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  Giuseppe Pignatale  Presenta:
   Storia contemporanea:

IL 1848: UN ANNO DI RIVOLUZIONI.

Il 1848 fu l'anno delle rivoluzioni e mostrò, soprattutto in Italia, come le insurrezioni popolari fossero del tutto inadeguate ......

 
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La rivoluzione in Francia. II 1848 fu detto l'annn delle rivoluzioni. Intatti in quasi tutta l'Europa le popolazioni si riscossero: quelle soggette chiedevano l'indipendenza, e le indipendenti esigevano che i loro sovrani si decidessero ad abbandonare un assolutismo di vecchia maniera.

In Italia, l'anno comincio con la concessione delle costituzioni voluta dalle popolazioni insorte. Così pure in Francia, il 21 febbraio. avvenne quello che si preparava da tempo.
Luigi Filippo aveva regnato appoggiandosi alla ricca borghesia, e la costituzione francese era in realtà tale da soddisfare solo le classi agiate: soltanto un limitato numero di cittadini, i quali possedevano una certa ricchezza, poteva eleggere i suoi rappresentanti in parlamento. e la maggiorauza del popolo restava esclusa dal governo. Lo scontento era profondo. La sera del 23 gennaio lo scontro casuale di un corteo di operai con una pattuglia di soldati, che fece uso delle armi uccidendo una cinquantina ali dimostranti, provocò la sommossa. I1 giorno dopo i corpi degli uccisi furono mostrati al popolo, che insorse; il re dovette fuggire.

Per alcuni mesi ci furono gravi disordini: il popolo voleva stabilire una dittatura popolare che avrebbe provocato un nuovo periodo di terrore.
Si riuscì ad evitarlo con misure energiche, e, nel novennbre, si costituiva una repubblica sul tipo di quella americana: presidente lu eletto un nipote di Napoleone: il principe Luigi Napoleone Bonaparte.


Sopra: un episodio delle "Cinque giornate di Milano" - stampa dell'epoca.



La rivoluzione in Austria e in Germania. La rivoluzione di Parigi ebbe presto risonanze in Austria e in Gernnania. In Austria v'erano tre principali popoli: i Tedeschi, gli Slavi e gli Ungheresi; gli Slavi, erano poi divisi in vari gruppi come i Cechi, gli Slovacchi, gli Sloveni, i Croati e via di seguito.
I Tedeschi avrebbero voluto un governo unico mentre le altre popolazioni esigevano vari governi adatti a ognuna di esse, pur riconoscendo l'unità dell'impero. D'altra parte, i liberali, numerosi soprattutto a Vienna, chiedevano la costituzione. La situazione era dunque quanto mai tesa e complessa.
Nel marzo scoppio a Vienna una rivoluzione che si placò solo quando l'imperatore, Ferdinando I, si decise a licenziare il Metternich, divenuto odiato simbolo di ogni costrizione e di ogni oppressione. Dopo trent'anni di potere, durante i quali aveva effettivannente diretto tutta l'Europa continentale come espressione di un estremo conservatorismo, quel ministro fu costretto a fuggire di nascosto rifugiandosi in Inghilterra. Dopo di che l'imperatore dovette promettere la costituzione.

  Ma anche i vari stati germanici erano in fermento, per due ragioni. Da un lato bisognava risolvere il problema della Confederazione tedesca, che il Congresso di Vienna aveva messo sotto la presidenza dcll'Austria: molto numerosi erano coloro che avrebbero voluto staccarsi dall'Austria e formare una vera confederazione germanica sotto la direzione della Prussia. Dall'altro lato vi erano dappertutto forti tendenze liberali.
1 principi tedeschi in seguito ad agitazioni, che furono particolarmente gravi a Berlino, dovettero chiamale al governo ministri liberali, e si decise che la Confederazione tedesca si trasformasse in un impero federale, con un unico capo, per avere maggiore unità. Non si riuscì però mettersi d'accordo sulla scelta di questo capo, che alcuni volevano fosse l'imperatore d'Austria, altri il re di Prussia. Si finì col nominare un reggente assistito da un parlamento nazionale formato da rappresentanti di tutti gli stati.


L'insurrezione di Venezia e le "Cinque giornate di Milano. Era fatale che la crisi austriaca provocasse tumulti nel Lombardo-Veneto. A Venezia, la sera del 16 marzo, quando si seppe della rivoluzione scoppiata a Vienna, il popolo insorse, liberò dalle prigioni i prigionieri politici molto popolari, il letterato Niccolò Tommaseo e l'avvocato Daniele Manin, e poi, sotto la guida di quest'ultimo, si impadroniva dell'arsenale, dove era un deposito d' armi, costringeva la guarnigione austriaca a lasciare la città senza sparare un colpo di fucile e proclamava la Repubblica di San Marco. Più violenta fu l'insurrezione milanese. A Milano c'erano già stati attriti con il governo austriaco: in particolare la popolazione, per protestare contro la dominazione dell'Austria, aveva deciso di non fumare più, dato che i sigari e il tabacco erano monopolio del governo; e, quando erano stati mandati in giro poliziotti che fumavano la popolazione li aveva bastonati di santa ragione.

La notizia di quello che era avvenuto a Vienna e a Venezia fece insorgere tutta la città. La mattina del 18 marzo il podestà, Gabrio Casati, seguito da un'enorme folla, si recò dal governatore chiedendo che la polizia austriaca fosse sostituita da una guardia civica, cioè composta di cittadini, e che fosse concessa la libertà di stampa. Il governatore cedette, ma alcuni còlpi di fucile tirati da una sentinella fecero insorgere il popolo. Il palazzo del governatore fu messo a sacco, si formarono barricate, tutti vi accorsero, dopo cinque giorni di lotta, divenuti celebri come le " Cinque giornate di Milano ". Il Maresciallo Radetzky, comandante della guarnigione, fu costretto a lasciare la città. Frattanto tutte le città della Lombardia e del Veneto riuscivano a liberarsi eccetto Verona, Mantova, Peschiera e Legnago, che formavano il cosiddetto " Quadrilatero ", dove si raccoglieva l'esercito austriaco e dove ripiegò il Radetzky.

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