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LA GUERRA LAMPO.
Il 1° settembre 1939 ebbe inizio con l'invasione della Polonia da parte delle armate hitleriane, la Seconda Guerra Mondiale.
La Francia e l'Inghilterra per tenere fede alle garanzie date alla Polonia in precedenza, intimarono alla
Germania di abbandonare i territori occupati. Allo scadere dell'ultimatum, 3 settembre 1939, le dichiararono guerra.
Mussolini, nel firmare il Patto di Acciaio, aveva chiesto a Hitler di ritardare la
guerra di qualche anno per dare il tempo all'Italia di completare la
preparazione militare. Avendo Hitler scatenato la guerra con l'invasione della Polonia,
Mussolini, il 3 settembre 1939,
dichiarò la non belligeranza dell'Italia, cioè l'astensione per il
momento dal partecipare al conflitto, pur rimanendo fedele all'alleanza con la Germania.
Due giorni dopo questo annunzio, seguì una dichiarazione di neutralità da parte degli Stati
Uniti d'America.
Anche la Russia in quei giorni proclamò la sua neutralità. Essa tuttavia nella seconda
quindicina di settembre procedette
all'occupazione armata della Polonia orientale; nell'ottobre invase le tre Repubbliche baltiche
di Est Lettonia e Lituania, e nel
mese di novembre attaccò in forze la Finlandia ponendosi in condizione di essere espulsa
dalla Società
delle
Nazioni
perchè Stato aggressore.
La Finlandia, sotto il comando del maresciallo Mannerheim, si difese per circa quattro
mesi,
destando
l'ammirazione del mondo; fu sopraffatta dall'enorme superiorità numerica del nemico e dovette
cedere
all'aggressore la Carelia
("Trattato di Mosca", marzo 1940). Mentre la Germania completava l'occupazione della Polonia
occidentale, le prime truppe inglesi
sbarcarono
in Francia (12 settembre) e si unirono all'esercito francese che attendeva in posizione difensiva
sulla linea Maginot,
detta dal nome del suo ideatore. Essa consisteva in un complesso di fortificazioni di cemento e di
acciaio, considerate inespugnabili,
che si estende lungo la frontiera franco-tedesca dal confine svizzero a quello belga. Anche le
armate
tedesche, dopo la resa della
Polonia, trascorsero l'autunno e l'inverno dietro la loro linea Sigfrido, che
fronteggiava la linea francese e la guerra
si svolse prevalentemente sul mare e nell'aria, sotto forma di blocco marittimo alla Germania
e di
controblocco alla Francia e all'Inghilterra. Nella primavera del 1940 improvvisamente le
divisioni motorizzate e corazzate del
Reich, appoggiate dalla flotta
sottomarina e dall'aviazione, con azione rapidissima invasero la Danimarca e la Norvegia,
assicurandosi così il controllo del Mare
del Nord; poi, con uguale rapidità, occuparono l'Olanda,
il Belgio e il Lussemburgo, raggiungendo il confine francese nel tratto privo di opere
difensive.
II corpo di spedizione inglese, che era accorso in aiuto del Belgio e che l'avanzata germanica
aveva tagliato fuori dall'esercito
francese, per evitare la cattura o la distruzione fu costretto a reimbarcarsi a Dunkerque
(29 maggio - 4 giugno).
Hitler allora, risoluto di piegare la Francia in pochi giorni con una guerra lampo, sferrò
contro di essa una poderosa offensiva,
impiegando le sue migliori forze motorizzate. Queste, dopo aver aggirato e successivamente
sfondato l'ala estrema della linea
Maginot, dilagarono nel territorio francese, infrangendo ogni resistenza opposta dai difensori,
e il il l giugno giunsero
a Parigi. Intanto il 10 giugno era entrata in guerra anche l'Italia. Dato il fulmineo sviluppo
dell'avanzata germanica,
Mussolini credeva che il conflitto fosse ormai all'epilogo e voleva sacrificare qualche
migliaio di nostri soldati per acquistare
il diritto di sedere al tavolo della pace al fianco di Hitler come vincitore. L'offensiva
dell'esercito italiano su tutto il
fronte alpino occidentale ebbe inizio il 20 giugno, quando già il maresciallo Pétain,
capo del nuovo governo francese
costituitosi a Vicky nel territorio non occupato, aveva chiesto a Hitler l'armistizio.
Questo venne firmato con la
Germania il 22 giugno e con l'Italia due giorni dopo.
Molti Francesi non riconobbero il governo Pétain e non accettarono l'armistizio da esso
concluso, ma si raccolsero intorno al
generale De Gaulle, che da Londra proclamò la volontà della Francia libera di continuare la
lotta a fianco dell'Inghilterra e
stabilì il suo centro di azione nei territori delle colonie. Così la Francia, dopo la
cessazione delle ostilità sul fronte
occidentale, si trovò divisa in tre parti: una Francia occupata dalle truppe germaniche, una
Francia collaborazionista coi
vincitori sotto il governo Pétain, e una Francia libera sotto il comando del generale De
Gaulle.
VITA NEI TERRITORI OCCUPATI. Analizziamo ora brevemente la vita nei paesi occupati dal III Reich.
La Francia fu condannata a pagare una forte penale di guerra alla Germania: grazie ad essa, i
tedeschi potettero godere di un piccolo periodo di benessere perchè comprarono soprattutto vestiario
e fare la bella vita: di questo ne beneficiarono i produttori francesi di uva che si
videro valorizzati i loro vini; dalle relazioni tra i militari tedeschi e le donne
francesi pare che nacquero più di 400.000 bambini. Purtroppo a questo lato "diciamo positivo" i tedeschi applicarono ben presto le leggi razziali nei territori occupati con la ghettizzazione soprattutto degli ebrei e di tutti gli oppositori del regime a cui segui la deportazione nei campi di concentramento.
Ben presto nei territori occupati dai tedeschi, in seguito al regime di terrore e violenza nacque subito la Resistenza che contribui alla liberazione dei territori stessi favorendo gli Alleati.
La battaglia di Inghilterra.
Dopo la resa della Francia, Hitler era soddisfatto dei risultati conseguiti in Occidente, e
avrebbe volentieri posto termine alle
ostilità anche con l'Inghilterra, che era rimasta sola a combattere contro la Germania.
Tra la fine di giugno e i primi di luglio di quell'anno la Russia tolse alla Romania la
Bessarabia e
la Bucovina settentrionale e costrinse inoltre le tre repubbliche baltiche di Estonia, di Lettonia e
di Lituania, già da lei occupate militarmente, a proclamare la loro annessione all'URSS. Questa
avanzata russa verso Occidente preoccupò molto il dittatore nazista. Egli temeva che, se la
Germania
si fosse impegnata con tutte le sue forze contro la Gran Bretagna, i Russi avrebbero potuto
attaccarla
all'improvviso da Oriente, costringendola a combattere contemporaneamente su due fronti.
Perciò fece
sapere a Winston Churchill, nuovo capo del governo britannico, di essere disposto ad iniziare
con lui
trattative per giungere a una pace di compromesso. Churchill però, che era di tempra ben
diversa dal
suo predecessore Chamberlain, non solo rifiutò l'offerta, ma proclamò anche, in un discorso
alla
Camera, che avrebbe continuato "la guerra per mare, per terra e nell'aria... contro una
tirannide
mostruosa fino al conseguimento della vittoria ad ogni costo... per quanto lunga e dura
possa
essere la strada che
ad essa conduce ".
Hitler allora ruppe ogni indugio e ordinò ai suoi generali di dare inizio all'operazione
"leone marino" , cioè all'attuazione
del piano, già studiato dagli Alti Comandi militari, di invasione dell'Inghilterra. Tale
operazione si sarebbe dovuta svolgere
in due fasi successive: la prima fase, affidata all'aviazione, avrebbe dovuto distruggere le
fabbriche e le installazioni
militari esistenti in Inghilterra e spezzare la forza morale del popolo britannico; la seconda fase
sarebbe consistita nello sbarco delle armate tedesche sul suolo inglese e nell'occupazione
militare dell'isola.
L'offensiva aerea ebbe inizio il 7 agosto 1940 con un attacco su Londra. Da allora, per 84
giorni consecutivi, le squadriglie
della Luftwaffe, la famosa aviazione tedesca posta sotto il comando del feldmaresciallo
Goering, sorvolarono il cielo inglese
di giorno e di notte, in ondate successive, rovesciando sulle principali città dell'isola il
loro micidiale carico di bombe
dirompenti ed incendiarie.
Le installazioni portuali, i magazzini, le centrali elettriche, le principali fabbriche e
centinaia di case di abitazione di
Londra furono ridotti a un cannula di macerie. La città di Coventry, centro industriale
della contea di Warwick, venne quasi
completamente rasa al suolo, e in Germania e in Italia fu coniata la parola coventrizzare per
indicare il totale annientamento
di un centro abitato eseguito mediante bombardamenti aerei.
Tuttavia i risultati di questa poderosa offensiva aerea, per quanto territicanti apparissero,
furono molto inferiori alle attese
dei nazisti e causarono alla Germania la perdita di oltre tremila aeroplani, tanto che
Hitler all'inizio dell'autunno fu
costretto a rinunziare all'attuazione dello sbarco sul suolo britannico, e l'operazione
«leone marino» dovette essere
abbandonata. La battaglia di Inghilterra si risolse così con una vittoria, sia pure pagata a
durissimo prezzo, degli Inglesi.
Essa fu resa possibile, oltre che dalla straordinaria capacità di resistenza dimostrata dal
popolo britannico, anche e
soprattutto dall'uso del Radar (Radio Detection And Ranging - avvistamento e
individuazione mediante onde radio), l'arma
segreta delle forze armate inglesi, che consentiva di avvistare gli aerei tedeschi fin dal
momento in cui partivano dalle
basi dell'Europa occidentale e di provvedere in tempo alla loro intercettazione
mediante gli aeroplani da caccia.
La guerra in Africa e nei Balcani.
Mentre Hitler dava inizio alla battaglia di Inghilterra, Mussolini da parte sua ordinava alle
truppe italiane dislocate in
Africa di muovere all'offensiva contro gli Inglesi nelle colonie.
Le operazioni militari furono iniziate dalle truppe d'Etiopia, che sotto il comando del
duca Amedeo d'Aosta conquistarono
in due settimane tutta la Somalia Britannica (agosto). Poi si mossero le truppe della Libia,
comandate dal maresciallo Graziani,
che occuparono la città e il porto di Sollum, sul confine con l'Egitto, e quindi avanzarono
nel territorio egiziano fino a
Sidi-el-Barrani (settembre).
Gli Inglesi però non tardarono a rifarsi di questi iniziali insuccessi. Fatti affluire
rinforzi e materiali da ogni parte, ai
primi di dicembre sferrarono dall'Egitto una controffensiva con largo impiego di carri armati,
e non solo ricacciarono gli
Italiani dal suolo egiziano, ma penetrarono anche in Libia, occupando quasi tutta la
Cirenaica (dicembre 1940 - febbraio
1941). In Africa Orientale essi iniziarono una grande offensiva ai primi di gennaio de] 1941.
Le nostre truppe, rimaste tagliate
fuori dalla madrepatria e trovandosi nell'impossibilità di ricevere rinforzi e rifornimenti,
sebbene si battessero con coraggio,
furono a poco a poco sopraffatte, e il nemico tolse in breve all'Italia la Somalia, l'Eritrea
e l'Etiopia. 11 25 gennaio sul
trono abissino fu ristabilito il negus Ailé Selassié, che gli Italiani avevano spodestato nel
1936. II viceré Amedeo d'Aosta
resistette sull'Amba Alagi fino al 17 maggio; poi, avendo esaurito le munizioni e i
viveri, fu costretto ad arrendersi col suo
presidio, e venne condotto prigioniero a Nairobi, nel Kenya, dove morì l'anno seguente
(3 marzo 1942).
Con la resa degli ultimi centri di resistenza organizzati dal generale Nasi nella
regione di Gondar, avvenuta nel mese di novembre, ebbe termine la guerra italiana in tutta
l'Africa Orientale.
Essa invece continuò nella Libia, dove era necessario che l'Italia riconquistasse e mantenesse
le posizioni perdute per non
rimanere completamente chiusa nel Mediterraneo dalle forze aeronavali inglesi, superiori per
potenza alle nostra forze ed
avvantaggiate dal possesso delle importantissime basi di Gibilterra, di Malta, di Cipro e di
Alessandria.
Di questa necessità si rese conto anche Hitler, il quale in aiuto degli Italiani mandò in
Africa un corpo di spedizione
tedesco, l'Africa Korps, al comando del generale Rommel, e le forze congiunte
germaniche ed italiane ritolsero
agli Inglesi
tutte le posizioni da essi conquistate, tranne la base aeronavale di Tobruch, ed
avanzarono nel territorio egiziano fino a
Marsa Matruch (marzo-aprile 1941).
Frattanto la preoccupazione di Hitler e di Mussolini di sottoporre al proprio controllo tutti
i territori europei aventi
importanza strategica aveva deterntinato l'allargamento del conflitto alla regione balcanica.
Già nell'estate del 1940 la
Romania, dopo le mutilazioni subite da parte della Russia, si era avvicinata alle
Potenze dell'Asse
per averne protezione,
e Hitler ne aveva approfittato per estendere la propria influenza nei Balcani. Infatti aveva
obbligato la Romania a cedere
alcuni territori all'Ungheria e alla Bulgaria (Arbitrato di Vienna, 30 agosto 1940) e
costretto il re Carol ad
abdicare,
imponendo al paese un governo di tipo fascista presieduto dal generale Antonescu e mandando
forze tedesche a presidiare la
regione dei pozzi di petrolio, combustibile che gli era indispensabile per la prosecuzione
della guerra. Mussolini allora,
che fin dal 1925 aveva orientato la sua politica estera verso i Balcani, decise di intervenire
a sua volta, e il 28 ottobre
1940 diede alle truppe italiane ammassate sul confine albanese l'ordine di invadere la Grecia,
sebbene esse fossero impreparate
a condurre una guerra di aggressione.
All'inizio il nostro esercito penetrò, fra le montagne della Grecia nord-occidentale; ma poi
dovette retrocedere di fronte alla
resistenza e alla controffensiva dell'esercito greco, di cui Mussolini aveva sottovalutato la
forza e lo spirito combattivo, e
durante l'inverno 1940-41 si logorò in una
infruttuosa guerra di posizione.
Nella primavera successiva per togliere gli Italiani dalla difficile situazione in cui si
trovavano intervenne l'alleato tedesco.
Allora il territorio della Grecia e quello della Iugoslavia furono occupati
contemporaneamente dagli eserciti
italiano e germanico, e in pochi giorni ogni resistenza nemica nei Balcani venne infranta.
Mussolini si impadronì anche del Montenegro, mentre Hitler trasformò in occupazione militare
la protezione già accordata
all'Ungheria, Bulgaria e Romania, portando le sue armate al confine con la Russia e alla riva
del Mar Nero.
1941: L'invasione della Russia.
All'inizio dell'estate del 1941 la Germania era padrona di quasi tutta l'Europa continentale,
ma la conclusione della guerra
appariva ancora molto lontana. L'Inghilterra aveva superato la fase più critica della
resistenza e mediante gli aiuti degli Stati
Uniti accresceva continuamente il proprio potenziale bellico; la Francia libera di De Gaulle
si stava riorganizzando nelle colonie
ed era già presente con le sue truppe in alcuni fronti di combattimento; la Spagna di Franco,
nonostante le sollecitazioni di
Hitler e di Mussolini, aveva definitivamente rifiutato di entrare in guerra a fianco delle
Potenze dell'Asse; la Russia con i
suoi frequenti colpi di piano era avanzata in Occidente, sul Baltico e sul Mar Nero, e
minacciava di rendere impossibile
l'instaurazione in Europa dell'ordine nuovo voluto dal dittatore nazista.
Per procurarsi una più vasta area da cui ricavare prodotti agricoli e minerari occorrenti
alla continuazione della lotta e per
togliere di mezzo un alleato divenuto ormai troppo infido e pericoloso, il 22 giugno 1941
Hitler ruppe improvvisamente il patto
di non aggressione stipulato con Stalin nel 1939 e ordinò alle sue armate di varcare il
confine russo.
Non si trattò però di una decisione improvvisa né essa fu determinata soltanto dalle
particolari necessità belliche del momento.
Infatti già prima della scoppio della guerra Hitler aveva proclamato che la grande Germania
guardava verso Oriente, dove il
popolo tedesco avrebbe potuto trovare nel futuro il suo "spazio vitale".
L'operazione Barbarossa, con cui l'Alto Comando militare germanico aveva designato
l'invasione della Russia, era stata
minuziosamente studiata e preparata da molto tempo. Essa doveva consistere in una guerra lampo,
com'era stata la guerra per
l'invasione della Francia, e il Fuhrer si illudeva che avrebbe avuto l'appoggio della stessa
popolazione russa, la quale si
sarebbe
ribellata contro l'oppressione staliniana e avrebbe accolto i soldati nazisti come
liberatori.
Ma di che razza di liberatori si trattasse, i Russi si accorsero appena le armate nemiche
entrarono nel loro territorio: soltanto
nei primi quattro mesi di guerra e di invasione essi ebbero più di cinque milioni di morti.
La prima fase dell'avanzata germanica
in territorio sovietico fu rapidissima: in pochi giorni le divisioni motorizzane tedesche
raggiunsero e superarono la linea Stalin,
che dal Dniestr risaliva al Dniepr e al lago Pcipus e terminava a Narva nel golfo di
Finlandia; quindi, con l'appoggio di un
Corpo
di Spedizione Italiano (C. S. I. R.) giunto in Russia alla fine di luglio, proseguirono la marcia fino alla linea
Rostov-Mosca-Leningrado, dove nel mese di novembre si fermarono per trascorrere
l'inverno.
Nel 1942 il C.S.I.R., rinforzato con l'arrivo di nuove divisioni, si trasformò
nell'ARMIR (Armata Italiana in Russia) e
prese attiva parte alla seconda fase dell'offensiva tedesca, che ebbe inizio nel mese di
maggio e portò gli invasori
all'occupazione della Crimea e di tutta la regione a nord del Caucaso fino a
Stalingrado.
Questa città fu investita dal nemico ai primi di settembre e la battaglia si svolse
accanitissima per tutto l'autunno, ma le
forze corazzate del generale von Paulus non riuscirono ad aver ragione dell'eroica
resistenza dell'esercito e del popolo
russo.
La difesa di Stalingrado diede ai Russi la certezza che gli invasori della loro terra potevano
essere sconfitti, e nel mese di
novembre sferrarono su tutto il fronte una grande controffensiva che segnò l'inizio della
disfatta dei nazi-fascisti. II fronte
tedesco venne sfondato e costretto a un generale ripiegamento (17 dicembre): l'ARMIR,
accerchiata da forze preponderanti nel
settore del Don e abbandonata dagli alleati tedeschi, si difese con disperato valore, ma
alla fine fu disfatta e perse circa
centomila uomini tra morti, feriti, prigionieri
e dispersi ( 11 dicembre 1942 - 18 gennaio 1943); le truppe tedesche che ancora assediavano
Stalingrado, tagliate fuori dal
grosso dell'esercito, furono obbligate ad arrendersi in massa al nemico (febbraio).
Quindi i Russi, proseguendo la loro offensiva, ricacciarono a poco a poco gli invasori da
tutti i territori occupati, e alla fine
del 1943 li costrinsero a ripassare quella linea Stalin che due anni prima avevano varcato
con la certezza della vittoria.
La guerra nel Pacifico.
La politica aggressiva, che gli Stati totalitari avevano condotto in Europa negli anni
immediatamente precedenti allo scoppio
della guerra, era stata iniziata dal Giappone nell'Asia Orientale fin dal 1931. Essa era
rivolta, in primo luogo, contro la
Cina, il cui immenso territorio veniva considerato come "spazio vitale" del popolo giapponese, e in secondo luogo, contro
gli Stati Uniti d'America, la cui espansione economica in Oriente costituiva il
principale ostacolo alla conquista dei
mercati da parte delle industrie giapponesi. Nel 1936 il Giappone aveva stipulato con la
Germania il patto Anticomintern,
al quale l'anno successivo aveva aderito anche l'Italia. Questo patto nel 1940 era stato
trasformato in un'alleanza
politico-militare, detta Tripartito, che impegnava i contraenti ad aiutarsi
vicendevolmente per instaurare in Europa e
in Asia un ordine nuovo, nel quale essi avrebbero esercitato il predominio sugli altri popoli.
L'estensione al Giappone del blocco degli Stati totalitari europei aveva determinato un
avvicinamento alla Cina delle democrazie
occidentali, degli Stati Uniti d'America e della Russia. Così i due blocchi di alleanze, che
già tenevano divisa l'Europa,
avevano raggiunto anche l'Asia Orientale.
Nel 1937 il Giappone aveva iniziato l'invasione armata della Cina, ma aveva incontrato
una resistenza superiore alle sue
previsioni, perché il governo nazionale cinese, costituito da Ciang Kai-Shek, nella
lotta contro gli invasori era
sostenuto
dagli aiuti finanziari degli Stati Uniti. Perciò la casta militare, che dominava la vita
politica giapponese, si era convinta
che l'espansione del Giappone in Oriente avrebbe avuto pieno successo soltanto con una guerra
contro gli Stati Uniti d'America.
1 Giapponesi però temevano che, impegnandosi in questa impresa, avrebbero corso il rischio di
essere attaccati alle spalle dalla
Russia. Tale rischio fu allontanato nell'aprile del 1941 con la conclusione di un patto di non
aggressione tra il Giappone e la
Russia, il quale, mentre garantiva alle spalle l'Unione Sovietica in caso di guerra con la
Germania, dava all'Impero del Sol
Levante via libera all'apertura delle ostilità contro l'America. Quando in Europa era
scoppiata la guerra, gli Americani si erano
dimostrati contrari ad intervenire nel conflitto. Essi da principio si erano accontentati di
aiutare con l'invio di viveri e di
materiali bellici l'Inghilterra e gli altri popoli che lottavano contro gli Stati totalitari.
In seguito però si erano resi conto che l'attuazione dell'ordine nuovo, voluto dai Giapponesi
in Oriente e dagli Stani totalitari
in Europa, avrebbe significato la sconfitta di quegli ideali di libertà e di democrazia di cui
essi si erano sempre proclamati
paladini, ed inoltre avrebbe costituito un grave danno allo loro espansione economica. Per cui
avevano a poco a poco modificato
il loro atteggiamento iniziale, convincendosi che presto o tardi la loro partecipazione alla
guerra sarebbe stata necessaria.
Tale convinzione divenne certezza dopo la firma del patto di non aggressione russo-giapponese.
Allora il presidente americano
Delano Roosevelt e il primo ministro britannico Winston Churchill si incontrarono
su una nave nell'Atlantico
(12 agosto 1941)
e concordarono, in un documento detto, Carta Atlantica, un piano d'azione comune per
abbattere le Potenze totalitarie e
per ridare al mondo la pace nella giustizia e nella
libertà. Tuttavia neanche in quell'occasione fu stabilita una data precisa per l'entrata in
guerra degli Stati Uniti a fianco
delle democrazie. Essa venne imposta dai Giapponesi con un improvviso attacco, non preceduto
da alcuna dichiarazione di guerra,
eseguito la mattina del 7 dicembre 1941 da squadriglie di aeroplani decollati da navi
portaerei ed appoggiato dai sottomarini,
contro la base americana di Pearl Harbour, nelle isole Hawai, che costò agli Stati
Uniti la perdita di numerose navi da
guerra,
affondate nel porto, e di molti aeroplani, distrutti sui campi d'aviazione.
Allora gli Stati Uniti, insieme con l'Inghilterra, con i Domini britannici e con quasi tutti gli Stati del Sudamerica,
dichiararono guerra al Giappone, col quale in forza del patto "Tripartito" si schierarono la Germania e l'Italia, e
il conflitto
divenne una guerra mondiale.
Nei primi mesi di guerra i Giapponesi, divenuti momentaneamente padroni del Pacifico in
seguito alle distruzioni di Pearl
Harbour, occuparono la Tailandia, la Birmania, la Malesia, le isole della Sonda, le Filippine,
portando il dominio del Sol
Levante su quasi tutta l'Asia Orientale (dicembre 1941 - aprile 1942).
A questi strepitosi successi iniziali seguì la grande controffensiva americana nel
Pacifico, appoggiata dall'offensiva
inglese nel continente asiatico,
i Giapponesi furono costretti, soprattutto per il valore dei marines americani, ad abbandonare
l'una dopo l'altra tutte le terre e tutte le isole conquistate.
In campo alleato si sospettava che il Giappone avrebbe tentato, dopo la prima grande espansione, una nuova offensiva: dopo giorni
di elucubrazioni l'ammiraglio Nimitz concluse che il solo obiettivo plausibile era Port Moresby; furono dunque inviate nel teatro del
Pacifico sudoccidentale due Task Force al comando dell'ammiraglio Fletcher. La battaglia del Mar dei Coralli, combattuta tra il 4 e l'8 maggio 1942,
fu la
prima senza contatto balistico, poiché venne condotta esclusivamente con l'impiego degli aerei: alla fine dello scontro le perdite subite
dai due schieramenti erano in leggero favore del Giappone, ma gli Stati Uniti colsero una vittoria strategica impedendo l'operazione anfibia
avversaria.
Poi la potenza militare nipponica,
subì un duro e improvviso arresto alla battaglia delle Midway nel giugno 1942 che segnò la rivalsa
del fronte alleato: al susseguirsi di disfatte aeronavali e sconfitte terrestri si affiancarono i
bombardamenti aerei statunitensi sul suolo metropolitano giapponese, che culminarono alla fine con lo sgancio di due bombe atomiche
su Hiroshima e Nagasaki.
L'assalto alla fortezza Europea.
Subito dopo l'offensiva giapponese in Oriente, si svolse una controffensiva italo-tedesca in
Libia contro gli Inglesi che
avevano rioccupato la Cirenaica. In poche settimane le colonne celeri italo-tedesche
liberarono la Cirenaica e Tobruch e
inseguirono il nemico in Egitto fino a El-Alamein, a 80 chilometri da Alessandria, dove
l'ultima grande avanzata delle
potenze dell'asse dovette arrestarsi per mancanza di carburante e di munizioni 12 luglio 1942).
Ormai la macchina bellica americana era entrata nel pieno della sua attività producendo "
navi, aerei, carri armati, autocarri, mezzi da sbarco, artiglierie"
"materiali di equipaggiamento in misura sufficiente alle proprie forze armate"
e a quelle degli Alleati. Nell'estate e nell'autunno del 1942 gli Alleati furono in grado di
sferrare una grande controffensiva
su tutti i fronti di combattimento.
Nel mese di agosto ebbe inizio la controffensiva americana nel Pacifico, nel mese di ottobre
quella inglese in Africa e nel
mese di novembre quella russa a Stalingrado.
Nell'Africa settentrionale l'Ottava Armata inglese, sotto il comando del generale Montgomery, sconfisse a El-Alamein le
forze
italo-tedesche, le inseguì attraverso tutta la Libia e le costrinse a concentrarsi in Tunisia (ottobre-novembre), dove esse furono
attaccate anche alle spalle dall'esercito americano sbarcato in Algeria e nel Marocco (8
novembre), e dopo alcuni mesi di
disperata resistenza dovettero arrendersi, ponendo così fine alla guerra in Africa (maggio
1943).
II 14 gennaio 1943 a Casablanca, nel Marocco, gli Alleati dichiararono di voler
continuare uniti la lotta fino alla resa
incondizionata dei nemici, e fecero della fascia costiera dell'Africa settentrionale una
formidabile base per attaccare dal
Sud la fortezza europea.
Dapprima essi occuparono le isole di Pantelleria e di Lampedusa (12 giugno);
poi effettuarono uno sbarco in
Sicilia (10 luglio) e in poco più di un mese conquistarono tutta l'isola.
In Italia il 25 luglio, in seguito a un voto di sfiducia del Gran Consiglio del fascismo alla
politica del Duce, Vittorio
Emanuele III fece arrestare Mussolini e diede l'incarico di formare un nuovo governo al maresciallo Badoglio.
Questi, nell'assumere, il Governo militare del Paese, con pieni poteri,
annunziò che la guerra continua ma pochi giorni dopo iniziò
con gli Alleati segrete trattative di resa.
Esse si conclusero il 3 settembre, giorno dello sbarco alleato in
Calabria, con la
firma dell'armistizio di Cassibile (Siracusa), che venne ufficialmente annunciato il
giorno 8 settembre, quando un'armata
americana era già sbarcata nel golfo di Salerno.
Mussolini, che da Roma fu trasferito prima all'isola di Ponza e poi alla Maddalena ed infine nel Rifugiomdi Campo Imperatore, sul Gran Sasso d'Italia, fu liberato il 12 settembre da paracadutisti tedeschi e condotto in Germania. Poi il 23 settembre tornato in Italia, ricostituì il partito fascista, dichiarò decaduta la monarchia proclamando la Repubblica Sociale Italiana, respingendo subito l'armistizio di Badoglio affermando che la guerra continuava a fianco dell'alleato tedesco.
La conclusione dell'armistizio non significò per l'Italia la fine della guerra, perché i Tedeschi, trasformatisi in nemici, e
fecero del nostro territorio scudo al loro Paese, contrastando con ingenti forze l'avanzata degli Alleati verso il confine del
Brennero. Drammatiche furono le conseguenze sull'esercito italiano che era sparso in tutta Europa: sul fronte greco, a Cefalonia,
ci fu il massacro della Divisione Aqui, e, comunque, molti militari italiani finirono in campi di concentramento tedeschi: molti rifiutarono
l'invito a proseguire la guerra con l'alleato tedesco e furono trasformati in forza lavoro per il terzo Reich; sul fronte
russo poi, i militari italiani caduti nelle mani dell'Armata Rossa, in molti morirono per il freddo, gli stenti e mancanza di cibo.
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Sopra: cavalleria polacca contro carri armati tedeschi.
Battaglia dell'Atlantico
1939-1945.
La battaglia dell'Atlantico, termine coniato nel 1941 dal primo ministro del Regno Unito
Winston Churchill, fu la campagna militare navale ed aerea che si protrasse più a lungo e con
maggiore continuità di tutta la seconda guerra mondiale. Iniziata contemporaneamente all'avvio delle
ostilità, durò fino alla capitolazione della Germania, raggiungendo il suo apice, come tonnellaggio
di naviglio affondato, nel periodo tra il 1940 ed il 1943.
All'inizio della guerra la Kriegsmarine impiegò unità di superficie e sottomarine al fine di limitare
il flusso di approvvigionamenti, provenienti dagli Stati Uniti, alla Gran Bretagna e successivamente
all'Unione Sovietica attraverso i convogli che attraversavano l'Atlantico, scortati da navi britanniche,
canadesi e dopo il 7 dicembre 1941 anche statunitensi; dopo l'entrata in guerra dell'Italia alle unità
sottomarine tedesche si unirono anche alcuni sommergibili della Regia Marina.
Le parti in conflitto erano consapevoli dell'importanza della battaglia dell'Atlantico per le sorti
della guerra in Europa; il Regno Unito, memore del ruolo giocato dalla guerra sottomarina
indiscriminata condotta dalla marina tedesca nel corso della prima guerra mondiale, si impegnò al
massimo per mantenere le sue vitali comunicazioni marittime ed inoltre cercò un maggior coinvolgimento
militare statunitense nel sistema dei convogli mentre, sul fronte opposto, Adolf Hitler, pur
cosciente dell'importanza della lotta contro il naviglio mercantile del nemico, emanò disposizioni al
fine di evitare qualsiasi ostilità verso il naviglio statunitense per non fornire pretesti alla potenza
americana per entrare direttamente in guerra, disposizioni che in alcune occasioni furono tuttavia
disattese.
La battaglia conobbe sensibili variazioni di intensità, ma, a partire dal 1943, la situazione
volse a
netto favore degli Alleati, che furono in grado di conquistare il predominio nella guerra di
superficie grazie alla loro schiacciante superiorità di mezzi, ed anche di contrastare
efficacemente,
grazie anche all'impiego di strumenti, quali il radar ed il sonar, e di tattiche
nuove, quali i
pattugliatori navali, le portaerei di scorta e gli aerei a lungo raggio, i raggruppamenti di
sommergibili della Kriegsmarine, che, dopo un inizio a loro favorevole e notevoli successi parziali,
cominciarono progressivamente a subire grosse perdite fino alla definitiva sconfitta.
Benito Mussolini.
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Hadolf Hitler
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Sopra: statua del gen. Mannereim - Helsinki - Finlandia

sopra: truppe tedesche invadono la Norvegia.

Presto nei territori occupati sorse la Resistenza al III Reich....

Sopra: fronte greco: soldati italiani all'attacco.
Sopra: postazione contraerea italiana in Africa durante la 2 Guerra Mondiale.
A fianco: aerei italiani durante 2 Guerra Mondiale.
Sotto: i Tedeschi lungo la loro avanzata - 1941/43 - in territorio russo,
trovarono solo città incendiate e abbandonate.


Sopra e a destra: combattenti del CSIR e vedetta in Russia. |
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Sopra: veduta aerea di Pearl Harbour.
Sotto: l'imperatore del Giappone Hirohito.
sotto: l'ammiraglio Yamamoto.


Caccia A6M Zero pronti al decollo da una portaerei giapponese

Sopra: il Gran Consiglio del Fascismo nega la fiducia a Mussolini che deve dimettersi; arrestato, viene successivamente liberato da Otto Skorzeny al Gran Sasso - sotto.

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