'armistizio. Questo venne firmato con la Germania il 22 giugno e con l'Italia due giorni dopo. Molti Francesi non riconobbero il governo Pétain e non accettarono l'armistizio da esso concluso, ma si raccolsero intorno al generale De Gaulle, che da Londra proclamò la volontà della Francia libera di continuare la lotta a fianco dell'Inghilterra e stabilì il suo centro di azione nei territori delle colonie. Così la Francia, dopo la cessazione delle ostilità sul fronte occidentale, si trovò divisa in tre parti: una Francia occupata dalle truppe germaniche, una Francia collaborazionista coi vincitori sotto il governo Pétain, e una Francia libera sotto il comando del generale De Gaulle.


VITA NEI TERRITORI OCCUPATI. Analizziamo ora brevemente la vita nei paesi occupati dal III Reich. La Francia fu condannata a pagare una forte penale di guerra alla Germania: grazie ad essa, i tedeschi potettero godere di un piccolo periodo di benessere perchè comprarono soprattutto vestiario e fare la bella vita: di questo ne beneficiarono i produttori francesi di uva che si videro valorizzati i loro vini; dalle relazioni tra i militari tedeschi e le donne francesi pare che nacquero più di 400.000 bambini. Purtroppo a questo lato "diciamo positivo" i tedeschi applicarono ben presto le leggi razziali nei territori occupati con la ghettizzazione soprattutto degli ebrei e di tutti gli oppositori del regime a cui segui la deportazione nei campi di concentramento. Ben presto nei territori occupati dai tedeschi, in seguito al regime di terrore e violenza nacque subito la Resistenza che contribui alla liberazione dei territori stessi favorendo gli Alleati.


La battaglia di Inghilterra.
Dopo la resa della Francia, Hitler era soddisfatto dei risultati conseguiti in Occidente, e avrebbe volentieri posto termine alle ostilità anche con l'Inghilterra, che era rimasta sola a combattere contro la Germania. Tra la fine di giugno e i primi di luglio di quell'anno la Russia tolse alla Romania la Bessarabia e la Bucovina settentrionale e costrinse inoltre le tre repubbliche baltiche di Estonia, di Lettonia e di Lituania, già da lei occupate militarmente, a proclamare la loro annessione all'URSS. Questa avanzata russa verso Occidente preoccupò molto il dittatore nazista. Egli temeva che, se la Germania si fosse impegnata con tutte le sue forze contro la Gran Bretagna, i Russi avrebbero potuto attaccarla all'improvviso da Oriente, costringendola a combattere contemporaneamente su due fronti. Perciò fece sapere a Winston Churchill, nuovo capo del governo britannico, di essere disposto ad iniziare con lui trattative per giungere a una pace di compromesso. Churchill però, che era di tempra ben diversa dal suo predecessore Chamberlain, non solo rifiutò l'offerta, ma proclamò anche, in un discorso alla Camera, che avrebbe continuato "la guerra per mare, per terra e nell'aria... contro una tirannide mostruosa fino al conseguimento della vittoria ad ogni costo... per quanto lunga e dura possa essere la strada che ad essa conduce ". Hitler allora ruppe ogni indugio e ordinò ai suoi generali di dare inizio all'operazione "leone marino" , cioè all'attuazione del piano, già studiato dagli Alti Comandi militari, di invasione dell'Inghilterra. Tale operazione si sarebbe dovuta svolgere in due fasi successive: la prima fase, affidata all'aviazione, avrebbe dovuto distruggere le fabbriche e le installazioni militari esistenti in Inghilterra e spezzare la forza morale del popolo britannico; la seconda fase sarebbe consistita nello sbarco delle armate tedesche sul suolo inglese e nell'occupazione militare dell'isola. L'offensiva aerea ebbe inizio il 7 agosto 1940 con un attacco su Londra. Da allora, per 84 giorni consecutivi, le squadriglie della Luftwaffe, la famosa aviazione tedesca posta sotto il comando del feldmaresciallo Goering, sorvolarono il cielo inglese di giorno e di notte, in ondate successive, rovesciando sulle principali città dell'isola il loro micidiale carico di bombe dirompenti ed incendiarie. Le installazioni portuali, i magazzini, le centrali elettriche, le principali fabbriche e centinaia di case di abitazione di Londra furono ridotti a un cannula di macerie. La città di Coventry, centro industriale della contea di Warwick, venne quasi completamente rasa al suolo, e in Germania e in Italia fu coniata la parola coventrizzare per indicare il totale annientamento di un centro abitato eseguito mediante bombardamenti aerei. Tuttavia i risultati di questa poderosa offensiva aerea, per quanto territicanti apparissero, furono molto inferiori alle attese dei nazisti e causarono alla Germania la perdita di oltre tremila aeroplani, tanto che Hitler all'inizio dell'autunno fu costretto a rinunziare all'attuazione dello sbarco sul suolo britannico, e l'operazione «leone marino» dovette essere abbandonata. La battaglia di Inghilterra si risolse così con una vittoria, sia pure pagata a durissimo prezzo, degli Inglesi. Essa fu resa possibile, oltre che dalla straordinaria capacità di resistenza dimostrata dal popolo britannico, anche e soprattutto dall'uso del Radar (Radio Detection And Ranging - avvistamento e individuazione mediante onde radio), l'arma segreta delle forze armate inglesi, che consentiva di avvistare gli aerei tedeschi fin dal momento in cui partivano dalle basi dell'Europa occidentale e di provvedere in tempo alla loro intercettazione mediante gli aeroplani da caccia.





La guerra in Africa e nei Balcani.
Mentre Hitler dava inizio alla battaglia di Inghilterra, Mussolini da parte sua ordinava alle truppe italiane dislocate in Africa di muovere all'offensiva contro gli Inglesi nelle colonie. Le operazioni militari furono iniziate dalle truppe d'Etiopia, che sotto il comando del duca Amedeo d'Aosta conquistarono in due settimane tutta la Somalia Britannica (agosto). Poi si mossero le truppe della Libia, comandate dal maresciallo Graziani, che occuparono la città e il porto di Sollum, sul confine con l'Egitto, e quindi avanzarono nel territorio egiziano fino a Sidi-el-Barrani (settembre). Gli Inglesi però non tardarono a rifarsi di questi iniziali insuccessi. Fatti affluire rinforzi e materiali da ogni parte, ai primi di dicembre sferrarono dall'Egitto una controffensiva con largo impiego di carri armati, e non solo ricacciarono gli Italiani dal suolo egiziano, ma penetrarono anche in Libia, occupando quasi tutta la Cirenaica (dicembre 1940 - febbraio 1941). In Africa Orientale essi iniziarono una grande offensiva ai primi di gennaio de] 1941. Le nostre truppe, rimaste tagliate fuori dalla madrepatria e trovandosi nell'impossibilità di ricevere rinforzi e rifornimenti, sebbene si battessero con coraggio, furono a poco a poco sopraffatte, e il nemico tolse in breve all'Italia la Somalia, l'Eritrea e l'Etiopia. 11 25 gennaio sul trono abissino fu ristabilito il negus Ailé Selassié, che gli Italiani avevano spodestato nel 1936. II viceré Amedeo d'Aosta resistette sull'Amba Alagi fino al 17 maggio; poi, avendo esaurito le munizioni e i viveri, fu costretto ad arrendersi col suo presidio, e venne condotto prigioniero a Nairobi, nel Kenya, dove morì l'anno seguente (3 marzo 1942). Con la resa degli ultimi centri di resistenza organizzati dal generale Nasi nella regione di Gondar, avvenuta nel mese di novembre, ebbe termine la guerra italiana in tutta l'Africa Orientale. Essa invece continuò nella Libia, dove era necessario che l'Italia riconquistasse e mantenesse le posizioni perdute per non rimanere completamente chiusa nel Mediterraneo dalle forze aeronavali inglesi, superiori per potenza alle nostra forze ed avvantaggiate dal possesso delle importantissime basi di Gibilterra, di Malta, di Cipro e di Alessandria. Di questa necessità si rese conto anche Hitler, il quale in aiuto degli Italiani mandò in Africa un corpo di spedizione tedesco, l'Africa Korps, al comando del generale Rommel, e le forze congiunte germaniche ed italiane ritolsero agli Inglesi tutte le posizioni da essi conquistate, tranne la base aeronavale di Tobruch, ed avanzarono nel territorio egiziano fino a Marsa Matruch (marzo-aprile 1941).

Frattanto la preoccupazione di Hitler e di Mussolini di sottoporre al proprio controllo tutti i territori europei aventi importanza strategica aveva deterntinato l'allargamento del conflitto alla regione balcanica. Già nell'estate del 1940 la Romania, dopo le mutilazioni subite da parte della Russia, si era avvicinata alle Potenze dell'Asse per averne protezione, e Hitler ne aveva approfittato per estendere la propria influenza nei Balcani. Infatti aveva obbligato la Romania a cedere alcuni territori all'Ungheria e alla Bulgaria (Arbitrato di Vienna, 30 agosto 1940) e costretto il re Carol ad abdicare, imponendo al paese un governo di tipo fascista presieduto dal generale Antonescu e mandando forze tedesche a presidiare la regione dei pozzi di petrolio, combustibile che gli era indispensabile per la prosecuzione della guerra. Mussolini allora, che fin dal 1925 aveva orientato la sua politica estera verso i Balcani, decise di intervenire a sua volta, e il 28 ottobre 1940 diede alle truppe italiane ammassate sul confine albanese l'ordine di invadere la Grecia, sebbene esse fossero impreparate a condurre una guerra di aggressione.
All'inizio il nostro esercito penetrò, fra le montagne della Grecia nord-occidentale; ma poi dovette retrocedere di fronte alla resistenza e alla controffensiva dell'esercito greco, di cui Mussolini aveva sottovalutato la forza e lo spirito combattivo, e durante l'inverno 1940-41 si logorò in una infruttuosa guerra di posizione. Nella primavera successiva per togliere gli Italiani dalla difficile situazione in cui si trovavano intervenne l'alleato tedesco. Allora il territorio della Grecia e quello della Iugoslavia furono occupati contemporaneamente dagli eserciti italiano e germanico, e in pochi giorni ogni resistenza nemica nei Balcani venne infranta. Mussolini si impadronì anche del Montenegro, mentre Hitler trasformò in occupazione militare la protezione già accordata all'Ungheria, Bulgaria e Romania, portando le sue armate al confine con la Russia e alla riva del Mar Nero.


1941: L'invasione della Russia.
All'inizio dell'estate del 1941 la Germania era padrona di quasi tutta l'Europa continentale, ma la conclusione della guerra appariva ancora molto lontana. L'Inghilterra aveva superato la fase più critica della resistenza e mediante gli aiuti degli Stati Uniti accresceva continuamente il proprio potenziale bellico; la Francia libera di De Gaulle si stava riorganizzando nelle colonie ed era già presente con le sue truppe in alcuni fronti di combattimento; la Spagna di Franco, nonostante le sollecitazioni di Hitler e di Mussolini, aveva definitivamente rifiutato di entrare in guerra a fianco delle Potenze dell'Asse; la Russia con i suoi frequenti colpi di piano era avanzata in Occidente, sul Baltico e sul Mar Nero, e minacciava di rendere impossibile l'instaurazione in Europa dell'ordine nuovo voluto dal dittatore nazista. Per procurarsi una più vasta area da cui ricavare prodotti agricoli e minerari occorrenti alla continuazione della lotta e per togliere di mezzo un alleato divenuto ormai troppo infido e pericoloso, il 22 giugno 1941 Hitler ruppe improvvisamente il patto di non aggressione stipulato con Stalin nel 1939 e ordinò alle sue armate di varcare il confine russo.
Non si trattò però di una decisione improvvisa né essa fu determinata soltanto dalle particolari necessità belliche del momento. Infatti già prima della scoppio della guerra Hitler aveva proclamato che la grande Germania guardava verso Oriente, dove il popolo tedesco avrebbe potuto trovare nel futuro il suo "spazio vitale".
L'operazione Barbarossa, con cui l'Alto Comando militare germanico aveva designato l'invasione della Russia, era stata minuziosamente studiata e preparata da molto tempo. Essa doveva consistere in una guerra lampo, com'era stata la guerra per l'invasione della Francia, e il Fuhrer si illudeva che avrebbe avuto l'appoggio della stessa popolazione russa, la quale si sarebbe ribellata contro l'oppressione staliniana e avrebbe accolto i soldati nazisti come liberatori. Ma di che razza di liberatori si trattasse, i Russi si accorsero appena le armate nemiche entrarono nel loro territorio: soltanto nei primi quattro mesi di guerra e di invasione essi ebbero più di cinque milioni di morti. La prima fase dell'avanzata germanica in territorio sovietico fu rapidissima: in pochi giorni le divisioni motorizzane tedesche raggiunsero e superarono la linea Stalin, che dal Dniestr risaliva al Dniepr e al lago Pcipus e terminava a Narva nel golfo di Finlandia; quindi, con l'appoggio di un Corpo di Spedizione Italiano (C. S. I. R.) giunto in Russia alla fine di luglio, proseguirono la marcia fino alla linea Rostov-Mosca-Leningrado, dove nel mese di novembre si fermarono per trascorrere l'inverno. Nel 1942 il C.S.I.R., rinforzato con l'arrivo di nuove divisioni, si trasformò nell'ARMIR (Armata Italiana in Russia) e prese attiva parte alla seconda fase dell'offensiva tedesca, che ebbe inizio nel mese di maggio e portò gli invasori all'occupazione della Crimea e di tutta la regione a nord del Caucaso fino a Stalingrado. Questa città fu investita dal nemico ai primi di settembre e la battaglia si svolse accanitissima per tutto l'autunno, ma le forze corazzate del generale von Paulus non riuscirono ad aver ragione dell'eroica resistenza dell'esercito e del popolo russo. La difesa di Stalingrado diede ai Russi la certezza che gli invasori della loro terra potevano essere sconfitti, e nel mese di novembre sferrarono su tutto il fronte una grande controffensiva che segnò l'inizio della disfatta dei nazi-fascisti. II fronte tedesco venne sfondato e costretto a un generale ripiegamento (17 dicembre): l'ARMIR, accerchiata da forze preponderanti nel settore del Don e abbandonata dagli alleati tedeschi, si difese con disperato valore, ma alla fine fu disfatta e perse circa centomila uomini tra morti, feriti, prigionieri e dispersi ( 11 dicembre 1942 - 18 gennaio 1943); le truppe tedesche che ancora assediavano Stalingrado, tagliate fuori dal grosso dell'esercito, furono obbligate ad arrendersi in massa al nemico (febbraio). Quindi i Russi, proseguendo la loro offensiva, ricacciarono a poco a poco gli invasori da tutti i territori occupati, e alla fine del 1943 li costrinsero a ripassare quella linea Stalin che due anni prima avevano varcato con la certezza della vittoria.


La guerra nel Pacifico.
La politica aggressiva, che gli Stati totalitari avevano condotto in Europa negli anni immediatamente precedenti allo scoppio della guerra, era stata iniziata dal Giappone nell'Asia Orientale fin dal 1931. Essa era rivolta, in primo luogo, contro la Cina, il cui immenso territorio veniva considerato come "spazio vitale" del popolo giapponese, e in secondo luogo, contro gli Stati Uniti d'America, la cui espansione economica in Oriente costituiva il principale ostacolo alla conquista dei mercati da parte delle industrie giapponesi. Nel 1936 il Giappone aveva stipulato con la Germania il patto Anticomintern, al quale l'anno successivo aveva aderito anche l'Italia. Questo patto nel 1940 era stato trasformato in un'alleanza politico-militare, detta Tripartito, che impegnava i contraenti ad aiutarsi vicendevolmente per instaurare in Europa e in Asia un ordine nuovo, nel quale essi avrebbero esercitato il predominio sugli altri popoli. L'estensione al Giappone del blocco degli Stati totalitari europei aveva determinato un avvicinamento alla Cina delle democrazie occidentali, degli Stati Uniti d'America e della Russia. Così i due blocchi di alleanze, che già tenevano divisa l'Europa, avevano raggiunto anche l'Asia Orientale. Nel 1937 il Giappone aveva iniziato l'invasione armata della Cina, ma aveva incontrato una resistenza superiore alle sue previsioni, perché il governo nazionale cinese, costituito da Ciang Kai-Shek, nella lotta contro gli invasori era sostenuto dagli aiuti finanziari degli Stati Uniti. Perciò la casta militare, che dominava la vita politica giapponese, si era convinta che l'espansione del Giappone in Oriente avrebbe avuto pieno successo soltanto con una guerra contro gli Stati Uniti d'America. 1 Giapponesi però temevano che, impegnandosi in questa impresa, avrebbero corso il rischio di essere attaccati alle spalle dalla Russia. Tale rischio fu allontanato nell'aprile del 1941 con la conclusione di un patto di non aggressione tra il Giappone e la Russia, il quale, mentre garantiva alle spalle l'Unione Sovietica in caso di guerra con la Germania, dava all'Impero del Sol Levante via libera all'apertura delle ostilità contro l'America. Quando in Europa era scoppiata la guerra, gli Americani si erano dimostrati contrari ad intervenire nel conflitto. Essi da principio si erano accontentati di aiutare con l'invio di viveri e di materiali bellici l'Inghilterra e gli altri popoli che lottavano contro gli Stati totalitari. In seguito però si erano resi conto che l'attuazione dell'ordine nuovo, voluto dai Giapponesi in Oriente e dagli Stani totalitari in Europa, avrebbe significato la sconfitta di quegli ideali di libertà e di democrazia di cui essi si erano sempre proclamati paladini, ed inoltre avrebbe costituito un grave danno allo loro espansione economica. Per cui avevano a poco a poco modificato il loro atteggiamento iniziale, convincendosi che presto o tardi la loro partecipazione alla guerra sarebbe stata necessaria. Tale convinzione divenne certezza dopo la firma del patto di non aggressione russo-giapponese. Allora il presidente americano Delano Roosevelt e il primo ministro britannico Winston Churchill si incontrarono su una nave nell'Atlantico (12 agosto 1941) e concordarono, in un documento detto, Carta Atlantica, un piano d'azione comune per abbattere le Potenze totalitarie e per ridare al mondo la pace nella giustizia e nella libertà. Tuttavia neanche in quell'occasione fu stabilita una data precisa per l'entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco delle democrazie. Essa venne imposta dai Giapponesi con un improvviso attacco, non preceduto da alcuna dichiarazione di guerra, eseguito la mattina del 7 dicembre 1941 da squadriglie di aeroplani decollati da navi portaerei ed appoggiato dai sottomarini, contro la base americana di Pearl Harbour, nelle isole Hawai, che costò agli Stati Uniti la perdita di numerose navi da guerra, affondate nel porto, e di molti aeroplani, distrutti sui campi d'aviazione. Allora gli Stati Uniti, insieme con l'Inghilterra, con i Domini britannici e con quasi tutti gli Stati del Sudamerica, dichiararono guerra al Giappone, col quale in forza del patto "Tripartito" si schierarono la Germania e l'Italia, e il conflitto divenne una guerra mondiale.

Nei primi mesi di guerra i Giapponesi, divenuti momentaneamente padroni del Pacifico in seguito alle distruzioni di Pearl Harbour, occuparono la Tailandia, la Birmania, la Malesia, le isole della Sonda, le Filippine, portando il dominio del Sol Levante su quasi tutta l'Asia Orientale (dicembre 1941 - aprile 1942). A questi strepitosi successi iniziali seguì la grande controffensiva americana nel Pacifico, appoggiata dall'offensiva inglese nel continente asiatico, i Giapponesi furono costretti, soprattutto per il valore dei marines americani, ad abbandonare l'una dopo l'altra tutte le terre e tutte le isole conquistate. In campo alleato si sospettava che il Giappone avrebbe tentato, dopo la prima grande espansione, una nuova offensiva: dopo giorni di elucubrazioni l'ammiraglio Nimitz concluse che il solo obiettivo plausibile era Port Moresby; furono dunque inviate nel teatro del Pacifico sudoccidentale due Task Force al comando dell'ammiraglio Fletcher. La battaglia del Mar dei Coralli, combattuta tra il 4 e l'8 maggio 1942, fu la prima senza contatto balistico, poiché venne condotta esclusivamente con l'impiego degli aerei: alla fine dello scontro le perdite subite dai due schieramenti erano in leggero favore del Giappone, ma gli Stati Uniti colsero una vittoria strategica impedendo l'operazione anfibia avversaria. Poi la potenza militare nipponica, subì un duro e improvviso arresto alla battaglia delle Midway nel giugno 1942 che segnò la rivalsa del fronte alleato: al susseguirsi di disfatte aeronavali e sconfitte terrestri si affiancarono i bombardamenti aerei statunitensi sul suolo metropolitano giapponese, che culminarono alla fine con lo sgancio di due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.


L'assalto alla fortezza Europea.
Subito dopo l'offensiva giapponese in Oriente, si svolse una controffensiva italo-tedesca in Libia contro gli Inglesi che avevano rioccupato la Cirenaica. In poche settimane le colonne celeri italo-tedesche liberarono la Cirenaica e Tobruch e inseguirono il nemico in Egitto fino a El-Alamein, a 80 chilometri da Alessandria, dove l'ultima grande avanzata delle potenze dell'asse dovette arrestarsi per mancanza di carburante e di munizioni 12 luglio 1942).
Ormai la macchina bellica americana era entrata nel pieno della sua attività producendo " navi, aerei, carri armati, autocarri, mezzi da sbarco, artiglierie" "materiali di equipaggiamento in misura sufficiente alle proprie forze armate" e a quelle degli Alleati. Nell'estate e nell'autunno del 1942 gli Alleati furono in grado di sferrare una grande controffensiva su tutti i fronti di combattimento. Nel mese di agosto ebbe inizio la controffensiva americana nel Pacifico, nel mese di ottobre quella inglese in Africa e nel mese di novembre quella russa a Stalingrado. Nell'Africa settentrionale l'Ottava Armata inglese, sotto il comando del generale Montgomery, sconfisse a El-Alamein le forze italo-tedesche, le inseguì attraverso tutta la Libia e le costrinse a concentrarsi in Tunisia (ottobre-novembre), dove esse furono attaccate anche alle spalle dall'esercito americano sbarcato in Algeria e nel Marocco (8 novembre), e dopo alcuni mesi di disperata resistenza dovettero arrendersi, ponendo così fine alla guerra in Africa (maggio 1943).

II 14 gennaio 1943 a Casablanca, nel Marocco, gli Alleati dichiararono di voler continuare uniti la lotta fino alla resa incondizionata dei nemici, e fecero della fascia costiera dell'Africa settentrionale una formidabile base per attaccare dal Sud la fortezza europea.
Dapprima essi occuparono le isole di Pantelleria e di Lampedusa (12 giugno); poi effettuarono uno sbarco in Sicilia (10 luglio) e in poco più di un mese conquistarono tutta l'isola.
In Italia il 25 luglio, in seguito a un voto di sfiducia del Gran Consiglio del fascismo alla politica del Duce, Vittorio Emanuele III fece arrestare Mussolini e diede l'incarico di formare un nuovo governo al maresciallo Badoglio. Questi, nell'assumere, il Governo militare del Paese, con pieni poteri, annunziò che la guerra continua ma pochi giorni dopo iniziò con gli Alleati segrete trattative di resa.
Esse si conclusero il 3 settembre, giorno dello sbarco alleato in Calabria, con la firma dell'armistizio di Cassibile (Siracusa), che venne ufficialmente annunciato il giorno 8 settembre, quando un'armata americana era già sbarcata nel golfo di Salerno. Mussolini, che da Roma fu trasferito prima all'isola di Ponza e poi alla Maddalena ed infine nel Rifugiomdi Campo Imperatore, sul Gran Sasso d'Italia, fu liberato il 12 settembre da paracadutisti tedeschi e condotto in Germania. Poi il 23 settembre tornato in Italia, ricostituì il partito fascista, dichiarò decaduta la monarchia proclamando la Repubblica Sociale Italiana, respingendo subito l'armistizio di Badoglio affermando che la guerra continuava a fianco dell'alleato tedesco.
La conclusione dell'armistizio non significò per l'Italia la fine della guerra, perché i Tedeschi, trasformatisi in nemici, e fecero del nostro territorio scudo al loro Paese, contrastando con ingenti forze l'avanzata degli Alleati verso il confine del Brennero. Drammatiche furono le conseguenze sull'esercito italiano che era sparso in tutta Europa: sul fronte greco, a Cefalonia, ci fu il massacro della Divisione Aqui, e, comunque, molti militari italiani finirono in campi di concentramento tedeschi: molti rifiutarono l'invito a proseguire la guerra con l'alleato tedesco e furono trasformati in forza lavoro per il terzo Reich; sul fronte russo poi, i militari italiani caduti nelle mani dell'Armata Rossa, in molti morirono per il freddo, gli stenti e mancanza di cibo.

 
 Sopra: cavalleria polacca contro carri armati  tedeschi.


Battaglia dell'Atlantico 1939-1945.

La battaglia dell'Atlantico, termine coniato nel 1941 dal primo ministro del Regno Unito Winston Churchill, fu la campagna militare navale ed aerea che si protrasse più a lungo e con maggiore continuità di tutta la seconda guerra mondiale. Iniziata contemporaneamente all'avvio delle ostilità, durò fino alla capitolazione della Germania, raggiungendo il suo apice, come tonnellaggio di naviglio affondato, nel periodo tra il 1940 ed il 1943.
All'inizio della guerra la Kriegsmarine impiegò unità di superficie e sottomarine al fine di limitare il flusso di approvvigionamenti, provenienti dagli Stati Uniti, alla Gran Bretagna e successivamente all'Unione Sovietica attraverso i convogli che attraversavano l'Atlantico, scortati da navi britanniche, canadesi e dopo il 7 dicembre 1941 anche statunitensi; dopo l'entrata in guerra dell'Italia alle unità sottomarine tedesche si unirono anche alcuni sommergibili della Regia Marina.
Le parti in conflitto erano consapevoli dell'importanza della battaglia dell'Atlantico per le sorti della guerra in Europa; il Regno Unito, memore del ruolo giocato dalla guerra sottomarina indiscriminata condotta dalla marina tedesca nel corso della prima guerra mondiale, si impegnò al massimo per mantenere le sue vitali comunicazioni marittime ed inoltre cercò un maggior coinvolgimento militare statunitense nel sistema dei convogli mentre, sul fronte opposto, Adolf Hitler, pur cosciente dell'importanza della lotta contro il naviglio mercantile del nemico, emanò disposizioni al fine di evitare qualsiasi ostilità verso il naviglio statunitense per non fornire pretesti alla potenza americana per entrare direttamente in guerra, disposizioni che in alcune occasioni furono tuttavia disattese.
La battaglia conobbe sensibili variazioni di intensità, ma, a partire dal 1943, la situazione volse a netto favore degli Alleati, che furono in grado di conquistare il predominio nella guerra di superficie grazie alla loro schiacciante superiorità di mezzi, ed anche di contrastare efficacemente, grazie anche all'impiego di strumenti, quali il radar ed il sonar, e di tattiche nuove, quali i pattugliatori navali, le portaerei di scorta e gli aerei a lungo raggio, i raggruppamenti di sommergibili della Kriegsmarine, che, dopo un inizio a loro favorevole e notevoli successi parziali, cominciarono progressivamente a subire grosse perdite fino alla definitiva sconfitta.

  Benito Mussolini.

 Hadolf Hitler
 Sopra: statua del gen. Mannereim - Helsinki - Finlandia

 

 sopra: truppe tedesche invadono la Norvegia.

Presto nei territori occupati sorse la Resistenza al III Reich....

Sopra: fronte greco: soldati italiani all'attacco.

Sopra: postazione contraerea italiana in Africa durante la 2 Guerra Mondiale.
A fianco: aerei italiani durante 2 Guerra Mondiale.
Sotto: i Tedeschi lungo la loro avanzata - 1941/43 - in territorio russo,
trovarono solo città incendiate e abbandonate.



 Sopra e a destra: combattenti del CSIR  e vedetta in Russia.



Sopra: veduta aerea di Pearl Harbour.
Sotto: l'imperatore del Giappone Hirohito.
sotto: l'ammiraglio Yamamoto.



Caccia A6M Zero pronti al decollo da una portaerei giapponese


Sopra: il Gran Consiglio del Fascismo nega la fiducia a Mussolini
che deve dimettersi; arrestato, viene successivamente liberato da Otto
Skorzeny al Gran Sasso - sotto.


 

La liberazione di Roma avvenne soltanto dopo nove mesi dall'armistizio, e trascorsero circa venti mesi prima che le truppe germaniche fossero scacciate da tutta l'Italia. Mentre gli Anglo-Americani ancora combattevano nell'Italia meridionale, i Russi completarono la liberazione del loro Paese, nell'estate del 1944 raggiunsero e superarono i contini della Romania, dell'Ungheria, della Bulgaria e della Polonia.
Ai primi di agosto la popolazione di Varsavia, credendo imminente l'arrivo dei Russi, insorse contro i Tedeschi e combatté con sovrumano eroismo per 63 giorni, ma i Russi inspiegabilmente rimasero fermi sull'opposta riva della Vistola, dando alle truppe naziste il tempo di massacrare gli insorti. 1l 6 giugno 1944 gli Anglo-Americani, diretti dal generale in capo Eisenhower, sbarcarono in Normandia e diedero inizio alla liberazione della Francia. Questo sbarco era stato deciso dagli Alleati nella Conferenza di Teheran (novembre 1943), contro il parere di Churchill, che aveva proposto l'apertura di un secondo fronte alleato nei Balcani per impedire che quella regione fosse occupata dai Russi. In quei giorni i Tedeschi lanciarono su Londra le prime bombe volanti, le così dette V-1, alle quali nel novembre successivo seguirono le più micidiali V-2, vanamente sperando con quelle nuove armi - le famose armi segrete più volte annunziate da Hitler - di volgere a proprio vantaggio le sorti dei conflitto. Invece la fortuna dei nazisti ormai declinava rapidamente. Tra l'estate e l'autunno di quell'anno gli Alleati liberarono buona parte della Francia, la Danimarca, la Norvegia, il Belgio, l'Olanda, il Lussemburgo, e giunsero al confine occidentale della Germania, mentre i Russi si avvicinavano al confine orientale.



 Sopra: la confederenza di Yalta: da sinistra Churchill, Roosevelt e Stalin.

La resa incondizionata dei vinti.
II 4 febbraio 1945 Stalin, Roosevelt e Churchill si incontrarono a Yalta, in Crimea, e confermarono la comune volontà di continuare la guerra fino alla resa incondizionata della Germania. In quell'occasione i Tre Grandi si divisero il mondo nelle rispettive zone di influenza.
Poco dopo la Germania fu attaccata da Occidente e da Oriente, e il 25 aprile, lo stesso giorno della liberazione dell'Italia settentrionale, sul fiume Elba avvenne la congiunzione delle forze degli Alleati occidentali con quelle dei Sovietici. II 30 aprile, mentre la guerra divampava già nei sobborghi di Berlino, Hitler, visto distrutto il suo folle sogno di dominio mondiale, si uccise nei sotterranei della Cancelleria del Reich. Due giorni prima a Dongo, sul lago Maggiore, i partigiani avevano fucilato Mussolini e ne avevano esposto il cadavere in piazzale Loreto a Milano.
Il 6 maggio il capo di stato maggiore della Wehrnmacht generale Jodl, a nome dei nuovo governo del Reich presieduto dall'ammiraglio Doenitz, offrì agli Alleati la resa incondizionata della Germania. Con la firma dell'atto di resa, avvenuta a Reims il 7 maggio 1945, ebbe termine in Europa, dopo quasi sei anni di atrocità inaudite e di indicibili sofferenze, la seconda guerra mondiale.

Restava però ancora in armi il Giappone, ormai in ritirata su tutti ì fronti di combattimento, ma più che mai risoluto di non arrendersi. Esso sperò fino all'ultimo che il kamikaze, "il vento divino" che nel 1281, sotto forma di una provvidenziale tempesta, aveva distrutto la flotta del Gran Khan Kublai che si accingeva ad invadere l'arcipelago giapponese, avrebbe ancora una volta soffiato per volgere in suo favore le sorti della guerra.


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Sopra: esplosione della bomba atomica a Hiroshima.
sotto: in seguito all'esplosione, rimase in piedi a Hiroshima
un solo palazzo. 6 agosto 1945.



Nel 1944 il kamikaze fu incarnato dai piloti-suicidi, in massima parte studenti universitari, che si votavano volontariamente alla morte per manifestare con quell'atto supremo la loro devozione all'Imperatore. Essi pilotavano piccoli aerei, carichi di una tonnellata di esplosivo, negli ultimi tempi azionati da motori a razzo, che venivano lanciati e fatti esplodere contro le navi nemiche. Il primo attacco di kamikaze contro la flotta americana avvenne il 25 ottobre 1944. Da allora fino alla conclusione della guerra i piloti-suicidi lanciatisi contro navi americane furono 4615: essi distrussero o danneggiarono gravemente circa 330 nani nemiche. Ma anche gli Americani possedevano la loro arma segreta, la più tremenda delle armi costruite dall'uomo: la bomba atomica, che sfrutta i terrificanti effetti della scissione nucleare dell'atomo e che fu sperimentata per la prima volta nel deserto del Nuovo Messico la mattina del 16 luglio 1945. Al presidente Roosevelt, morto improvvisamente il 12 aprile, era successo Harry Truman. Per vincere la fanatica resistenza dei Giapponesi e per porre fine alla guerra senza dover ricorrere all'invasione del loro arcipelago, che avrebbe comportato la perdita di almeno tre milioni di vite umane, egli alla fine di luglio decise di usare la nuova arma contro il Giappone.
La prima bomba atomica, lanciata il 6 agosto su Hiroshima, distrusse quasi completamente la città e uccise più di centomila persone. Tre giorni dopo la stessa spaventosa sorte subì la città di Nagasaki. Contemporaneamente anche la Russia entrò in guerra contro il Giappone (8 agosto) e le sue armate iniziarono una rapidissima avanzata in Manciuria e in Corea. Allora l'Imperatore del Sol Levante, posto nell'alternativa di accettare la sconfitta o di vedere il suo popolo annientato, incaricò la Croce Rossa svizzera di comunicare al Governo degli Stati Uniti che il suo Paese si arrendeva senza condizioni. L'atto di resa fu firmato il 2 settembre 1945 sulla corazzata americana Missouri, alla fonda nella baia di Tokyo, e così la seconda guerra mondiale ebbe termine anche in Oriente.