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CONTESTO STORICO.
Il XV secolo fu un'epoca di grandi sconvolgimenti economici, politici, religiosi e sociali, infatti viene assunto come epoca di confine tra basso medioevo e evo moderno dalla
maggior parte degli storiografi, sebbene con alcune differenze di datazione e di prospettiva.
Tra gli eventi di maggior rottura in ambito politico ci furono la questione orientale, segnata dall'espansione dell'Impero Ottomano (il quale, dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453
giunge a minacciare l'Ungheria e il territorio austriaco) e un'altra occidentale, caratterizzata dalla nascita degli Stati moderni, tra cui le monarchie nazionali di Francia,
Inghilterra e Spagna, così come l'impero di Carlo V, che a differenza degli imperi medievali presenta un progetto di accentramento del potere, tipico delle istituzioni politiche
moderne, per quanto la rinascita dell'impero di Carlo V può essere vista anche come un ritorno alla dimensione sovranazionale che caratterizzava il Medioevo.
In ambito economico e sociale, con la scoperta del Nuovo Mondo, avvengono espansioni coloniali che allargano a dismisura l'orizzonte del mondo europeo. Iniziano enormi trasformazioni
in Europa, accompagnate da squilibri e contraddizioni: se da una parte si fa spazio l'economia mercantile su scala mondiale, dall'altra le campagne restano legate a realtà tipiche
dell'economia feudale. Il fulcro del commercio si sposta inoltre dal Mar Mediterraneo verso il Nord Europa e l'Oceano Atlantico.
In ambito religioso avvenne la Riforma protestante, ovvero lo scisma fra Chiesa cattolica e protestante. La Riforma intendeva rinnovare la Chiesa romana, stigmatizzandone
le rilassatezze e le corruzioni come già in precedenza era accaduto in occasioni di vari tentativi di rinnovamento sia all'interno che all'esterno della Chiesa stessa, ma finì per
costituire una realtà indipendente non solo per l'intransigenza delle rispettive posizioni ideologiche, ma anche a causa dei risvolti politici con cui essa si intrecciò.
CONSIDERAZIONI SUL RINASCIMENTO.
Particolarmente dibattuta è la questione se esso sia da considerare come un momento di rottura, o viceversa come una fase di proseguimento rispetto al Medioevo. Naturalmente i
cambiamenti non avvennero di punto in bianco e il retaggio medievale in generale non venne abbandonato. A ogni modo, il primo grande interprete del Rinascimento si è avuto
nell'Ottocento con Jacob Burckhardt, il quale sosteneva la tesi della discontinuità rispetto al Medioevo, sottolineando come l'uomo medievale non avesse secondo lui nessun valore
se non come membro di una collettività o di un ordine, mentre solo nel Rinascimento avrebbe preso avvio in Italia un atteggiamento, segnato dalla

Jacob Burckhardt |
 Konrad Burdach
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nascita delle signorie e dei
princi- pati, più libero e individualistico da parte dell'uomo nei confronti della politica e della vita in generale. Burckhardt definisce i due periodi rispettivamente con tre
aggettivi, per cui il Medioevo sarebbe stato Tra- scendentista, Teocentrico, Univer- salista, e il Rinascimento invece Immanentista, Antropocentrico, Particolarista. Agli inizi del '900 si è avuta tuttavia
una forte reazione alle
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idee di Burckhardt, impersonata soprattutto da Konrad Burdach, che è il massimo sostenitore della continuità tra Medioevo e Rinascimento. Secondo Burdach non vi è nessuna rottura
fra i due periodi, i quali costituiscono dunque un'unica grande epoca. Burdach afferma che non vi fu nessuna svolta, e se proprio si vuole parlare di rinascita bisogna addirittura
risalire all'anno Mille; egli si accorge infatti che i temi della Riforma luterana erano già contenuti nelle eresie medioevali, e che Medioevo e Rinascimento hanno una stessa fonte
in comune: il mondo classico. Burdach dice persino che il Rinascimento è un'invenzione religiosa italiana che dovrebbe essere ampiamente rivalutata; non esiste alcun Medioevo
oscurantista e l'idea di Rinascimento è da retrodatare. Questa tesi venne continuata da alcuni studiosi francesi della scuola degli Annales, mentre in Italia fu divulgata dalle
opere di Étienne Gilson.
PERIODIZZAZIONE.
La data d'inizio del Rinascimento è legata alle diverse discipline: la data convenzionale è il 1492 con la scoperta del Nuovo Mondo che segna l'avvio di una nuova epoca; nei manuali
di storia dell'arte, tuttavia, è più facile trovare il 1302 come l'anno in cui Giotto dà inizio al Rinascimento grazie alla sua tecnica artistica innovativa, ripresa e valorizzata
poi da Masaccio.
È accertato comunque che un notevole rinnovamento culturale e scientifico si sviluppò negli ultimi decenni del XIV secolo e nei primi del XV secolo principalmente a Firenze. Da qui,
tramite gli spostamenti degli artisti, il linguaggio fu esportato nel resto d'Italia (soprattutto a Venezia e Roma), poi, nel corso del XVI secolo, in tutta Europa. Altri importanti
centri rinascimentali in Italia, oltre alle già citate Venezia e Roma, furono Ferrara, Urbino, Siena, Padova, Perugia, Vicenza, Verona, Mantova, Milano e Napoli. Da quest'ultima
città, attorno alla metà del Quattrocento, le forme rinascimentali peculiari, vennero successivamente esportate nella penisola iberica.
 1492: sbarco di Colombo nelle Americhe. |
 Il Sacco di Roma, incisione di Van Heemskerck, 1527 |
Una prima crisi del Rinascimento fiorentino si sarebbe avuta dopo la morte di Lorenzo il Magnifico (1492) e la presa di potere da parte di Girolamo Savonarola, il quale tuttavia, se
da un lato istituì una repubblica teocratica mirante a colpire gli aspetti più paganeggianti e lussuriosi sul Rinascimento, dall'altra innescò un processo di ripensamento e
rinnovamento della tradizi- one religiosa, destinata a durare ben oltre la sua esecuzione al rogo nel 1498.
Bertrand Russell e alcuni studiosi pongono la data della fine del Rinasci- mento al 6 maggio 1527, quando le truppe spagnole e tedesche saccheggia- rono Roma. Per la maggior parte degli
storici dell'arte e della letteratura il passaggio dal Rinascimento al manierismo avviene in Italia negli anni venti del Cinquecento e non oltre la metà del XVI secolo, mentre nella
storia della musica la conclusione si situerebbe più avanti, attorno al 1600.
IL RUOLO DELL'UOMO.
Il singolo individuo sarebbe stato ormai visto come un soggetto unico in tutto il creato, in grado di autodeterminarsi e di coltivare le proprie doti, con le
quali po- trà vincere la
Fortuna (nel senso latino, "sorte") e dominare la natura modifican- dola. Celebre è l'affermazione attinta dal mondo classico homo faber ipsius fortunae («l'uomo è artefice della
propria sorte»), che venne ripresa anche nell'orazione De hominis dignitate di Pico della Mirandola, una sorta di manifesto del pensiero dell'epoca, dove l'uomo è presentato
come "libero e sovrano artefice di se stesso", con la potenza divina relegata ormai sullo sfondo.
La valorizzazione di tutte le potenzialità umane è alla base della dignità dell'individuo, con il rifiuto della separazione tra spirito e corpo: la ricerca del piacere e della
felicità mondana non sarebbe più rivestita di colpevolezza e disonestà, ma anzi elogiata in tutte le sue forme (De voluptate, Lorenzo Valla). Nuovo valore verrebbe dato ora alla
dialettica, allo scambio di opinioni e informazioni, al confronto. Non a caso la maggior parte della letteratura umanistica ha la forma di un dialogo, esplicito (come nel Secretum
di Petrarca) o implicito (come le epistole), dove è al centro la fiducia nella parola e nella collaborazione civile, sebbene la vita associata fosse una caratteristica già dell'epoca
comunale.
Questa nuova concezione si sarebbe diffusa con entusiasmo, ma, basandosi sulle forze dei singoli individui, non sarebbe stata priva di lati duri e angoscianti, sconosciuti nel
rassicurante sistema medievale. Alle certezze del
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Pico della Mirandola
Sotto: l'Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci. Il disegno raffigura le proporzioni ideali del corpo umano, basandosi su un passo del "De architectura di Vitruvio"
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mondo tolemaico, si sostituirono le incertezze dell'ignoto, alla fede nella Provvidenza si avvicendò la più volubile Fortuna e
la responsabilità dell'autodeterminazione comportava l'angoscia del dubbio, dell'errore, del fallimento. Questo rovescio della medaglia, più sofferto e spaventoso, si ripresentò
ogni volta che il fragile equilibro economico, sociale e politico veniva meno, togliendo il sostegno agli ideali.
Con Petrarca e Ficino rifiorisce anche quello spirito neoplatonico che era emerso già nel Duecento con Bonaventura. Non ci sarebbe quindi nessun respingimento di Dio, ma anzi dei
fermenti di forte rinnovamento religioso, contrariamente all'immagine paganeggiante che ne viene data da Burckhardt. La fede cristiana nel Dio che si fa uomo non aveva mai portato,
peraltro, ad uno svilimento delle prerogative umane neppure nel Medioevo. Nel Rinascimento vero e proprio si avrebbe soltanto un desiderio di riscoperta rivolto maggiormente verso
se stessi. L'ascetismo medievale, che pure aveva conosciuto numerose forme di vita collettiva, fu una prerogativa anche del Rinascimento, ad esempio dello spirito rinnovatore di
Savonarola e di Lutero.
LA SOCIETA'.
La consapevolezza di questi temi era comunque patrimonio di una élite ristretta, che godeva di un'educazione pensata per un futuro nelle cariche pubbliche. Gli ideali degli umanisti
però erano condivisi dalla maggiore fetta della società borghese, soprattutto perché si riflettevano nella prassi che si andava definendo. Gli stessi intellettuali provenivano
spesso dalla società artigiana e mercantile, già impregnati degli ideali di etica civile, pragmatismo, individualismo, competitività, legittimazione della ricchezza ed esaltazione
della vita attiva.
Gli artisti erano pure partecipi di questi valori, anche se non avevano un'istruzione che poteva competere con quella dei letterati; nonostante ciò, grazie anche alle opportune
collaborazioni e alle grandi capacità tecniche apprese sul campo, le loro opere suscitavano un vasto interesse a tutti livelli, annullando le differenze elitarie poiché più
facilmente fruibili rispetto alla letteratura, rigorosamente ancora redatta in latino.
Carta d'Europa del 1572 del cartografo Abramo Ortelio.
IL RINASCIMENTO ITALIANO.
La diaspora degli intellettuali provenienti da Costantinopoli, dopo la conquista degli Ottomani, portò in Italia grandi personalità del mondo greco-bizantino, che insegnarono a
Firenze, Ferrara, Napoli e Milano. Si diffuse la conoscenza del greco e degli studi umanistici, grazie anche alle famiglie potenti dei Medici a Firenze, degli Este a Ferrara, degli
Sforza a Milano, dei Gonzaga a Mantova, dei duchi di Montefeltro a Urbino, dei nobili veneziani, della corte papale a Roma e dei d'Aragona a Napoli.
IL RINASCIMENTO IN EUROPA.
Il Rinascimento in Europa si affermò gradualmente con l'influenza dei modi italiani, nel corso dei secoli XV e XVI. Un rinnovo artistico indipendente da quello della Penisola si
ebbe nelle Fiandre all'inizio del XV secolo, il cosiddetto periodo dei Primitivi fiamminghi, ed è talvolta indicato dagli storiografi come un "Rinascimento" a sua volta,
condividendo alcune caratteristiche teoriche col Rinascimento italiano, quali la rinnovata ricerca di realismo nell'arte, senza però tuttavia avere un'altrettanto forte base
teorica e letteraria.
Sul finire del XV secolo la fama degli artisti italiani aveva ormai travalicato i confini della penisola, rendendoli richiesti anche dalle corti europee. Talvolta si trattò di
viaggi isolati, senza conseguenze nelle vicende artistiche locali, altre volte, grazie all'interesse di re, principi e signori, si assistette a una presenza più consistente e
legate nel tempo, capace di originare vere e proprie scuole di derivazione italiana. Il caso più emblematico è forse la corte di Francesco I di Francia, dove artisti come Leonardo
da Vinci, Rosso Fiorentino, Francesco Primaticcio, Benvenuto Cellini e altri vennero accolti e protetti, dando il via alla cosiddetta scuola di Fontainebleau, importante fucina
del tardo Rinascimento.

Sopra: Leonardo da Vinci, pittore, architetto, scienziato; Vinci, Firenze, 15 Aprile 1452; castello di Cloux, od.Clos_lucè presso Amboise, 2 maggio 1519.
Sopra a destra: Michelangelo Buonarroti, Architetto, scultore, pittore, poeta. Arezzo 1475 - Roma 1564; a seguire "La Pietà" di Michelanfelo.
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Erasmo da Rotterdam, fra i più illustri letterati dell'epoca
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Sotto: ritratto dei coniugi Arnolfini (1434), Jan van Eyck, un'opera chiave del Rinascimento fiammingo
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Altre volte furono gli artisti stranieri a recarsi in Italia per apprendere i segreti della prospettiva e del fare arte in generale. Emblematici furono in questo senso i due viaggi
di Albrecht Dürer a Venezia (1494-1495 e 1506-1507), dove il geniale artista tedesco poté constatare anche, con una certa amarezza, l'alto status di cui godevano gli artefici sul
suolo italiano, rispetto alla figura di semplici artigiani, di retaggio medievale, che era all'ordine del giorno, anche in una città ricca e cosmopolita come la sua Norimberga.
Nel corso del XVI secolo, anche per la presenza continua di eserciti stranieri lungo la penisola, l'Europa in generale si appassionò dello stile italiano, diventato ormai un modello
imprescindibile per qualsiasi artista. Si può parlare allora in maniera equivocabile di nuove scuole rinascimentali extra-italiane, quali quella francese, tedesca, spagnola,
inglese, fiamminga e olandese.
L'ARTE NEL RINASCIMENTO.
Anche nel campo delle arti figurative le innovazioni rinascimentali affondavano le radici nel XIV secolo: ad esempio le ricerche intuitive sullo spazio di Giotto, di Ambrogio
Lorenzetti o dei miniatori francesi vennero approfondite e portate a livelli di estremo rigore, che arrivarono a produrre risultati rivoluzionari.

Sopra: La Scuola di Atene, Raffaello Sanzio, 1509-1511 circa, affresco Musei Vaticani. L'affresco, inquadrato da un arco dipinto, rappresenta i più celebri filosofi e matematici
dell'antichità intenti nel dialogare tra loro, all'interno di un immaginario edificio classico, rappresentato in perfetta prospettiva.
Sotto: il tempietto del Bramante a Roma, considerato uno degli esempi più significativi d'architettura rinascimentale
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L'arte del Rinascimento vede lo studio e la riscoperta dei modelli antichi, sia in architettura che in scultura. Vengono riscoperti e riutilizzati elementi architetto- nici dell'arte classica, e lo studio architettonico si concentra prevalentemente sull'organizzazione armonica dei volumi, degli spazi, della luce all'interno dell'edificio. L'architettura diventa armonia, proporzione, simmetria, e riflette la nuova dimensione armonica e sinergica che l'uomo ha trovato nel rapporto con la natura e con Dio, un rapporto ormai non più caratterizzato dal timor dei medievale (che veniva tradotto in architettura nella vertiginosa altezza della chiesa gotica, che faceva sentire il fedele che vi entrava piccolo di fronte all'immensità dell'Onnipotente).
La prima fase dell'arte rinascimentale è incentrata su Firenze, città che diventa uno dei centri mondiali di diffusione
ed elaborazione della nuova cultura
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umanistico-rinascimentale.
Fervida è qui l'attività di grandi artisti e letterati, in tutti i campi artistici, e proprio questo fervore artistico rende la signoria medicea principale polo culturale italiano
in questo periodo. In seguito, a partire dal primo Cinquecento, Roma, capitale della controriforma, diventerà il centro indiscusso dell'arte, che acquisirà un linguaggio maturo
grazie particolarmente a Michelangelo e Raffaello,
che avviano il manierismo con la ricerca di un canone perfetto, che diventi modello da riprodurre (la Pietà Vaticana di
Michelangelo può essere vista, in questo senso, come conclusione di questo percorso artistico). Nell'Italia settentrionale la frammentazione politica e la presenza di numerose
corti, intente a primeggiare le une sulle altre anche in campo artistico, sarà uno sprone per la promozione dell'arte, in Toscana, Lombardia, Emilia e nel Veneto.
IL TEATRO.
Il Rinascimento fu l'Età dell'oro del teatro, sia in Italia che presso le altri corti europee. La riscoperta dei testi classici greci e latini creò una moltiplicazione e diffusione
degli spettacoli teatrali che fece superare, anche se in tempi diversi, prima in Italia che nel resto d'Europa, le classiche sacre rappresentazioni diffuse ormai fin dall'inizio del
Medioevo.
La presenza degli Umanisti presso tutte le corti europee fu determinante, attraverso la rimessa in scena dei capolavori di Plauto, Terenzio, dei tragici greci e di Seneca, per una
nuova visione dell'arte rappresentativa e per la laicizzazione del teatro.
Molti intellettuali riscoprirono i testi classici e li attualizzarono, come nel caso de "La Mandragola (1518)" di Niccolò Machiavelli e de "La Calandria" (1513)
di Bernardo Dovizi da Bibbiena.
Il teatro classico si diffuse in tutta Europa e i testi furono spesso ripresi da vari autori: Nicholas Udall, ad esempio, mise in scena una sua versione del "Miles gloriosus"
di Plauto tradotto in inglese col titolo Ralph Roister Doister nel 1535. La stessa commedia plautina venne rappresentata anche in Francia da Jean Antoine de Baïf, che vi
aggiunse altri testi classici come Eunuchus di Terenzio e l'Antigone di Sofocle. Sempre sull'esempio del teatro greco, nell'Ungheria del sovrano-umanista Mattia Corvino, Péter
Bornemisza mise in scena una sua versione dell'Elettra di Sofocle intitolata semplicemente Tragedia in lingua ungherese (1558).
Il teatro rinascimentale ebbe un forte sviluppo grazie anche all'applicazione delle novità pittoriche ed architettoniche. La prospettiva e la ricostruzione di teatri sull'esempio di
quelli greco-romani, sono alla base della costruzione del celebre Teatro Olimpico di Andrea Palladio.
Molti artisti si specializzarono nelle scenografie come Sebastiano Serlio e Baldassarre Peruzzi, altri, come Giovanni Maria Falconetto e Vincenzo Scamozzi, nel rinnovato uso
degli spazi scenici non più riservati ai luoghi tradizionali.In Spagna, ad esempio, vi fu il Teatro de salon per la corte e i palazzi nobiliari e i Corrales per il pubblico
pagante. In contemporanea anche in Italia nacquero teatri a pagamento soprattutto verso la seconda metà del Cinquecento, che servirono principalmente per lanciare il nuovo genere
della Commedia dell'arte.
A Firenze, alla fine del XVI secolo, si gettarono le basi per una nuova forma di spettacolo: il Melodramma che in Italia ebbe fra i primi autori Claudio Monteverdi. Inizialmente
si trattò di intermezzi tra un atto e l'altro delle commedie, che in seguito presero sempre più spazio sul palco fino a diventare una forma autonoma di rappresentazione, anticamente
chiamata recitar cantando e che si sviluppò fino a creare delle vere e proprie opere autonome.
STORIOGRAFIA E LETTERATURA.
Una delle rotture più significative con la tradizione medievale si produsse nel campo della storiografia. Gli storici, tra i quali furono insigni Flavio Biondo (nel XIV secolo),
Machiavelli e Guicciardini (nel XV secolo), abbandonarono la visione medievale legata a un concetto di tempo segnato dall'avvento di Cristo, per sviluppare un'analisi degli
avvenimenti concepita laicamente, con un atteggiamento critico verso le fonti. La storia divenne una branca della letteratura e non più della teologia e si rifiutò la convenzionale
divisione cristiana che doveva avere inizio con la Creazione, seguita dall'Incarnazione di Gesù e dal Giudizio finale. La visione rinascimentale esaltava invece il mondo
greco-romano, condannando il Medioevo come un'era di barbarie e proclamando la nuova epoca come era di luce e di rinascita del mondo classico.
Il fervido interesse per l'antichità si concretò nella ricerca e nel restauro dei manoscritti dei grandi autori greci e latini: i Dialoghi di Platone, le Storie di Erodoto e
Tucidide, le opere dei drammaturghi e dei poeti greci, riscoperti e pubblicati dopo la caduta di Costantinopoli (1453), che risvegliarono in Europa occidentale un nuovo fervore
filologico.
SCIENZE E TECNOLOGIA.
Sotto: Una pagina della prima Bibbia stampata da Gutenberg con i caratteri mobili.
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Il nuovo approccio verso il mondo vide il declino dell'auctoritas e della conoscenza speculativa che aveva come fine la contem- plazione della verità, legata indissolubilmente a Dio.
A questo concetto si affiancò quello della conoscenza funzionale, che ha validità in quanto utilizzabile in possibili sbocchi pratici: scienza e tecnologia divengono quindi un'unica
disciplina, che cerca la conoscenza della natura per modificarla secondo le proprie esigenze. Non a caso i più grandi esponenti della cultura rinascimentale (Salu- tati, Bruni, Valla,
Decembrio) erano anche uomini impegnati in politica, cioè in un'attività pratica. In questo periodo si assiste anche alla ripresa della magia e dell'alchimia, che sebbene fossero
guardate con sospetto dai primi padri della Chiesa, erano di nuovo state legittimate già nel basso Medioevo dagli scolastici cristiani come Roger Bacon, Alberto Magno, Tommaso
d'Aquino.
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Esse diventano ora scienze positive della trasformazione e del dominio dell'uomo sugli elementi.
Il sapere scientifico (matematica, geometria, fisica) acquista una diffusione mai così capillare, con applicazioni pratiche in molte attività della borghesia.
L'afflusso di intellettuali provenienti da Costantinopoli, dovuto sia alla ricomposizione momentanea dello scisma tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente (1438), sia alla conquista
della città compiuta dai turchi ottomani nel 1453, portò grandi personalità nelle Università di Firenze, Ferrara e Milano, diffondendo la conoscenza del greco, della filosofia,
lo studio del greco tra il XV e il XVI secolo. Gli studi umanistici furono incoraggiati e sostenuti dalle famiglie dei Medici di Firenze, degli Este di Ferrara, degli Sforza di
Milano, dei Gonzaga di Mantova e dei duchi di Montefeltro di Urbino, dei nobili di Venezia e della Roma papale.
Alcuni dei più noti trattati greci di matematica furono tradotti nel XVI secolo, mentre erano date alle stampe le opere di astronomia di Niccolò Copernico, Tycho Brahe e Keplero. Verso la fine del XVI secolo, Galileo applicò i modelli matematici alla fisica. Lo studio della geografia fu trasformato dalle nuove informazioni ricavate dalle grandi esplorazioni geografiche.
In campo tecnologico, l'invenzione della stampa a caratteri mobili nel XV secolo da parte di Gutenberg rivoluzionò la diffusione del sapere e la circolazione delle informazioni.
La nuova invenzione aumentò notevolmente la quantità di libri in circolazione, aiutò a eliminare gli errori di trascrizione e trasformò lo sforzo intellettuale in un'attività di
confronto e di scambio piuttosto che di studi solitari e isolati. Le migliorie nella tecnologia navale aprirono alle flotte europee le rotte oceaniche, l'impiego della polvere da
sparo rivoluzionò le tattiche militari tra il 1450 e il 1550, favorendo lo sviluppo dell'artiglieria che rivelò i suoi effetti devastanti contro le mura di castelli e città,
distruggendo il mito atavico della cavalleria medievale.
MEDICINA.
Il Rinascimento fece inoltre notevoli progressi nel campo della medicina e dell'anatomia, scienze per le quali venne redatta anche, tra il XV e il XVI secolo, la prima traduzione
delle opere di Ippocrate e Galeno, che pur contenendo in sé poco di scientificamente applicabile, incoraggiarono lo studio della sperimentazione medica e dell'anatomia umana. Andrea
Vesalio fu uno dei primi a studiare i cadaveri dissezionati.
FILOSOFIA.
In filosofia si assiste alla rinascita del neoplatonismo, al quale si devono quel rinnovato interesse per il bello e quella fioritura di espressioni artistiche che videro l'Italia
protagonista. L'amore per il bello e per l'armonia del cosmo, significati dal concetto neoplatonico di anima del mondo, originò infatti le innumerevoli opere d'arte di questo tempo.
Risulta esemplare in proposito una frase di Pietro Bembo, che nel Cinquecento scriveva: «Perciò che è verissima openione, a noi dalle più approvate scuole de gli antichi diffinitori
lasciata, nulla altro essere il buono amore che di bellezza disio».
DIRITTO.
Nel campo del diritto perse importanza il metodo dialettico di tradizione medievale, a favore di una più attenta interpretazione storico-filologica del diritto romano. Per i
giuristi rinascimentali l'obiettivo centrale del governo era quello di mantenere la pubblica sicurezza e la pace interna, ridimensionando il valore della libertas, del diritto e
della giustizia in senso teorico.
POLITICA
Grandi stravolgimenti politici interessarono sia le principali città-stato della penisola, che si svilupparono in stati regionali espandendosi a spese dei vicini, senza peraltro
arrivare alla realizzazione dell'unità nazionale, sia la nascita degli stati nazionali europei in Spagna, Francia e Inghilterra. La nuova realtà fece sviluppare la diplomazia, con
l'istituzione, entro il XVI secolo, di ambasciate permanenti.
RELIGIONE
Gli uomini di Chiesa del Rinascimento, soprattutto quelli di rango elevato come papi, cardinali e vescovi, modellarono il proprio comportamento sull'etica della società laica,
distinguendosi ben poco da quelle dei grandi mercanti e dei principi dell'epoca. Il cristianesimo rimase comunque un elemento vitale nella cultura dell'epoca.
MUSICA
Verso la fine del Quattrocento la scuola franco fiamminga musicale, che si sviluppò finanziata nelle scuole delle cattedrali dalla borghesia benestante, prese e rinnovò grandemente
le preesistenti forme della messa, del mottetto e della chanson. Ponendo le consonanze per terze (ancora oggi familiari all'orecchio occidentale) e la forma imitativa del canone
alla base delle loro procedure compositive, i fiamminghi (tra cui ricordiamo il fondatore Guillaume Dufay e il grande Josquin Des Prez) rivoluzionarono la pratica della polifonia
ereditata dall'Ars nova e dall'Ars antiqua. Il lavoro di questi compositori poneva le basi per lo sviluppo di quella che sarebbe stata la teoria dell'armonia.
All'inizio del Cinquecento gli eccessi della scuola fiamminga provocarono una reazione e una nuova tendenza alla semplificazione, come si può vedere nell'opera di Josquin Des Prez,
dei suoi contemporanei fiamminghi e, più tardi, nell'opera di Giovanni Pierluigi da Palestrina, che erano in parte spinti dalle limitazioni imposte alla musica sacra dal Concilio di
Trento che scoraggiava l'eccessiva complessità. Le complessità dei canoni quattrocenteschi furono progressivamente abbandonate dai fiamminghi in favore dell'imitazione a due e tre
voci (fino ad arrivare a sei voci reali) e con l'inserimento di sezioni in omofonia che sottolineavano i punti salienti della composizione. Palestrina, dal canto suo, produsse
composizioni in cui un contrappunto fluido alternava fittamente consonanze e dissonanze con un suggestivo effetto di sospensione.
TRAMONTO DEL RINASCIMENTO.
Con la decadenza politica ed economica in Italia il Rinascimento entrò nella sua fase discendente, poiché si spensero quelle forze creative che gli avevano dato vigore. Le
sventurate
vicende politiche della penisola fecero vacillare la fede nelle capacità dell'individuo, facendo riaffiorare la superstizione e la speranza nel miracoloso, il senso della precarietà,
le assillanti domande sul lecito e l'illecito. Nel frattempo il pensiero politico rifuggiva dalla chiarezza lineare di Machiavelli. Sullo scorcio del XVI secolo prevaleva ormai lo
stato d'animo della Controriforma e il Tasso esprimeva il tormento dell'uomo nuovamente attanagliato dall'angoscia del peccato.
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